di Luca Capponi
Sant’Emidio con golfino ed ombrello. Chi l’avrebbe mai detto, ripensando al caldo opprimente di qualche giorno fa. E invece va così. Anche se grazie alle previsioni, tutti pronti all’evenienza. Nessuna sorpresa, dunque, in una data che solitamente si fa ricordare per la calura. Il 5 agosto, festa del Santo Patrono. La giornata simbolo dell’ascolanità. Stavolta fresca e bagnata, in parte, come gli esperti meteo avevano preannunciato.
Una serie di spari in aria, alle 9 in punto, simboleggia l’inizio di una ricorrenza che come ogni anno mescola tradizione e cerimonie religiose (leggi qui). È il prodromo ad una mattinata di bel tempo e col pienone, che aveva preso il via prestissimo, intorno alle 6, con la benedizione del basilico (la pianta che storia vuole sia legata indissolubilmente alla figura di Sant’Emidio) sul sagrato del Duomo, in Piazza Arringo.
Poi l’immancabile Banda di Venagrande, altro punto fermo della ricorrenza, mentre intorno alle 10,30 la consegna degli omaggi da parte del Comune a tutti i cittadini che portano il nome di Emidio o Emidia. Un manipolo di persone che tiene vive le origini, in barba ad una contemporaneità che spesso cerca spesso l’esotico pure nel nome da dare ai propri figli. Con esiti spesso tragicomici.
Il consueto viavai in centro storico, però, subisce una battuta d’arresto intorno all’ora di pranzo, col primo scroscio di pioggia e un cielo plumbeo che non promette niente di buono. Andrà avanti in maniera incerta fino al tardo pomeriggio, quando l’aria si rasserena e l’azzurro finalmente non lascia più spazio a dubbi.
Da lì, un lento crescendo fino all’ora di cena e oltre grazie a una propizia triade: Offerta dei Ceri della Quintana (leggi qui), tombola di Sant’Emidio (entrambe in una gremita Piazza Arringo) e spettacolo pirotecnico finale che, all’una in punto, ha condotto lo sguardo di migliaia di persone verso il lato sud della città, con il Lungo Castellano come tribuna più gettonata sul proscenio di via Adriatico. In mezzo, il concerto della Marche Big Band, unica parentesi in Piazza del Popolo, e i trascinanti balli de “I Piceni Pizzicati” davanti al Palazzo Arengo. A livello di presenze, non il boom a cui siamo abituati, ma difficile fare di più visto come si era messa.
Una postilla sullo show dei fuochi artificiali, emblema della parte più “leggera” della festa patronale, ma non meno impegnativa a livello organizzativo. Mezz’ora di suggestivi colori con la luna a fare da sfondo, un susseguirsi di giochi ed emozioni che da sempre lega generazioni di ascolani e che puntualmente colpisce per la spettacolarità. Un rito collettivo che diverte, appassiona, unisce. Che suggella amicizie ed amori. Ma soprattutto spensieratezza. Oggi come ieri.
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