di Walter Luzi
Carpineto. I ricordi di ieri e l’incuria di oggi. Lo stato di totale abbandono in cui versa (temporaneamente?) il campo sportivo “Santa Maria”, attiguo all’ex Seminario Vescovile sulle pendici del Colle San Marco, ha suscitato numerosi commenti di sdegno. E’ bastata una foto postata sul web, diventata virale, a scatenare il risentimento, soprattutto, degli ex giocatori e allenatori del Gruppo Sportivo Elettrocarbonium. Che sono tanti. E non dimenticheranno mai quelle estati passate a Carpineto, proprio su quel bellissimo campo, durante i ritiri precampionato delle varie formazioni aziendali.
Il professor Riccardo Spurio è uno di loro. Classe 1970. Oggi insegnante di educazione fisica e preparatore atletico, impegnato nello sport e nel sociale anche con i suoi centri estivi per bambini Asterix. «Ho militato ininterrottamente per quindici anni nell’Elettrocarbonium di Giuseppe Mascetti – racconta – dagli Esordienti di Peppino Angelini ai Giovanissimi di Gianni Clerici, agli Allievi di Antonio Zaini, fino alla prima squadra, in Promozione, con Sergio Pulcini. Tutti grandi maestri di vita, prima che di calcio. Educatori prima che allenatori. Il Gruppo Sportivo Elettrocarbonium è stata la più grande scuola di educazione sportiva mai vista in Italia. E i ricordi più belli sono legati proprio ai periodi di ritiro a Carpineto. All’ex Seminario dove alloggiavamo, a quel grande campo dove ci allenavamo, e ad altri due, più piccoli, al piano strada, per le partitelle a ranghi ridotti. Fondi erbosi perfettamente curati con passione e dedizione da Gino, Romano Nepi ed Emilio Babinelli. Mi ha fatto una grande tristezza vederlo ridotto così. E anche un po’ di rabbia, perché in una situazione di generale carenza di impianti sportivi debba venire così mortificato proprio il più bello, il più valido e storico».
Il campo “Santa Maria” di Carpineto nacque infatti su iniziativa di Giuseppe Mascetti, che già pochi anni prima aveva regalato ai suoi ragazzi, e alla città, il “San Marcello”, nella seconda metà degli anni Settanta. La Curia, grazie agi ottimi rapporti con il vescovo Marcello Morgante, gli cede tutta l’area in comodato d’uso. I primi sopralluoghi Mascetti li conduce con i suoi fidati tecnici dell’Elettrocarbonium, Carlo Orsini e Stefano Bartolini. Il pianterreno della palazzina dell’ex seminario vescovile è completamente avvolto dai rovi. I primi piani ancora allo stato grezzo e inutilizzati. La fa rimettere a nuovo da cima a fondo, e la dota di impianto termoidraulico, arredi e cucina.
In un piccolo appezzamento di terreno, forse un tempo coltivato, e un ripido costone roccioso, entrambi adiacenti, solo un visionario appassionato come lui poteva vederci un campo da gioco regolamentare. I lavori durarono quasi tre anni, dal 1976 al 1979, e furono faraonici. Con la pietra del costone roccioso sbancato Pippo Mascetti fece realizzare i muri a secco di contenimento delle terrazzature che scendevano verso il futuro campo di gioco. Preziose vene di acqua intercettate furono canalizzate in grandi vasche di accumulo per l’irrigazione dei manti erbosi. Nuove fognature al servizio della struttura sostituirono le vecchie vasche settiche. Alte siepi e palizzate in legno a protezione dei sentieri che portano agli spogliatoi e alle tribune del pubblico, ne ingentiliscono l’aspetto generale.
Giuseppe Mascetti ci mette il cuore, che è grande come la montagna di soldi che, invece, ci mette l’Elettrocarbonium. Per il Bene Comune. Un termine, e un valore, completamente desueti al giorno d’oggi. L’affaccio sul campo, dall’alto del piazzale dell’ex Seminario toglie il fiato dalla meraviglia per la sua imponenza. Oggi, invece, guardandolo, si resta scioccati per come è ridotto. Un vero peccato quelle erbacce, ormai alte un metro. Quello stato di degrado e abbandono che si coglie anche tutto intorno alla struttura con rovi, ruggine e trascuratezza che mettono tristezza.
«Si tratta di una situazione temporanea – ci dicono fonti vicine alla Curia Vescovile, che è tornata nel frattempo nella piena disponibilità del campo – e, appena possibile, si provvederà al taglio dell’erba e al ripristino dell’agibilità dell’impianto». Fra le righe si intuisce anche un certo stupore per l’interesse e le reazioni risentite che quella foto ha destato sui social. Quasi che quell’incuria possa essere, in qualche modo, giustificata. Normale. Intesa come un problema privato che non deve riguardare la collettività.
«Spero che presto quel campo – continua Riccardo Spurio – dove in tantissimi abbiamo passato i momenti più belli della nostra adolescenza, possa tornare ad essere fruibile da tutti. Ha un fondo invidiabile, e rappresenta un polmone verde per la città. Una ricchezza in più in un contesto naturale di bellezza non usuale. E un potenziale economico e sociale non indifferente, perché potrebbe tornare ad ospitare, come nel suo fulgido passato i ritiri di squadre dilettantistiche e professionistiche o manifestazioni calcistiche di alto livello, nazionali e internazionali, come i tornei “Città di Ascoli” che il dottor Mascetti ha organizzato per nove edizioni, dal 1978 al 1986».
Proprio da una partita della seconda edizione di quel Torneo, nel giugno del 1979, venne inaugurato il campo “Santa Maria” di Carpineto. Calcato, negli anni successivi, con le maglie dei club italiani ed europei più prestigiosi, da tanti futuri campioni, alcuni dei quali approderanno, come Maldini, Costacurta, Peruzzi, Righetti, Battistini, Tovalieri, fra i tanti altri, oltre ai “nostri” Peppe Iachini e Meco Agostini, anche in Nazionale.
Il Capo, come lo chiamavano affettuosamente e rispettosamente tutti i suoi collaboratori, saliva a Carpineto la domenica per fare il punto della situazione. Alla rituale santa Messa i giovanissimi calciatori più vivaci facevano da chierichetti. A tavola, gli stessi ragazzi, a turno, servivano i pasti ai compagni. Perchè tutti dovevano essere al servizio di tutti. In campo e fuori. L’organizzazione era perfetta, il concetto di gruppo, di squadra, sacrale. Il Gruppo Sportivo Elettrocarbonium dispensava ai suoi atleti, dai più piccoli ai “senatori”, scarpini, da gioco e da allenamento, e abbigliamento sportivo con estrema generosità. Ma le regole erano ferree e condivise. Il rispetto massimo per compagni, tecnici e avversari, e i principi più nobili dello sport, irrinunciabile. Altri tempi. Altri modelli educativi.
Dopo la fine di quella epopea legata a Giuseppe Mascetti e al suo Gruppo Sportivo, la struttura di Carpineto, tornata nella disponibilità della Curia, è stata utilizzata in modi diversi, affidandone per un periodo la gestione anche a privati. Sulla titanica impresa di Giuseppe Mascetti, scomparso nel 2011, è caduto troppo presto l’oblio. Nessuno ha mai sentito il dovere di ricordarne, a Carpineto, pubblicamente la figura, la sua straordinaria e disinteressata tenacia, la sua non comune levatura morale, con targa, o con un busto. Ma nessuno dei suoi ragazzi lo ha mai dimenticato. Due generazioni almeno per le quali quel rettangolo di gioco, testimone e simbolo per tutti degli anni migliori, è stato vissuto con orgoglio. Ritenuto prezioso. Sacro. Inviolabile. Come ogni altro luogo dell’anima. Per questo quella incuria profanatrice, vista come uno sfregio ad un patrimonio comune, a una ricchezza collettiva che è soprattutto una grazia di Dio, ha risvegliato nostalgie sempre vive. Suscitato rimpianti. E rabbia. Perchè calpesta il sentimento della gratitudine verso l’uomo che ce lo ha regalato. E verso il Cielo.
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