foto, testo e video di Luca Capponi
Che la situazione fosse pressoché irrecuperabile era cosa nota. Come la speranza di vederlo tornare agli antichi fasti e di conservarne la memoria anche a livello architettonico. E invece niente. Ormai si attende solo il crollo.
L’Eremo di San Giorgio va incontro al suo destino, portando con sé la sua storia secolare, i vissuti, i ricordi e le testimonianze, la sagoma che si staglia nel bosco, appoggiata a una rupe di travertino, lungo la strada che conduce a Monte di Rosara.
Si trova lì dalla fine del 1300. Un antico monastero che ha visto scorrere il tempo, e che vede una data, tra le tante, imprimersi negativamente nella memoria: era il 1912, infatti, quando a causa di una serie di vicende passò in mano a privati.
Con gli anni, proprio la (multi) proprietà si è trasformata in una mannaia per il monumento, nonostante gli sforzi del Comune per provare a riacquistare il bene e a districare una situazione evidentemente difficile.
Nel 2018 lo stesso Comune ha dovuto prendere atto delle cose e dichiarare l’edificio “collabente” (cioè, in rovina), fatto che determina l’impossibilità di effettuare qualsiasi tipo di sopralluogo atto a fornire indicazioni utili per il consolidamento o la ricostruzione.
Per il resto, le immagini lasciano ben intendere lo stato in cui si trova l’Eremo di San Giorgio. A questo punto crediamo sia opportuno impedire in una qualche maniera che chi si trovi a passare da quelle parti possa entrare dentro, perché il pericolo di crolli è realmente concreto, così come la possibilità che qualcuno possa farsi male.
Fa male vedere questo tesoro in tali condizioni, ma occorre prendere atto della realtà.
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