di Walter Luzi
Francesco Ceci, tandem mondiale. Il quartetto misto di tandem paralimpico composto dal campione ascolano in coppia con il comasco ipovedente Stefano Meroni, e da Chiara Colombo ed Elena Bissolati, si arrende in finale solo ai giganti inglesi padroni di casa. Poco più di un secondo di distacco alla fine, dopo un primo giro concluso in testa che aveva fatto sognare i tanti sostenitori, ascolani e italiani, a tifare per loro davanti alle tv. Ma il favore schiacciante dei pronostici alla fine è stato rispettato.
E’ medaglia d’argento mondiale dunque. Ma è un argento che vale oro. E non è una frase di circostanza, di comodo, a buon uso degli sconfitti. E’ la pura verità. Con solo otto mesi di allenamenti separati, e troppo pochi giorni passati a pedalare insieme, ad inanellare giri su giri in pista, il podio di Stefano e Francesco sa di miracolo. L’affiatamento è, infatti, fondamentale per il tandem. Armonizzare la pedalata, gli spostamenti del peso, i movimenti. Pedalare e pensare in sintonia. Un feeling che deve essere tecnico, fisico, ma anche, soprattutto, umano. La coppia azzurra, in prospettiva, può solo crescere.
E la performance sfoderata nell’impianto scozzese intitolato a Sir Chris Hoy, il mito della velocità britannica con i suoi sei ori olimpici, incoraggia. E carica. «Questo secondo posto – commenta a caldo Francesco Ceci ai microfoni di Rai Sport, che ha trasmesso la gara in diretta da Glasgow – è per noi motivo di grande soddisfazione e ci carica in vista del prossimo appuntamento di Rio de Janeiro, decisivo per la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi 2024».
Inevitabile, in un momento di grande gioia ritrovata dopo l’amarezza per la clamorosa esclusione dal giro azzurro e dal gruppo sportivo militare Fiamme Azzurre del 2021, il pensiero per la sua famiglia. Che non ha mai smesso di sostenerlo. «La dedica di questo podio è per i miei genitori che mi sono stati sempre vicini – dice Francesco – ma soprattutto per Davide, mio fratello, che mi ha seguito giorno per giorno durante gli allenamenti e le lunghe trasferte al nord per i ritrovi collegiali e le gare». Ma ricorda e ringrazia anche la Federazione, che gli ha offerto questa nuova chance olimpica, con i tecnici, i meccanici e i massaggiatori. «Uno staff – sottolinea – che nulla ha da invidiare alle rappresentative dei normodotati».
Francesco Ceci torna così ad accarezzare, per la terza volta, il sogno olimpico. Scongiuri d’obbligo, visti i precedenti segnati da poca fortuna. Ma alla grande festa del ciclismo mondiale su pista di Glasgow, con un velodromo affollato in ogni giorno di gare, questa medaglia d’argento mondiale premiano, intanto, la sua smisurata passione per lo sport del pedale, patrimonio di famiglia, e la sua straordinaria tenacia.
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