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Invasione di pellegrini da tutta Italia per la “Macerata-Loreto”

LE TESTIMONIANZE allo stadio "Helvia Recina" di Macerata prima della partenza. Dal Trentino alla Puglia, da Milano a Firenze tanti i fedeli accorsi alla 45esima edizione. Monsignor Giancarlo Vecerrica: «Il pellegrino è colui che guarda avanti, ha una meta chiara nella vita»
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di Monia Orazi 

 

Sono accorsi da tutta Italia i pellegrini in partenza dallo stadio Helvia Recina per la 45esima edizione del Pellegrinaggio Macerata-Loreto,  a trent’anni esatti dalla memorabile partecipazione di Papa Giovanni Paolo II, evento ricordato con un video dell’epoca per accogliere le migliaia di persone che hanno raggiunto Macerata questa sera.

 

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Monsignor Giancarlo Vecerrica. ideatore del Pellegrinaggio Macerata-Loreto

Chi mangia, chi distende teli per proteggersi dall’umidità della pioggia, chi guarda il maxischermo, chi si mette ordinatamente in fila per la confessione.

 

A due passi dall’ingresso dello stadio c’è monsignor Giancarlo Vecerrica, che nel 1978 insieme ad un gruppo di suoi studenti iniziò la tradizione del pellegrinaggio: «Possiamo diventare tutti pellegrini nella storia. Il pellegrino è colui che guarda avanti, ha una meta chiara nella vita. E’ la meta che determina il cammino, grazie a tutti coloro che affrontano anche la pioggia per venire qui, a tutti coloro che amano il pellegrinaggio».

 

Tra i pellegrini c’è anche una ragazza di 19 anni, “figlia” del pellegrinaggio, i cui genitori venti anni fa, vennero da pellegrini a prendere parte alla Macerata-Loreto perchè non riuscivano ad avere figli. 

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Annalisa Casamassima (da Canosa) con un’amica

 

Da Canosa di Puglia, Annalisa Casamassima è insieme ad un gruppo molto attivo che partecipa al pellegrinaggio da numerosi anni: «Siamo ventisei persone, molti di più degli altri anni, veniamo con un gruppo di Comunione e Liberazione di Canosa, sono una credente. E’ dal 2014 che vengo, il gruppo molto prima, ci spinge il desiderio di condivisione di fede ed il ricercare sempre un’emozione».

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La famiglia Bertini da Ravenna

 

E’ una tradizione che si tramanda da padre in figlio, quella della famiglia Bertini, che da Ravenna è venuta al gran completo, per il debutto nel pellegrinaggio del figlio: «Siamo una famiglia di Ravenna e veniamo per ringraziare per tutto quello che Dio ci ha donato, io vengo da anni, per mio figlio è la prima volta. E’ un incontro spirituale diverso rispetto a quello che si vive nella quotidianità.  Stare insieme a tutta questa gente, che sentiamo ha familiarità con Cristo rende tutto più familiare più facile».

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Pietro Giuliani da Milano

 

Da Milano il giovane Pietro Giuliani è arrivato per la prima volta a Macerata, per prendere parte al pellegrinaggio: «La prima volta al pellegrinaggio, tante domande su perplessità di vita che volevo portare davanti alla Madonna, mi aspetto un cammino faticoso, una compagnia in grado di sostenermi in questo cammino».

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Leonardo Furia da Firenze

 

Da Firenze sono arrivati tre autobus di pellegrini, come spiega Leonardo Furia: «Sono di Firenze, sono venuto tanti anni fa, mi piaceva tornare. Non mi sono allenato per questo pellegrinaggio, mi aspetto di arricchirmi. Sono tornato perchè vedere un popolo in cammino nella notte è un’emozione unica».

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Doris e Paolo dal Trentino

 

Per Doris e Paolo dal Trentino, venire al pellegrinaggio rappresenta una carica per tutto l’anno: «Non è la prima volta, la facciamo da diversi anni, per fortuna è tornato l’evento ci è mancato molto. Siamo un gruppo di amici trentini doc, due anni son lunghi. E’ stato difficile perché Macerata dà la carica per affrontare l’anno. Si sente la mancanza, questi anni che non l’abbiamo fatto è un declino, fare Macerata-Loreto è una carica pazzesca per tutto l’anno».

 

Da Milano è arrivato anche il gruppo di 150 persone, gli amici di Zaccheo è scritto sulle loro maglie, ispirati alla figura del pubblicano che volle salire sul sicomoro, per poter vedere Cristo. Sono sempre gli ultimi a partire e gli ultimi ad arrivare, come spiega uno di loro Vittorio: «Venire al pellegrinaggio è una nostra scelta di vocazione, partiamo per ultimi, perché vogliamo arrivare ultimi, fare più fatica, il pellegrinaggio è come una metafora di vita, ad un certo punto arrivano le difficoltà e tutti insieme si affrontano meglio. La fatica ci aiuta a viverlo meglio. Veniamo qua ogni anno, il pellegrinaggio ci da tantissimo».


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