di Giuseppe Di Marco
La divisione del gruppo misto in due entità può darsi per certa? Assolutamente no. Nonostante il clima di assenso generale manifestato nella commissione “Affari Generali” del 27 luglio, la questione è quanto mai aperta: a non essere d’accordo, infatti, è almeno l’altra metà dello stesso misto.
La proposta è stata avanzata da Luciana Barlocci e Giorgio De Vecchis, ed è sostenuta anche da buona parte della minoranza. A fare un’apertura, in tal senso, è stata anche una parte del Centro Civico Popolare, rappresentata da Eldo Fanini e Fabrizio Capriotti. L’idea è di formare un gruppo misto di maggioranza e uno di minoranza, perché mantenendo elementi tanto diversi in un unico raggruppamento, potrebbero sorgere problemi di comunicazione su quanto avviene in conferenza dei capigruppo. Ma i numeri per approvare questa riforma del regolamento, però, potrebbero mancare.
«Si sta facendo un discorso inutile – afferma Simone De Vecchis – Il regolamento ha sicuramente tante pecche, che hanno generato dubbi interpretativi, ma per quanto riguarda il misto, le disposizioni dicono che per il capogruppo debba esserci una rotazione ogni sei mesi: questo consente a tutti i componenti del gruppo di partecipare alla vita del Consiglio. Per sua stessa definizione, il gruppo misto è un contenitore di differenti anime politiche, quindi a che pro questa divisione? Per fare massa critica? Per avere due capigruppo? Tutti sanno chi è in maggioranza e chi in minoranza. Indipendentemente da chi sarà a capo del gruppo, riferirà agli altri cosa viene detto in conferenza».
A non essere d’accordo sulla divisione è anche Umberto Pasquali: il socialista, in passato, ha già lasciato intendere che, se la configurazione dell’emiciclo fosse cambiata in questo senso, avrebbe valutato la possibilità di riformare un proprio gruppo di maggioranza. La stessa decisione, peraltro, potrebbe essere presa da Simone De Vecchis.
Gli scenari più probabili, a questo punto, sono due: la riforma passerà in Consiglio, ma nel misto rimarranno solo Luciana Barlocci e Giorgio De Vecchis. In alternativa, la decisione non verrà avallata in emiciclo, e l’iniziativa non avrà sbocchi concreti.
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