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Mauro Crocetta, storia di un artista

RIVIVE ogni anno nell’omonimo Premio nazionale di composizione musicale di Ascoli, la città dove visse per quasi un decennio e che lo ha, insieme alla vicina Martinsicuro, idealmente adottato. La poliedricità e la fecondità della sua arte, che solo pochi altri grandi possono vantare, meritano di essere ricordate. Come l’amicizia vera con Giuseppe Marinucci, e la storia d’amore, lunga una vita intera, con Maria Rosaria Sarcina, nata da giovanissimi, nella loro Puglia
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Mauro Crocetta all’opera nel suo laboratorio

 

di Walter Luzi

 

Definire Mauro Crocetta come artista è arduo. Anche Wikipedia stenta ad inquadrarlo, definirlo, contenerlo dentro una unica etichetta. E’ stato poeta, scrittore, drammaturgo, saggista, scultore. Senza mai perdere di vista la vita reale, e l’aspirazione, illuminata dalla fede, ad elevarsi verso l’Assoluto con umanità infinita. Dimostrata non soltanto con l’emozione che ogni sua opera, scritta o scolpita, susciterà per sempre, ma con una filosofia applicata quotidianamente anche nella sua vita lavorativa. Una professione la sua, svolta con rigore in più città, che lo ha portato ad approdare infine dalle nostre parti, solo apparentemente dicotomica. Il questore poeta come qualcuno lo ha definito, non è stato mai un capo degli sbirri con un hobby bizzarro, ma un artista a tutto tondo che non ha mai rinnegato le fondamenta del suo pensiero. Ogni autunno, un premio di composizione musicale organizzato dalla omonima Fondazione ci ricorda la figura di Mauro Crocetta. In sei edizioni è entrato di diritto nel novero delle manifestazioni musicali più qualificate e prestigiose a livello nazionale. Grazie a belle sinergie, fra l’Istituto ascolano “Spontini” e il conservatorio pesarese “Rossini” in primis, ma, soprattutto, grazie a professionalità, e passioni, che accomunano tutti gli artefici della manifestazione. Un evento a cui lavora, per un anno intero, la sua anima, Maria Rosaria Sarcina, presidente della Fondazione Crocetta, compagna di vita, e musa, del poliedrico artista di Trinitapoli.

 

Maria Rosaria Sarcina e Francesco Giorgino in occasione del “Premio Crocetta 2022” quando al giornalista Rai è stato assegnato il Premio Cultura

Entrambi figli del Meridione più profondo, culla delle civiltà classiche nate nel Mediterraneo. La loro è una lunga e bellissima storia.

 

UN AMORE LUNGO UNA VITA

 

A Trinitapoli, nella antica Capitanata di Puglia, oggi in provincia di Barletta-Andria-Trani, Mauro Crocetta nasce nell’estate del 1942. I suoi genitori sono contadini molto religiosi. Quando Mauro perde la madre ha solo sedici anni, e scrive già poesie. Un talento e una sensibilità precoci. Una inclinazione artistica, che si rivelerà polivalente, che non può non risentire dei grandi drammi vissuti nella sua epoca. La questione meridionale, con i contadini come suo padre, che reclamano per fame, ma invano, proprie, le terre della capitanata pugliese che essi stessi, con grandi sacrifici, coltivano.

 

Mauro Crocetta scolaro alle elementari di Trinitapoli

 

I carri armati sovietici che a Budapest, nel 1956, soffocano la rivolta ungherese, lo schierano subito, per sempre, con gli sconfitti, a difesa delle vittime di ogni prepotenza. Di quelli «…fragili come l’onda che si rompe sullo scoglio…». «Io e Mauro siamo stati indissolubili come persone – racconta Maria Rosaria – e lo saremo per sempre come anime, perchè penso che certi amori che si realizzano sulla terra siano decisi in Cielo. Il nostro è stato uno di quelli. L’ho visto per la prima volta lungo una delle strade di Trinitapoli, il nostro paese, nel 1959. Io avevo tredici anni, lui diciassette. Lui in sella ad una bicicletta malmessa da donna. Io a piedi diretta, in senso opposto, al mercato, per la spesa. Lo guardo da lontano, e penso: ma che bello questo ragazzo.

 

Nella prima classe diplomata al nuovo Liceo Scientifico “Cafiero” di Barletta: Mauro Crocetta è il primo in alto a destra

 

Di una bellezza mai vista prima. Anche lui mi fissa subito, mi dirà poi, con l’identico pensiero. Credo che sia stata proprio una attrazione fatale la nostra. Lui mi blocca, dicendomi che vuole conoscermi. A quella età, e in quell’epoca, non posso far altro che tirare diritto, di gran fretta, rispondendogli che io, invece, non ho nessuna intenzione di conoscere lui. Solo qualche passo, e sono già pentita di quel netto rifiuto opposto. Già convintamente desiderosa, al contrario, di volermelo proprio sposare quel bel ragazzo. Cominciò così la nostra storia insieme. Una storia lunga una vita. Fatta, all’inizio, solo di sguardi e di sorrisi. Il quel piccolo paese non potevamo neanche fermarci a parlare troppo a lungo, o, meno che mai, appartarci, per regalarci di più. Solo all’Università, che frequentammo entrambi a Bari, potemmo avere un pò più di libertà. Io iniziai con la facoltà di Lettere, poi passai a Sociologia. Lui frequentava invece Scienze politiche. Siamo cresciuti insieme».

 

LA CULTURA COME RISCATTO SOCIALE

 

Un figlio di contadini che arriva a laurearsi. La cultura intesa non come privilegio per pochi, ma come mezzo di elevazione per tutti. Il modo migliore per vincere le oppressioni, e la sudditanza, la soggezione economica al nord Italia. I contadini che si rendono conto che la cultura è potere, raddoppiano volentieri i loro sacrifici pur di fare studiare i propri figli. Mauro Crocetta già dall’adolescenza, come detto, scrive poesie e lavori teatrali, inaugurati con il “Giuda” nel 1967.

 

La prima rappresentazione del “Giuda” a Trinitapoli

 

Dopo la maturità liceale conseguita al “Cafiero” di Barletta, appena inaugurato, l’anno prima si è laureato in Scienze politiche a Pavia soffrendo non poco la lontananza dalla sua Puglia.”…vieni a portarmi – scriverà nei suoi versi – il profumo della mia terra, a riscaldarmi il cuore del nostro sole…”. Un affetto ricambiato, perchè il suo paese natale sarà prodigo di riconoscimenti. «Al primo concorso pubblico che vinco – promette a Maria Rosaria – noi due ci sposiamo».

 

Maria Rosaria e Mauro sposini freschi durante una serata danzante

 

E il primo che dà lo vince. Entra in Polizia solo per caso, destinato al comando della squadra mobile di Pavia. Il 21 settembre 1968 Mauro sposa Maria Rosaria Sarcina. «Mia moglie – dirà – è il dono più grande che ho avuto dalla vita». Non barattabile con nessun successo. Professionale, e artistico. Lei sarà, per sempre, la sua musa. Dal 1969 al 1973 la sua produzione, poetica e teatrale, è molto intensa. «… Poesia non è solo astrazione pura – ha già dichiarato – idea avulsa dal mondo reale, ma mondo reale che si fa idea, assoluta verità, per processo catartico…».

 

Crocetta all’opera

 

Nel 1972 arriva il trasferimento da Pavia nelle Marche, ad Ascoli Piceno. Nella locale squadra mobile sarà vice questore fino al 1981. Un capo degli sbirri. Ma di straordinaria sensibilità. Predica ai suoi uomini, innanzitutto, rispetto per la persona. Che resta tale anche se delinque. Nel 1971 è nata la primogenita, Patrizia, laureata in legge, oggi impiegata in una azienda della vallata. Nel 1974 a farle compagnia, arriverà Pietro Paolo, oggi imprenditore farmaceutico in Svizzera e pioniere nel settore della canapa.

 

Mauro e Maria Rosaria con i figli e il nipotino Antonio

 

Mentre prosegue nella sua copiosa produzione letteraria. Continuando ad identificare sempre, nelle tristezze, nei dolori e nelle sconfitte dei vinti, l’uomo della Croce.

 

L’AMICIZIA CON GIUSEPPE MARINUCCI

 

Si conoscono all’inizio degli anni Settanta. Per entrambi è un incontro che rappresenta una vera e propria folgorazione artistica, un punto di svolta nelle rispettive vene creative. Marinucci, classe 1925, è già uno scultore di fama internazionale. Nato ceramista, “artigiano”, che padroneggia ogni segreto e tecnica di manipolazione delle materie più diverse, evolve verso una espressività meno urlata, acquisisce saggezza ed equilibrata maturità nelle forme.

 

Mauro Crocetta con Giuseppe Marinucci

 

Crocetta, di diciassette anni più giovane, scopre dal canto suo l’esigenza di trasferire anche nella scultura la sua espressività e le sue inquietudini. Per rendere tangibili le proprie emozioni quando le parole, da sole, non possono bastare. Al di là della chiara osmosi, umana ed artistica, la loro sarà una grande amicizia. Fatta di stima reciproca. Senza gelosie. Senza rivalità. Mauro gli dedicherà una bella monografia nel 1977.

 

La copertina della monografia scritta da Crocetta sull’arte del suo amico Marinucci nel 1977

 

Lui lo omaggerà con la scultura di un busto. Le sculture di Crocetta sono forme plastiche tridimensionali, ma che vogliono andare ad occupare “liricamente” lo spazio. Soprattutto rendere ancor più esplicite le realtà, immaginate e vissute, dell’autore. Sempre in una prospettiva di fede, permeata di cristiano ottimismo e alimentato dalla visione classica, equilibrata, della vita. Figlia della civiltà della Magna Grecia della quale, da buon pugliese, era, fieramente, discendente. «La mia meridionalità la rivendico con orgoglio – dice in una intervista – perchè la cultura è nata nel Meridione d’Italia. La mia terra di Puglia, a cui mi sento visceralmente legato, è la terra della Magna Grecia, dove è nata, con Quinto Ennio, la letteratura latina… Le nostre uniche miniere sono quelle del sapere, e nel nostro Mediterraneo si sono avvicendate tutte le più grandi civiltà del mondo…». Qui aveva trovato i suoi modelli, i suoi punti di riferimento: Garcia Lorca per il teatro, da Michelangelo a Giacometti per la scultura, da Silone a Iovine per la narrativa.

 

Crocetta con il pittore Cantatore alla mostra di Montefiore Aso nell’agosto del 1986

 

«Non ho messaggi da lanciare, ma modelli di vita da proporre. Non mi piace l’astratto, preferisco il concreto, perchè la vita è un sogno, ma prima risponde alla logica della concretezza». Vive il Cristianesimo, come ama dire: «…in forma kierkegaardiana, fatta di timori e tremori, non di appagamenti… Il Dio degli uomini non ama le guerre, non cede alla disperazione e al nichilismo, ma apre alla compassione e alla solidarietà».

 

L’AMAREZZA DI UN SERVITORE DELLO STATO

 

In quegli anni Maria Rosaria, in un clima sociale malevolo e diffidente (solo i terroristi, si vociferava in ambiente universitario, i sovvertitori dell’ordine costituito, si iscrivono a Sociologia) si laurea a Bari. Lavorerà in comuni, province, regioni e ambasciate e sarà, un decennio dopo, nel Cnel, fra i creatori della innovativa figura del mediatore linguistico culturale. Nei versi di Mauro si affacciano intanto constatazioni, ancor più amare per un servitore dello Stato: “… la storia di questo povero Paese è però continuata con funerali di stato, con vittime innocenti, con stragi mai scoperte, con facce senza vergogna immutate… il sangue dei nostri padri che ci hanno regalato la libertà lo abbiamo buttato nella fogna, e gli uomini di quei tempi che reggono la cosa pubblica sono diventati topi di fogna…”.

 

Crocetta mentre lavora ad una delle sue sculture

 

Sempre all’ateneo di Pavia, nel 1976, Crocetta consegue la sua seconda laurea, in Lettere e filosofia. Negli anni Ottanta, quelli della maturità, continua a lavorare alacremente. Dopo poesie e drammaturgie teatrali nascono i racconti della sua narrativa con La toga stracciata e Storia di cafoni, che riecheggiano, inevitabilmente, il suo vissuto. Ma è, ora, ispirata e stimolata, come detto, dai confronti con Marinucci, la raffigurazione plastica, materiale, dei suoi versi poetici, ad assorbirlo. Amerà molto, d’ora in avanti, “…sporcarsi le mani, come i bambini, con la creta e con la cera…”.

 

Oh buon Apollo

 

Il critico d’arte Mario Bucci scriverà: “… con lui la scultura si fa decorazione e illustrazione della poesia, la lirica diventa figura nella scultura. Un connubio, uno sposalizio che grazie a lui è perfetto…”. Con la serie de “I Miti” Crocetta inaugura la serie di opere a doppia lettura. Nel 1986, in occasione di una sua mostra antologica a Montefiore Aso, propone un audiovisivo per presentare i suoi lavori. Una novità multimediale assoluta per le nostre latitudini. Due anni dopo il Comune di San Benedetto gli commissiona il busto per commemorare la figura dell’ex sindaco Bernardo Speca, prematuramente scomparso. Mauro ne esalta, nella riproduzione del volto, le connotazioni umane più e prima dei dettagli anatomici, lo spirito forte preferito ai tratti somatici. Nello stesso anno, il 1988, esordisce alla prestigiosa biennale internazionale d’arte di Ravenna, dove sarà sempre presente, fuori concorso, fino al 2003.

 

Mauro Crocetta prende la parola durante una conferenza

 

VILLA CESARINI, UN LUOGO DELL’ANIMA

 

Con il trasferimento, nel 1981, al Commissariato di San Benedetto Mauro con la sua famiglia cercano casa, e uno studio-laboratorio più funzionale, in zona. Trovano infine, nella vicinissima Martinsicuro, quello che fa per loro. E’ la vecchia Villa Cesarini, nobile famiglia di Colonnella, che sorge sulle rovine romane, del terzo secolo avanti Cristo, della antichissima Castrum Truentinum, a poche decine di metri dalla sponda meridionale del fiume Tronto. E’ in stato di completo abbandono. Il tetto parzialmente distrutto. Stanze ridotte a tuguri. Un gioiello nato alla fine del 1700 che versa in completa rovina. «Solo due pazzi come noi – ricorda Maria Rosaria – potevano imbarcarsi in un’opera di recupero e ristrutturazione tanto impegnativa». Sul retro tanta terra che diventerà un vasto garden.

 

Sogno

 

Davanti la prima chiesa di Martinsicuro, edificata nel 1842, su un terreno concesso dagli stessi Cesarini, dedicata alla Madonna della Consolazione. Durano sette anni, dal 1988 al 1995, i lavori di restauro dei quattro piani dell’imponente fabbricato recuperando, quando è possibile, i materiali originali. Le grandi scalinate in pietra di accesso ai piani superiori arcuati dal calpestio di quasi trecento anni. I soffitti affrescati e ben conservati al piano nobile, il primo, dove hanno alloggiato vescovi e persino il Re di Napoli, Ferdinando II, nel gennaio del 1837, di ritorno da un viaggio a Venezia. Le volte reali nello scantinato, dove sono ancora visibili le mura perimetrali di epoca romana, fanno presto di questa villa un polo culturale di aggregazione molto amato da Mauro e Maria Rosaria.

 

Crocetta al tavolo del suo laboratorio nel 1988

 

Una moderna agorà che diventa accogliente ritrovo per i tanti amici, crocevia di altri artisti, fucina ideale per il talento, straordinariamente creativo, di Crocetta. Che ora, dopo aver dato suono con la parola, dà al suo pensiero, e alle sue emozioni, volume con la forma. Un luogo dell’anima di cui l’artista potrà godere, purtroppo, solo per nove anni, fino al 9 giugno del 2004, quando parte troppo presto, a soli sessantadue anni, verso “l’ultimo approdo”. Alla fine di una vita terrena che non aveva voluto mai “… Nè grigia, nè opaca…”.

 

LA MISSIONE DI MARIA ROSARIA

 

Maria Rosaria Sarcina, vedova Crocetta, depositaria della Memoria storica, artistica ed umana di Mauro, ne ultima i lunghi lavori di restauro nel 2010. Il piano interrato, che ospita il laboratorio con gli utensili del maestro, i calchi in gesso, ancora lì, sul banco, diventa galleria d’arte visitata da numerose comitive di appassionati ed estimatori, oltre che da scolaresche di istituti di ogni ordine e grado. Il sisma del 2016 arriva però a vanificare quasi un trentennio di sacrifici. Un duro colpo per una casa museo che era stata intesa, voluta e vissuta come una casa di anime, un tempio di arte e di sentimenti. Scosse che sgretolano piccoli intonaci, ma non le grandi passioni. Maria Rosaria non si abbatte. Puntella, e progetta la rinascita. Guarda avanti. Fa realizzare un dvd sulla vita e le opere di Mauro Crocetta.

 

Maria Rosaria vicino ad una scultura di Mauro

 

Fa ristampare raccolte delle sue poesie. Con la Fondazione, nata nel 2013 e a lui intitolata, istituisce l’omononimo premio di composizione musicale ispirata dai suoi versi, giunto, quest’anno, alla sua settima edizione. Una classica di livello nazionale ormai quella ascolana, in collaborazione con il locale Istituto musicale “Spontini” e il Conservatorio di “Rossini” di Pesaro. Le tante opere dell’artista, che giacciono sotto i teli protettivi di plastica imbiancati dalla polvere, meriterebbero ben altre location, ma Maria Rosaria Sarcina ha qualche perplessità in merito. «Uno spazio espositivo in un posto diverso da questo – spiega – perderebbe molto del suo senso. Il percorso di fruizione delle opere di Mauro non può essere concepito a compartimenti stagni, ma ritengo che debba essere necessariamente collegato a tutte le sue altre forme di espressione artistica». Dal 1993 un crocifisso, opera donata dal maestro, campeggia sull’altare della attigua antica chiesetta.

 

Il Crocifisso donato da Crocetta alla chiesa Madonna della Consolazione di Martinsicuro

 

Un Cristo senza eguali. Non inchiodato alla croce, ma già proteso, con gambe e braccia, verso il Padre. Nell’estate del 2008 grazie al Comune di San Benedetto, alle famiglie degli artisti, e ai critici Armando Ginesi e Giancarlo Bassotti, Giuseppe Marinucci e Mauro Crocetta sono idealmente riuniti nella mostra-tributo “Dal maestro all’allievo” alla Palazzina Azzurra. Due anni dopo un altra scultura, preziosa per la sua unicità, un calice istoriato, viene donato da Maria Rosaria alla chiesa parrocchiale sambenedettese di Cristo Re. Un regalo che il marito aveva in serbo da tempo per il suo grande amico don Pio Costanzo, il prete esteta, pupillo del Vescovo Chiaretti. Il modo migliore per continuare a far vivere ancora Mauro Crocetta, insieme alla sua Arte.

 

I TESORI DELLA MEMORIA

 

La visita delle grandi stanze dell’antica villa Cesarini è già, da sola, una emozione. Le pareti costellate di bozzetti originali dei disegni di Crocetta incorniciati. Sui mobili appoggiate decine e decine di sculture del maestro, o donategli dai tanti amici artisti.

 

La scultura Maria Rosaria del 1981

 

I premi, le targhe, i riconoscimenti ritirati un pò da tutta Italia. Maria Rosaria custodisce gelosamente la Memoria di Mauro Crocetta. L’immenso artista poliedrico, e l’uomo che ha, altrettanto immensamente, amato. Ci apre come scrigni le ante di vecchi grandi armadi. All’interno i tanti scaffali sono  ricolmi di innumerevoli faldoni e cartelle pieni zeppi di documenti, spesso autografi, bozze e bozzetti, corposi carteggi riguardanti le opere di Mauro. Le poesie in uno. Gli scritti teatrali in un’altro. La raccolta dei saggi in un’altro ancora. E tanto altro materiale ancora da catalogare insieme alla fida collaboratrice Tiziana Bisognin. Armadi che sono autentici forzieri di testimonianze su una vita vissuta intensamente. Dove nessuno dei talenti affidati, intendendo quelli della parabola evangelica, è andato disperso. Tutti quelli concessi in dote a Mauro Crocetta hanno dato frutti. La miniera è infatti ricchissima di cartacei originali sulla sua breve vita, e le sue infinite opere.

 

Maria Rosaria Sarcina seduta alla scrivania dello studio di Mauro Crocetta

 

Album ben ordinati pieni di cartoline e lettere, scambiate nel tempo da Mauro e Maria Rosaria, ma anche dai rispettivi genitori. Pagine e pagine ingiallite dallo scorrere dei decenni, ma vergate, diligentemente, in bella calligrafia. Scritte a mano. Lentamente. Perchè le parole hanno un peso. O almeno lo avevano, una volta. E quelle scritte ne hanno ancora di più. Perchè restano. Aggiungendo loro per questo, e mantenedolo per sempre, ancora maggior valore. Righe di parole semplici, chiare, sincere, attraverso la lettura delle quali si possono rivivere emozioni forti e autentiche. Ritrovare atmosfere perdute. Attingere a sentimenti, e a certezze, in larga parte smarriti ai giorni nostri. Trarre la forza, e il sorriso, per continuare a portare avanti la propria missione.

 

SE VI SIETE PERSI “LE STORIE DI WALTER LUZI”…..

 

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