La vicenda dei compensi attribuiti a Talamonti durante la presidenza in Picenambiente è al centro di una nuova iniziativa di Giorgio De Vecchis
di Giuseppe Di Marco
La questione dei compensi attribuiti a Catia Talamonti mentre era presidente della Picenambiente è al centro di una nuova iniziativa di Giorgio De Vecchis, che questo pomeriggio ha protocollato un’apposita interrogazione a risposta orale.
Si ricorderà come la questione fosse emersa lo scorso autunno per interessamento di sei consiglieri di maggioranza – tre dei quali, oggi, sono passati all’opposizione – tra cui figurava lo stesso Giorgio De Vecchis. Il tema è il trattamento economico attribuito a Talamonti, attuale dirigente all’area “Risorse”, durante il periodo di presidenza nella società partecipata, ovvero tra il 2013 e il 2019. Cosa c’è da chiarire? Secondo parte della minoranza bisogna capire a chi, fra Comune e dirigente, spetterebbe questa somma.
In tal senso, De Vecchis chiede al sindaco Antonio Spazzafumo «se ha formalmente messo a conoscenza la giunta comunale della necessità, espressa dal segretario generale, di conoscere l’orientamento in merito all’espletamento di un’azione giudiziaria finalizzata al recupero delle somme».
Non finisce qui. «In caso di risposta affermativa alla prima domanda – prosegue il consigliere – quali sono stati i motivi per cui la giunta comunale, a distanza di oltre sei mesi, non ha ritenuto di provvedere a quanto ritenuto necessario e doveroso dal segretario generale? E in caso di risposta negativa alla prima domanda, quali sono i motivi che l’hanno indotta a soprassedere a quanto considerato doveroso e necessario dal segretario generale?» Infine, De Vecchis domanda «se ad oggi il Comune di San Benedetto ha messo in atto una qualsivoglia azione finalizzata al recupero delle somme».
Il documento segue a stretto giro l’interrogazione presentata pochi giorni fa in Parlamento dal deputato Giorgio Fede (M5S), che in tal senso ha domandato ai Ministri dell’Economia e della Pubblica Amministrazione «se abbiano preso iniziative, o quali iniziative di competenza intendano assumere, in merito alla fattispecie rappresentata, e se non ritengano che sussistano i presupposti per un’ispezione ministeriale».
Si ricorderà anche che a novembre la dottoressa Talamonti ebbe modo di illustrare la propria ricostruzione dei fatti, asserendo che le indennità percepite erano state «decise e deliberate dall’assemblea dei soci, compreso il Comune di San Benedetto, e liquidate dalla società, regolarmente sia sotto il profilo autorizzatorio che fiscale». Non solo. «Il relativo vantaggio patrimoniale – scrisse Talamonti – è stato da me conseguito dopo aver chiesto accesso e tutela con successo alle autorità giudiziarie competenti che mi hanno riconosciuto il relativo diritto».
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