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Mauro Lucadei, storia di un ritorno: «Lascio la Riviera e apro un chiosco nel cuore del cratere»

ACQUASANTA TERME - Il 45enne sambenedettese e la scelta in controtendenza: dal mare ai monti feriti dal sisma per vivere e aprire una piccola rivendita di giornali e panini. L'inaugurazione nella piccola frazione di San Gregorio, dove il varo è divenuto un vero e proprio evento: «In fuga dallo stress e dal caos. Queste comunità ce la faranno»
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Foto di gruppo al varo del chiosco

 

di Luca Capponi 

 

Una storia che va fuori da una normalità cui purtroppo, nel cratere sismico, siamo sempre più abituati. Anzi, per essere ancora più chiari, va in direzione esattamente opposta. Quante volte, soprattutto negli ultimi anni, ci siamo infatti trovati a constatare il contrario? L’entroterra con vista montagna che si spopola, inesorabilmente, a favore dei grandi centri, soprattutto della costa. Un processo che si è acuito, e non poco, dopo la tragedia del sisma. Lasciando intere zone all’abbandono.

Lucadei col sindaco Stangoni

 

Qui però il percorso di vita, e non solo, è diverso. Da San Benedetto a San Gregorio di Acquasanta. Da zero a mille metri di altitudine. Dal mare alla montagna ferita in poco più di 60 chilometri. Mauro Lucadei, 45enne sambenedettese, ha lasciato la Riviera per trasferirsi qui, tra i Monti della Laga. In un’oasi di pace e bellezza. Dove, da pochi giorni, è riuscito anche ad aprire un chiosco dove vende giornali, riviste ma pure panini e bibite. Si chiama “Da Piggio”, come il soprannome che gli è stato dato quando aveva 7 anni.

 

«Vuol dire “piccolo”», spiega Mauro. Il che sembra anche calzare alla perfezione con il contesto. Una piccolissima frazione di un piccolo comune per un piccolo punto che non è solo vendita, ma da queste parti è soprattutto aggregazione. Ed un segnale importante di vita. Piccolo solo in apparenza, quindi.

 

«A San Gregorio c’è la casa natia di mio padre, dove da bambino trascorrevo le estati e dove si tornava quasi ogni weekend durante gli altri periodi dell’anno -continua-. È un paese piccolo, d’inverno siamo in sette, ma la scelta che ho fatto è dettata proprio dalla volontà di stare lontano dal caos e dallo stress cercando una vita più semplice, naturale, salutare, tranquilla. Al tempo stesso, con l’apertura del chiosco, e grazie anche al supporto del Comune, sto cercando di fare qualcosa per ripopolare questi paesi che dopo il sisma sono andati un po’ “persi”».

 

Mauro ha fatto il ferraiolo per 20 anni, poi è volato in Costa Rica e, al ritorno nel Piceno, ha svolto la professione di cameriere per altri 5 anni. Poi la svolta, due anni fa, col ritorno a San Gregorio. Per questa comunità, il suo ritorno e la conseguente apertura della rivendita ha rappresentato un vero e proprio evento.

 

«Quella di Mauro è una storia controcorrente che fa riflettere -commenta il sindaco di Acquasanta, Sante Stangoni-. La sua attività è volta al ristoro dei cittadini, ma soprattutto ai tanti turisti che in questi ultimi due anni anni stanno frequentando i nostri luoghi, le nostre mulattiere, le nostre bellezze. La montagna sta pian piano tornando ad avere un ruolo importante nella società. Fa piacere che il tanto lavoro profuso porti a risultati inaspettati. Si tratta senza dubbio di un segnale di ripresa per le frazioni e le aree interne del comune».

 

«Questi territori possono e devono ripartire, dopo quanto accaduto prima col sisma e poi col Covid, dobbiamo provarci per tutti: luoghi, gente, comunità», ribadisce Lucadei.

 

E chissà che dopo di lui, qualcun altro non possa seguire l’esempio. E tornare ad abitare posti che, seppure feriti, non hanno perso in briciolo di bellezza.

 

 


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