«Le scosse sismiche del 2016 hanno causato, in un quadro di devastazione che ha interessato un’area di 8.000 km quadrati, anche un fenomeno particolare ha riguardato le risorse idriche».
Lo afferma Guido Castelli, commissario alla Ricostruzione, che poi scende nei particolari: «È avvenuta una diversificazione del corso delle acque: nel versante orientale dei Monti Sibillini, alle pendici del Vettore tra Pescara e Foce di Montemonaco, si è perso oltre il 50% del flusso delle sorgenti, che si è indirizzato verso la parte occidentale, quella umbra. Di contro, per qualche anno, nella piana di Norcia si è rilevato un temporaneo grande incremento delle portate del fiume sul Nera e la ricomparsa di torrenti scomparsi da tempo scomparsi, come il Torbidone. Le risorse idriche – prosegue – di quei territori sono un patrimonio che deve essere tutelato, per questa ragione nell’ambito dei finanziamenti per la digitalizzazione del Fondo complementare sisma sarà avviato un progetto di mappatura della rete idrica, per monitorare il fenomeno della dispersione delle acque e le cause, al fine di intervenire».
Di questo, e dell’importanza di realizzare una ricostruzione che avvenga in sicurezza attraverso il censimento e il costante monitoraggio di frane dissesti e faglie Castelli ne ha parlato oggi, martedì 18 aprile, al presidente della Commissione Ambiente della Camera Mauro Rotelli in occasione del convegno “Gestione delle risorse idriche e difesa del territorio, la sfida della digitalizzazione” organizzato a Roma dall’Abdac, l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale.
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