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Organetti, tamburelli e saltarello: si rianima la tradizione alla vigilia della Festa di Sant’Emidio

ASCOLI - L'appuntamento con la rievocazione popolare è per sabato 4 agosto alle ore 18,30 in Piazza Arringo
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Per il secondo anno consecutivo torna la musica popolare “nostrana” alle tradizionali feste di Sant’Emidio, patrono di Ascoli.

 

Organetti e tamburelli con ballerini di saltarello torneranno ad animare le vie del centro storico ascolano la sera del 4 agosto, alle ore 18,30 in Piazza Arringo, come era nella tradizione,  musica e  danza popolare sancivano momenti di festa e di unione, accompagnavano gli eventi più importanti della comunità, le feste di paese ed i festeggiamenti più solenni dedicati al culto religioso.

 

Rappresentavano un’occasione di aggregazione e condivisione dal forte valore simbolico e identitario e rendevano la festa unica e caratteristica.

 

Si tratta dunque tradizioni antichissime che affondano le radici in un passato assai remoto, come testimonia l’indagine, voluta nel 1841 dallo Stato Pontificio, sugli usi popolari: “Nella ricorrenza della festività di S. Emidio Protettore di questa Città vengono contadini suonando diversi strumenti, e ballando e cantando per le piazze e le strade”.

Ed ancora un breve stralcio da “Vita Popolare Marchigiana” di Alighiero Castelli del 1896: “LE FESTE DI SANT’EMIDIO – Poche feste religiose, crediamo, sono storicamente interessanti come quelle che si celebrano il 5 Agosto di ogni anno in Ascoli in onore del suo patrono S. Emidio. E la nota rumorosa, lieta, veniva loro dal popolo e specialmente dai campagnuoli, i quali diedero alla festa un carattere quasi villereccio. Venivano la sera della vigilia, a piedi o sui carri tirati da somarelli: le spose erano vestite di gala, col petto carico di coralli, coi larghi cerchioni d’oro pendenti dagli orecchi, e le ragazze con il giubbetto corto e i fazzoletti a colori smaglianti sul capo. In mezzo a questo frastuono i contadini incominciavano le “serenate”, perché essi in quella sera tenevano molto a questa usanza che è così comune nelle nostre campagne”.


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