di Walter Luzi
E’ stata tutta un’altra storia per davvero. Al Ventidio Basso è andato in scena uno spettacolo che ha saputo abbracciare, idealmente, generazioni vecchie e nuove. E fatto riabbracciare, materialmente, nonni e nipoti. Un viaggio fantastico nel tempo e nello spazio, attraverso le arti immortali e la letteratura di ogni epoca, da fare, da tornare a fare, tutti insieme. Tenendosi per mano. Allieve e cantanti di ogni età dell’Istituto ascolano “Spontini”, danzatrici de “La Koreutica” di Acquaviva Picena, hanno riempito il Ventidio Basso.
Location prestigiosa, ribalta mozzafiato, da fare battere forte il cuore ai piccoli e piccolissimi ballerini. E non solo. Gioiello comunale che è sacrosanto apra i suoi storici portoni solo ad eventi, se non di livello, di qualità. Come questo. Perchè questo non è stato il solito saggio di fine anno di bassa lega, ad uso e consumo di maestri esibizionisti e genitori emozionati solo dai propri pargoli.
Questa è stata, appunto, tutta un’altra storia. A cominciare dalla cura professionale denotata da tutti, ma proprio tutti, i tanti costumi di scena. Un dettaglio, ma rivelatore. In linea con l’eccellenza generale. E’ stato un viaggio che è passato dalle pagine dei libri, che profumano di stampa e accendono la fantasia. Sentieri antichi e quasi del tutto oggi abbandonati, ma che mai hanno perso il loro fascino. La loro importanza formativa. Il loro valore. Libri per ragazzi li chiamavano. Ma non perché fossero di serie B. Un libro non è mai di serie B. Sono sempre tesori da scoprire. Ad ogni età. Da riscoprire oggi. Nonni e nipoti. Papà e figli. Mamme e bimbe. Insieme. Come un tempo, quando ti addormentavi ascoltando la lettura di una vecchia fiaba. E continuavi a sognarla nel sonno.
I titoli dei libri e delle musiche, i nomi e i cognomi dei rispettivi autori, si susseguono sul grande schermo alle spalle delle danzatrici. Introducono, illustrano, illuminano, ispirano, in una parola, arricchiscono, le performances. Che magari non saranno, né potrebbero essere, tutte, perfettamente sincronizzate, stilisticamente inappuntabili. Ma qui è lo spirito che conta. Saper cogliere in quelle righe declamate, nelle parole delle canzoni, nelle melodie dei brani, l’essenza più profonda.
La regia di Letizia Neroni è stata un valore aggiunto in questo senso. Le voci dei tenori Massimiliano Civita, Paolo Rossetti e Maurizio Angelini sono risuonate forti. Gli hanno fatto eco quelle, più fresche, del coro “Corolla-Spontini” diretto dal maestro Mario Giorgi. Ma fare i nomi di quanti si sono adoperati per costruire questo grande successo sarebbe lungo. Sono tanti, e un grazie lo meriterebbero tutti. Grazie per aver evocato tanti miti autentici, e personaggi fantastici, che ci hanno fatto sognare, e vedere, comunque, sempre migliore la nostra vita.
Da Pinocchio a Jules Verne, da Victor Hugo a Peter Pan, da Gian Burrasca a Pippi Calzelunghe, dalle Piccole Donne di Alcot ai piccoli eroi di Edmondo De Amicis. Sulle canzoni eterne di Giorgio Gaber e Cocciante, Bennato e Limhal. Grazie per aver portato anche noi sull’isola che non c’è. Grazie per questa magia di due ore che ha riportato indietro nel tempo noi più anziani e indicato un mondo nuovo, vivo e vero, ai più piccoli. Quello che può, deve, fare a meno di moderne e tossiche tecnologie, display e devices, falsi idoli e cattivi maestri, vuote influencer e reality drogati. Che soggiogano e appiattiscono i cervelli. E inaridiscono le anime.
Quello che, invece, alternativo allo squallore generale dominante, questo spettacolo suggerisce, è quello che ci vuole pronti a sorridere, a stupirsi, ad apprendere, a emozionarsi. A scoprire e a capire, a crescere e a maturare. Insieme. E insieme, appunto, hanno raccolto, alla fine, la lunga standing ovation tutti i protagonisti. In mezzo a loro le due anime della manifestazione.
La professoressa Maria Puca e la direttrice artistica Maria Luigia Neroni. Acclamate come star, sulle note di uno dei tanti successi di Fiorella Mannoia, da un pubblico caldo, affettuoso e partecipe dal primo all’ultimo minuto. Che ha imparato a sognare. Che vuole continuare a sognare. Nonostante tutto.
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