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Termine “Montepulciano”, Luciano Agostini: «La Regione tuteli il nostro comparto vitivinicolo»

NELLA QUERELLE si inserisce anche il presidente del Gal Piceno: «Trovo stupefacente che adesso che ci stiamo avvicinando al tempo limite per adottare una norma chiara in materia, ci sia chi ancora vuole rinviare o, peggio, impedire ogni azione»
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Luciano Agostini

 

di Giuseppe Di Marco

 

Prosegue la querelle sull’etichettatura dei vini piceni. Ad inserirsi nella discussione sull’uso della denominazione “Montepulciano”dopo quanto detto dal presidente del Consorzio Tutela Vini Piceni Giorgio Savini, è lo stesso Luciano Agostini:«Ho seguito con stupore la polemica che si è scatenata tra i produttori di vino marchigiani, e in particolare del Piceno, e il consorzio a tutela del Montepulciano d’Abruzzo».

 

Agostini rammenta quanto fatto per sostenere questo particolare nodo: «Nel 2016 si mi sono a lungo battuto in Parlamento per modificare le norme di cui tanto si parla. Vorrei così ricordare come allora la discussione sul Doc si concluse con l’approvazione del comma 6 all’articolo 44 della legge 238/2016 (il cosiddetto “Testo Unico del Vino”), con la quale si impegnava il governo ad adottare un provvedimento per chiarire definitivamente la questione. Parliamo, è bene ricordarlo, di vini Doc che contengono uve utilizzate per fare a loro volta vini Doc: l’esempio è il nostro Rosso Piceno, realizzato con Sangiovese e Montepulciano d’Abruzzo, anche se sull’etichetta non si può scrivere».

 

Per l’ex parlamentare, se il marchio Doc è un fattore di competitività, questo dovrebbe valere per tutti. In secondo luogo, afferma Agostini, in virtù delle sempre più rigorose direttive europee in materia di etichette trasparenti, non si può non riportare la composizione del contenuto delle bottiglie.

 

«Trovo assolutamente stupefacente che, dal 2016, non si sia mai intervenuti – continua Agostini – Trovo addirittura più stupefacente che adesso che ci stiamo avvicinando al tempo limite per adottare una norma chiara in materia, ci sia chi ancora vuole rinviare o, peggio, impedire ogni azione».

 

Giorgio Savini, presidente del Consorzio Tutela Vini Piceni

E ancora: «La Conferenza Stato Regioni ha il potere di esprimere un parere sul punto, ma non ci si può appellare a questo per bloccare o ritardare il tutto. Le Marche e il loro governo regionale dovrebbero intervenire a tutela di un settore strategico come quello agroalimentare, anche in virtù della filiera politica che lega il presidente Francesco Acquaroli al suo omologo abruzzese Marco Marsilio, fino al governo nazionale: il segno politico è lo stesso e bisognerebbe evitare guerre tra territori vicini, oltre ovviamente a tutelare il comparto vitivinicolo, che, in termini di export e produzione lorda vendibile è molto importante».

 

Per Agostini, infine, alcuni eventi svoltisi in Riviera avrebbero potuto offrire un più valido sostegno all’identità enologica del territorio ospitante: «In tutta onestà, mi sarei aspettato di sentire qualche parola su questo tema durante la convention di Coldiretti a San Benedetto di quest’estate. Parliamo di un’associazione di categoria molto importante e con tanti interlocutori che avrebbe potuto aiutare il Piceno».


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