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Seconda casa di comunità, Nicoletta Natalini: «Si valuterà il da farsi sulla base dei bisogni reali»

SAN BENEDETTO - Per il momento non si dovrebbero avanzare controdeduzioni al Piano Sociosanitario regionale, anche se la legge Balduzzi prevede una casa di comunità ogni 40.000 abitanti. Il Comune: «La struttura di Ragnola è un grande successo per la città»
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Massimo Narcisi, Giovanni Ferrari, Paola D’Eugenio, Nicoletta Natalini, Antonio Spazzafumo, Bruno Gabrielli e Giorgio Giantomassi

 

di Giuseppe Di Marco

 

Case di comunità, quante ne occorrono nell’ambito territoriale che include San Benedetto? La questione ha già assorbito buona parte del dibattito sulla riforma della sanità Picena. Nell’ufficializzare l’accordo fra Ast e Comune, la direttrice Nicoletta Natalini ha fornito elementi per chiarire il quadro.

 

A presentare la stipula sono stati, oltre al direttore Ast, la direttrice amministrativa Paola D’Eugenio, il sindaco Antonio Spazzafumo, l’assessore all’urbanistica Bruno Gabrielli, i tecnici Ast Massimo NarcisiGiovanni Ferrari, il dirigente all’urbanistica Giorgio Giantomassi, l’assessore al sociale Andrea Sanguigni, nonché i consiglieri Umberto PasqualiSabrina MerliBarbara De Ascaniis.

 

«Per quel che riguarda il numero di case di comunità – ha delucidato la dottoressa Natalini – dobbiamo guardare ai bisogni dei cittadini in termini di ricoveri e assistenza territoriale, per poi capire se e come questi vengono soddisfatti. Lo standard normativo è un punto di riferimento, ma non è tassativo: a livello locale bisogna preoccuparsi dell’obiettivo, perché la struttura è un mezzo. Qui abbiamo già il 10% di pazienti over 65 serviti dall’assistenza domiciliare: siamo già “target”».

 

Insomma, per il momento si penserà a realizzare la prima casa di comunità e poi, in base ai dati sanitari, si valuterà se chiederne un’altra oppure no. Il dibattito è comunque destinato a prolungarsi, visto che, secondo il decreto “Balduzzi”, una casa di comunità può servire un distretto fino a 40.000 abitanti.

 

In questo momento, l’attenzione è tutta per la nuova struttura di Ragnola, che dovrà essere approntata entro il 31 marzo 2026. Questa ospiterà casa e ospedale di comunità, una struttura intermedia che, come spiegato dalla stessa Natalini, sarà dotata di posti letto per pazienti che non sono in grado di rientrare in domicilio ma che non hanno una necessità medica importante. Quindi, non per le acuzie.

 

L’opera interesserà una superficie di 2.700 metri quadri e l’edificio, risolto su tre piani, sarà concepito su criteri di massimo risparmio energetico. Il piano terra verrà adibito ad area parcheggio e locali tecnici, il primo piano ospiterà poliambulatori, Cup e area relax, il secondo spazi ambulatoriali e il terzo sarà tutto per l’ospedale di comunità, provvisto di 15 posti letto, area ristoro e camera ardente.

 

«Questa è un’iniziativa importantissima per la città – ha detto Spazzafumo – Nel momento in cui ci sono ottime collaborazioni, come nel caso della dottoressa Natalini, si fa in modo che i percorsi procedano speditamente». L’accordo infatti prevede la cessione del diritto di superficie relativo al terreno di Via Sgattoni all’Ast, e poi la proprietà. In cambio, tramite permuta, il Comune otterrà l’area in cui oggi risiede il distretto di Via Romagna. «Sin dal febbraio 2022 abbiamo iniziato un percorso concreto e fattivo – ha concluso Gabrielli – Siamo riusciti, sedendoci a tavolino, ad azzerare la differenza iniziale fra le stime dei due beni, pari a 357.000 euro. La struttura di Via Romagna è strategica, è una dote che lasceremo a questa città e all’Amministrazione che verrà dopo di noi».

 

 


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