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Le storie di Walter: Gian Marco Luna, una passione grande come il mare (Video e foto)

DALLA spiaggia incontaminata salentina di Salve ai ghiacci dell’Antartide. Dai banchi del Liceo Scientifico “Orsini” alle tante missioni sulle navi oceanografiche. Il microbiologo marino ascolano è da anni uno degli scienziati più brillanti ed impegnati a livello nazionale e internazionale. Anche il "Times" si è occupato, di recente, delle sue ricerche che tutelano gli ecosistemi marini e aprono alla Blue Tecnology. Una storia da raccontare, una voce da ascoltare. Prima che sia troppo tardi
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Gian Marco Luna ospite televisivo alla “Giornata mondiale degli oceani”

 

di Walter Luzi

 

A quarantasette anni di Gian Marco Luna, si è già detto e scritto tutto. Microbiologo marino di fama nazionale e internazionale, vanta un curriculum vitae lungo un chilometro. Ha diretto, e dirige, Istituti di ricerca del CNR, e partecipato a decine di campagne di ricerca oceanografiche negli angoli più remoti del pianeta. Ha rappresentato il nostro Paese in comitati scientifici e workshop internazionali fino in America, Australia e Corea del Nord. Ha la stoffa del divulgatore scientifico, già dimostrata come ospite televisivo in diversi programmi di approfondimento, e il sorriso dolce, vero, affidabile, rassicurante dell’uomo immagine. Non a caso è stato presto brillante testimonial dell’Università politecnica delle Marche, dove si è laureato ventidue anni fa.

 

Testimonial nella campagna pubblicitaria della sua Università Politecnica di Ancona

 

Testimonial della Università Politecnica di Ancona al fianco del Rettore, l’ascolano Gian Luca Gregori

 

“Conoscere per essere” era il motto della campagna. Cucito su misura per lui. Perchè Gian Marco Luna, è la prova, vivente e provata, che passione e studio possono, da sole, portare a trasformare il proprio sogno in una professione. Una fortuna per pochi. Una fortuna da meritarsi. Con impegno costante, e sacrifici, che la straordinaria passione da cui sei animato mai ti fanno pesare. Passione. E’ tutto lì il segreto di ogni successo. Smisurata quella del self-made man ascolano, che ancor prima di sedersi sui banchi del Liceo Scientifico “Orsini” di Ascoli aveva ben chiaro in mente a che cosa avrebbe legato, indissolubilmente, la propria vita. Al mare. Il più grande ecosistema terrestre. Un destino già scritto il suo, dalle tanti estati passate, fin dalla più tenera età, in quello, trasparente e incontaminato, del Salento più profondo. La terra natìa del suo papà, Luca, che in Ascoli era arrivato per amore di Erminia, ma che di questa città aveva finito per innamorarsi ancor più perdutamente.

 

Con il papà Luca sulla spiaggia del Salento

 

Stringendo in mano quelle conchiglie affiorate dalla sabbia, nuotando fra le onde che si infrangono sulla costa quasi vergine di Salve, il piccolo Gian Marco Luna cominciò, dal canto suo, ad amarlo profondamente, quel mare così grande.

 

IDEE CHIARE

 

Alle scuole elementari in un tema, in bella calligrafia su un quadernetto ormai sgualcito ma che conserva ancora, Gian Marco aveva scritto di voler fare, da grande, l’archeologo marino. Scoprire tesori ancora a bordo di antichi galeoni affondati, cercare nelle profondità carichi preziosi colati a picco in tempi lontani. Crescendo e studiando scoprirà presto invece l’interesse per un tesoro ancora più grande custodito dagli abissi. La vita. Quella visibile. E, soprattutto, quella invisibile a occhio nudo. Quella dei microrganismi più nascosti e, in larga parte, ancora sconosciuti. Da censire, da indagare, per sperare di riuscire ancora a salvare, con le loro, anche le nostre vite. Missione ai limiti dell’impossibile, visto l’impegno infaticabile che i cosiddetti sapiens ci hanno messo, negli ultimi due secoli, a distruggere il pianeta più bello e ospitale della galassia. E che continuano a metterci. Nonostante tutto. Uno scenario desolante quello attuale, che non poteva neppure lontanamente immaginarsi il naturalista olandese Antoni Van Leeuwenhoek, nella seconda metà del 1600, quando armeggiando, da ottico qual’era, con le sue lenti, mise a punto il primo, rudimentale, microscopio della storia. Fu lui, così, a poter osservare per la prima volta i batteri, e a gettare, senza saperlo, le fondamenta della microbiologia. Il pane quotidiano di Gian Marco Luna.

 

SASSOFONO E PALLONE

 

Da ragazzino canta e suona. Partecipa, microfono in mano, a concorsi canori, e si diploma in solfeggio a Conservatorio di Pescara.

 

Giovane cantante al “Festivalino” di Villa Pigna

 

Al suo organo elettronico

Con la squadra di Minibasket

 

Passa con disinvoltura dall’organo elettronico al sassofono. Nello sport inizia con il minibasket, poi passa al pallone. Capita per caso nella scuola di calcio e di vita più grande d’Italia. Il Gruppo Sportivo Elettrocarbonium di Giuseppe Mascetti. Una vera palestra di umanità, perché prima di costruire i calciatori forgia gli uomini. Una scuola che insegna e pretende, innanzitutto, il rispetto. Per le persone e per le regole. Che si alimenta dei principi più nobili dello sport. Una grande famiglia che si ritrova con gioia al campo ”San Marcello”. Che ti fa crescere sano. E ti aiuta a vincere. In campo e, soprattutto, fuori. Nella vita. Inizia con i pulcini dei primi mister Farnesi e Saluti.

 

Giovane calciatore in una formazione dell’Elettrocarbonium

 

Durante una partita a San Marcello con la squadra dell’Elettro

 

Con i compagni di squadra in una premiazione al campo di San Marcello

 

Appende gli scarpini chiodati dopo l’esame di maturità, e la fine del campionato regionale nella squadra Giovanissimi. Due leggende del gruppo sportivo aziendale, Alcide “Ciccillo” Alessandrini e Umberto Fattori, i suoi allenatori che non ha mai dimenticato. I compagni di scuola del Liceo Scientifico “Orsini” di Ascoli, come i coetanei pugliesi di Salve con cui ha passato, fin da bambino, le sue vacanze, sono rimasti amici fraterni per tutta la vita. Ancora oggi ricordano insieme con affetto la mitica prof. di Scienze Matilde Rasile Balena. “Un personaggio forse eccentrico – ricorda Gian Marco – ma che ha saputo lasciare in tutti noi una impronta profonda. A me, in particolare, ha saputo trasmettere la passione per le Scienze. Nonostante provenissi da una famiglia dove tutti avevano alle spalle studi umanistici. Quello del Liceo “Orsini” è stato davvero un bel periodo della mia vita”.

 

Gian Marco Luna consegue la maturità scientifica nel 1994. Tutta la sua classe parte in blocco, subito dopo le vacanze, per Bologna, dove gli atenei si sprecano, e a qualcuna ci si iscriverà, con calma, dopo. Intanto si parte. Ma lui no. Rinuncia a condividere la nuova esperienza e le vecchie baldorie con la collaudata combriccola, per seguire, solitario, la sua vocazione. Sceglie Scienze Biologiche presso l’Università Politecnica di Ancona. Una delle poche in Italia a disporre dell’indirizzo di Marina oceanografica. Quella su misura per lui. Si allontana così per la prima volta, come capita a tanti ragazzi e ragazze, dalla comfort zone famigliare. La prima avventura. Che gli serve anche per iniziare a neutralizzare una timidezza innata. La laurea arriva il 7 marzo 2001 con una tesi sulle implicazioni ecologiche dei batteri e la composizione mineralogica dei sedimenti marini. Voto 110/110. Una gran bella soddisfazione. Ma Gian Marco non può gioire fino in fondo. Proprio no. L’ultimo anno, cruciale per i suoi studi, è stato infatti il più difficile per lui, e per la sua famiglia. Suo padre infatti si è gravemente ammalato. Morirà sedici giorni dopo la sua laurea. Ma il patrimonio di valori di cui era generoso portatore, glielo ha già trasmesso per intero. E quella laurea di Gian Marco è l’ultima, grandissima, gioia per il suo papà. Luca Luna. Insegnante, brillante giornalista e prolifico scrittore, soprattutto, delle bellezze e della ricca storia della sua città di adozione. Ascoli Piceno. Che ha profondamente amato.

 

Con la mamma Erminia e la sorella Eliana

 

A Salve, paese pugliese dove nacque il padre Luca, per commemorarne la figura

 

LA RICERCA, SPERANZA DEL MONDO

 

Dal 2005 al 2010 Gian Marco è assegnista di ricerca presso lo stesso Ateneo dorico. Si occupa di patogeni dei coralli duri, e impatto dei dense water cascading sui sistemi profondi. Ma anche la ricerca, settore pure di vitale importanza in ogni ambito, è vittima del precariato. Si guarda intorno. Cerca, e trova, professionalmente prima che economicamente, di meglio.

 

Con i figli Giorgio ed Eva e la mogie Serena

 

Con i figli piccoli durante una vacanza montana

 

Ha già una figlia, Eva, nata da pochi mesi, a cui, sei anni dopo, arriverà a far compagnia Giorgio. La moglie jesina Serena è dunque impossibilitata a seguirlo, ma Gian Marco non può rinunciare alla sua grande occasione. Sceglie di diventare un pendolare della ricerca. Nel 2010 entra infatti nel C.N.R., il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il più grande ente pubblico di ricerca in Italia. Inizia lavorando all’Ismar, l’Istituto delle scienze marine di Venezia. Per cinque anni parte da Ancona il lunedì mattina e rientra a casa il venerdì sera. Sul lavoro si fa apprezzare per le sue doti. Tutte. Dal 2016 ritorna nel capoluogo dorico, sempre sotto l’egida del C.N.R., per andare a dirigere, dopo la riforma del 2018, l’Irbim, Istituto per le risorse biologiche e le bio-tecnologie marine. Baricentro centro-meridionale che vede a Messina, Mazara del Vallo e Lesina le altre sedi operative. Una promozione per meriti acquisiti sul campo. Fin da ragazzino infatti, circondato dai libri, formato da buone letture e nobili principi, ha respirato in casa sua la forza della passione. Che ispira ogni scelta nella propria vita, e rende sostenibile ogni sacrificio nel proprio lavoro. E’ stato educato a conquistare con l’impegno e la dedizione ogni successo. E a credere nei propri sogni. A casa Luna, da sempre, le parole raccomandazione e spintarella non sono mai state contemplate. Sinonimo di mortificazione del merito e della competenza. Ritenute invece indispensabili dai mediocri, portano gli incapaci, parenti, o amici degli amici che siano, a ricoprire incarichi di grande responsabilità. E i Paesi, come il nostro, da sempre assidui nella scellerata pratica, alla rovina.

 

IL RICERCATORE GIRAMONDO

 

Gian Marco Luna, invece, ce la fa solo con le sue forze e le sue capacità. Passa in navigazione, nei mari di mezzo mondo, anche fino a sette settimane filate a bordo delle navi oceanografiche. Partecipa a oltre una ventina di campagne di ricerca a bordo di navi italiane, francesi, britanniche, olandesi e norvegesi. «Ma a bordo – rivela – i cuochi italiani sono i più bravi del mondo». Partecipa, fra le tante spedizioni scientifiche con attività di ricerca, in Israele, Tunisia, Grecia e Spagna.

 

Ospite in tv a “Newton”

 

Raccoglie campioni anche su fondali a quattrocento metri di profondità. Pubblica articoli e rapporti scientifici su riviste dell’Institute for Scientific Information, è delegato italiano in comitati e convegni di mezzo mondo, nonchè docente ed esaminatore universitario. Non solo. Oltre ad individuare le giuste traiettorie di ricerca, selezionando gli obiettivi a cui destinare sforzi e risorse, deve coordinarne e ottimizzarne i gruppi di lavoro. E’ più volte ospite qualificato di trasmissioni televisive e radiofoniche. Ascoltando gli scienziati, dicono, ci si deprime sempre. Ma il suo immancabile sorriso incoraggia quantomeno la speranza. Buca il video, e sa come non annoiare lo spettatore.

 

Ospite in uno dei tanti programmi televisivi di approfondimento

 

E’ bravo a spiegare infatti con parole semplici anche i concetti più complessi. Gli scienziati ora escono dai loro laboratori e dalle loro ristrette comunità per informare direttamente la collettività, divulgare i loro studi, raccontare le loro esperienze sul campo. E’ la loro terza missione. La dissemination, immancabile, oggi, in ogni progetto di ricerca. Le cose, per usare un eufemismo, non vanno proprio benissimo. L’impatto dell’uomo, anche sui mari, è sempre più pesante e distruttivo. Il CO2 che continuiamo imperterriti ad immettere in atmosfera viene assorbito anche dagli oceani che aumentano così la loro temperatura.

«Manca la consapevolezza dei problemi che il mare ha – spiega Gian Marco – e di cui magari, ci accorgevamo, fino ad oggi, solo in estate con la balneazione. Ma i problemi veri sono molto più grossi. A cominciare dall’acidificazione degli oceani. Specie di pesci che mutano o scompaiono, altre che, invece, aliene, compaiono in mari lontanissimi dai loro caldi habitat abituali. Anche il nostro Adriatico, a breve, risentirà di questo fenomeno».

 

In laboratorio

 

L’IRBIM SUL “TIMES”

 

«Di recente – continua Gian Marco Luna – anche il Times ha citato in un articolo il risultato della nostra ricerca sulla presenza nel Mediterraneo del temibile pesce scorpione. Dal Mar Rosso è risalito infatti fino alle coste calabresi, ma tutto lascia pensare che continuerà a risalire ancora, fin verso il nostro Adriatico sempre più caldo. Una delle specie aliene che potremmo combattere nel modo migliore solo a tavola. Mangiandocela. Alcune di queste specie migrate potrebbero infatti diventare una risorsa per le economie locali. Anche Report ci ha citato come esempio virtuoso nella lotta al granchio blu. Una specie che sta già combinando disastri anche alle vongolare del delta del Pò. Sulla base dei dati possiamo approntare piani di gestione per neutralizzare le specie più invasive e difendere le biodiversità».

La plastica, di cui si fa da anni, giustamente, un gran parlare, forse alla fine è il problema che si puo’ combattere meglio. «L’approccio verso una pesca sostenibile è possibile – sostiene sempre Gian Marco Luna – noi tendiamo sempre a non demonizzare tecniche di pesca superate e impattanti sull’ambiente. Grazie alle nostre ricerche possiamo fornire soluzioni e strategie alternative. Come l’acquacoltura sostenibile ad esempio, che andrebbe sviluppata, e la creazione di altre aree marine protette. La nostra regione ha il triste primato di non averne nemmeno una. Le tante bandiere blu dicono poco, perché hanno parametri che spesso prescindono dalla qualità del mare. La scienza è neutra, spetta ad altri soggetti istituzionali fare bene la loro parte, perché sostenibilità economica e ambientale possono coesistere».

In un cucchiaino di acqua di mare, dalla superficie fin negli abissi, ci sono miliardi di microrganismi. Si misurano in micron, un milionesimo di metro. I moderni microscopi consentono di sequenziarne più facilmente e rapidamente i genomi. Ne sono stati censiti poche migliaia, ma potrebbero essere milioni. Si spera di riuscire a farlo prima che si estinguano, perché alla sopravvivenza, loro e dei loro habitat, è legata anche la nostra. In proposito hanno destato molto interesse nella comunità scientifica internazionale le sue ricerche sul ruolo virtuoso dei virus. Sarebbero proprio loro, infettando il plancton, a contribuire alla rigenerazione di enormi quantitativi di carbonio disciolto negli oceani profondi. Uno studio che potrebbe aiutare a comprendere meglio il ciclo globale del carbonio anche in superficie. I suoi colleghi del C.N.R. hanno scoperto i laghi anossici ipersalini profondi nel mare Ionio. Le molecole isolate sono state poi utilizzate nei più svariati campi, dal sanitario all’alimentare, dal farmaceutico al chimico, fino al nutraceutico. E’ la Blue Biotecnology. La biotecnologia marina che trasforma le risorse del mare, come microrganismi, batteri, alghe, invertebrati, in beni e servizi in ogni campo.

 

L’ULTIMA FRONTIERA

 

Ultimamente ha avuto l’opportunità, che lui considera un privilegio, di operare, nel giro di sette mesi, sia in Artide che in Antartide. Dalle Isole Svalbard, vicino al Circolo Polare Artico, alla base intitolata a Mario Zucchelli sul Mare di Ross.

 

Con una collega ricercatrice fra i ghiacci polari

 

POLO NORD E POLO SUD, LE ULTIME FRONTIERE

 

«Ai poli percepisci più che altrove la maestosità della bellezza selvaggia, ma anche l’estrema fragilità del nostro pianeta – commenta Gian Marco – anche lì tocchi con mano gli effetti devastanti del cambiamento climatico. La chiamano amplificazione artica. I danni prodotti dall’aumento della temperatura della Terra qui sono esponenziali. Le proiezioni danno l’Artico completamente disciolto, meglio sarebbe dire fuso, entro il 2050. Non manca poi molto. Questa realtà apre scenari socio-economici, ma anche politici, inquietanti. I mari cresceranno di livello. Mediamente di un metro entro la fine di questo secolo. Le città che sorgono al suo attuale livello avranno seri problemi a contenerne le acque. Se anche i ghiacci della Groenlandia dovessero seguire la stessa sorte, molte città costiere del mondo rischiano di scomparire. Sulle emissioni di CO2 in atmosfera bisogna muoversi subito. Il tempo che ci rimane non è infinito».

 

Sulla nave oceanografica norvegese “Jan Mayen” per studiare i batteri dei mari profondi al largo delle Isole Svalbard

 

 

SE VI SIETE PERSI “LE STORIE DI WALTER LUZI”…..

 

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