di Federico Ameli
Dopo un proficuo weekend all’insegna dell’internazionalizzazione e del confronto tra realtà economiche attive in tutto il mondo, si avviano verso la conclusione gli Stati generali del Made in Italy.
La manifestazione, fortemente voluta dal presidente della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini e promossa da Camera di Commercio e Assocamerestero in collaborazione con Unioncamere e Regione Marche, ha visto in questa sua trentaduesima edizione Colli del Tronto al centro di un ideale viaggio in ogni angolo del pianeta, nel segno del fare impresa e dei rapporti commerciali tra l’Italia e il resto del mondo.
Un’idea vincente, la cui lungimiranza è stata confermata dalla partecipazione attiva del mondo delle istituzioni e dei delegati del sistema camerale internazionale, ma soprattutto dei veri protagonisti della manifestazione, ossia le imprese del Piceno e delle Marche.
Ne è una prova la straordinaria riuscita della giornata di oggi, lunedì 19 giugno, che ha visto centinaia di imprenditori marchigiani, in rappresentanza di circa 300 imprese, darsi appuntamento all’auditorium Raffaello di Colli del Tronto per incontrare i delegati delle Camere di Commercio all’estero in più di 1.500 meeting one-to-one personalizzati.
20 minuti a disposizione per ogni sessione di incontro, due o più interlocutori, qualche stretta di mano, un unico obiettivo: conoscere più da vicino le esigenze delle piccole e medie imprese, troppo spesso restie o impossibilitate ad accedere alle opportunità garantite dall’internazionalizzazione, e stimolarle a intraprendere un percorso di apertura ai nuovi mercati. Lo stesso lungo il quale, peraltro, nel 2022 il sistema camerale ha accompagnato più di 51.000 Pmi con un’azione promozionale dal valore di ben 44 milioni di euro.
Incontri e conoscenze andati in scena dalle prime ore della mattina al primo pomeriggio, che oltre a contribuire a una crescita reciproca da entrambe le parti potranno dare ulteriore linfa a un mercato dell’export in costante crescita, come testimoniato dagli straordinari numeri dello scorso anno.
Restano però dei margini di crescita importanti per le eccellenze imprenditoriali marchigiane, da ricavare con intraprendenza e coraggio nel presentarsi al meglio su mercati strategici e aprire, giorno dopo giorno, nuovi interessanti sbocchi commerciali.
Come sottolineato nei giorni scorsi dal presidente di Unioncamere nazionale Andrea Prete, se in termini di volumi e di valore nel 2022 l’export italiano è aumentato sensibilmente, tra il 2016 e il 2019 è diminuito il numero delle imprese esportatrici e, in particolare, si è ridotto del 4,3% il numero delle piccole aziende. Si stima che siano 45.000 circa le aziende manifatturiere che avrebbero tutte le carte in regola per esportare, ma che ancora, per diverse ragioni, non lo fanno. In questo senso, si tratta di una fascia di utenza che, sui mercati, vale un tesoretto di circa 45 miliardi di euro.
Numeri da non sottovalutare, anzi, da incrementare grazie all’azione di promozione e sensibilizzazione delle Camere di Commercio italiane all’estero. Come si intuisce dai sorrisi e dalle conversazioni de, le premesse affinché l’obiettivo possa essere raggiunto nel medio-lungo periodo sembrano esserci tutte.
LE IMPRESE E LA SFIDA CON L’INTERNAZIONALIZZAZIONE: I DATI – Volendo tracciare un identikit delle imprese italiane che si rivolgono alle CCIE, si distinguono due profili: da un lato le imprese di medie e grandi dimensioni, già presenti in maniera stabile sui mercati esteri, costituite direttamente nel Paese di riferimento o come filiale di un’impresa ben strutturata che ha la sua casa madre in Italia.
Dall’altro, invece, ci sono invece le piccole e medie imprese, perlopiù a conduzione familiare, basate in Italia, che non hanno alcuna esperienza con l’estero o che ne hanno un’esperienza limitata. Si tratta di imprese che vogliono intraprendere un primo percorso di internazionalizzazione o che vogliono avviare un meccanismo di penetrazione dei mercati esteri più strutturato, per affermare e consolidare la propria presenza, anche secondo la logica della multilateralità, e talvolta per aprire una propria sede nel Paese estero.
Le Camere di Commercio Italiane all’estero rappresentano per queste imprese un importante nodo di collegamento tra il saper fare impresa tipicamente italiani e il business all’estero, grazie alle importanti connessioni che riescono ad instaurare a livello locale e multilaterale, per mezzo delle comunità d’affari che aggregano sui territori. Questa rete è composta da 20 mila imprese italiane ed estere e costituisce una vera ricchezza per il nostro sistema di promozione, perché può contare su 84 Camere operanti in 61 Paesi, che coprono tutti i continenti attraverso 160 punti di presenza nel mondo.
Le imprese che nel 2022 hanno richiesto i servizi delle CCIE, oltre la metà (59,2% – 30.277 imprese) opera nel settore agroalimentare; a seguire spiccano i settori di turismo e cultura (15,7% – 8.014 imprese), tessile e moda (7,3% – 3.754 imprese), meccanica (6,8% – 3.494 imprese) e arredamento (5% – 2.562 imprese).
Circa il 47% delle richieste di assistenza sono state dirette ai servizi di business matching e networking che hanno consentito – anche a distanza – la realizzazione di partnership tra imprese; al secondo posto tra le richieste vi sono i servizi di business scouting e consulenza specialistica (23,8%), seguiti da quelli di primo orientamento ai mercati esteri (22,2%).
Ad oggi sono oltre 1.500 le PMI – operanti principalmente nei settori delle 4 A (alimentare, arredamento, abbigliamento e automazione meccanica) – che hanno beneficiato di questo servizio, esprimendo la propria soddisfazione per i risultati conseguiti. In molti casi questa attività di mentoring rappresenta il primo passo per sviluppare poi un’azione più strutturata in cui l’impresa richiede alla CCIE di poter entrare in contatto con buyers e con fornitori locali.
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