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Ascoli, una città per il cinema

E’ STATA scelta più volte come location per la realizzazione di film, rispondendo sempre alla grande con i suoi monumenti, le sue piazze, le sue rue e i suoi abitanti. Basti pensare che per “Alfredo Alfredo” furono ben duemila gli ascolani utilizzati dal regista come comparse. Ecco una sorta di movie map che ripercorre la storia della città come set cinematografico
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Le locandine dei film più importanti girati ad Ascoli

 

di Gabriele Vecchioni

 

L’anno scorso (2022), la Ascoli ha partecipato alla gara per l’assegnazione del titolo di “Capitale italiana della cultura 2024”; la qualifica e il denaro per organizzare gli eventi culturali previsti nell’anno sono andati a Pesaro, l’altra concorrente marchigiana. È stata, comunque, l’occasione per portare Ascoli sotto le luci della ribalta nazionale, con un evento non legato al calcio o alla gastronomia, storici “punti di forza” cittadini.

 

Essere sotto gli occhi della nazione è servito per dare lustro alla città, l’immagine della quale ha trovato spazio su diversi media. Uno degli aspetti messi in evidenza riguardava l’utilizzazione di alcuni luoghi cittadini (soprattutto il centro storico), come location di film: sono stati diversi, infatti, i registi che hanno scelto la città per ambientare le loro opere.

 

La locandina dell’evento del 2019

 

Ripercorriamo brevemente la storia di Ascoli some set cinematografico.

 

Si comincia nell’ormai lontano 1959 con I delfini, presentato alla Mostra internazionale di Venezia. Il regista era Francesco “Citto” Maselli, recentemente scomparso, allora appena trentenne, e uno dei collaboratori alla scenografia era Alberto Moravia; tra gli interpreti spiccavano, tra gli altri, i nomi di Claudia Cardinale, Gérard Blain (il “narratore”) e Tomas Milian. Il film raccontava le vicende di ricchi personaggi (“delfini”, cioè eredi di fortune e attività industriali e commerciali) appartenenti all’alta borghesia di una città di provincia, con le loro ambizioni e miserie morali; Ascoli Piceno non viene mai nominata ma è perfettamente identificabile. La colonna sonora fu affidata a Nico Fidenco, che sarebbe diventato una star della canzone italiana degli anni ’60 e ’70.

 

Una delle scene iconiche del film si svolge all’interno dello storico Caffè Meletti, che apre le sue logge su una riconoscibilissima Piazza del Popolo; in un’altra scena-cult del film, la protagonista sale su una rara Ferrari 250 GT California (simbolo del potere, soprattutto economico), proprio davanti al Caffè.

 

Il film “fotografava” un’epoca e ha lasciato il segno; ancora oggi viene citato sulle pagine di riviste come, per esempio, su Marco Polo: «Ma ci sono ancora i “delfini” ad Ascoli? Chissà se le nuove leve di quella jeunesse dorée provinciale immortalata da Francesco Maselli nell’omonimo film del 1960 si incrociano ancora lungo le rue del centro storico, tra una domenica e una festa comandata, tra piazza Arringo e Piazza del Popolo… (E. De Santis, 2020)».

 

La pellicola è stata restaurata nel 1998; nel 2019, in occasione del sessantennale anniversario, il regista Maselli è stato premiato nel corso di una serata, proprio all’interno del Caffè Meletti.

 

Stefania Sandrelli e Dustin Hoffman al chiostro di San Francesco

 

Dopo un decennio (1972), Ascoli ospitò la troupe di Alfredo Alfredo, l’ultimo film di Pietro Germi, una pellicola che vinse il David di Donatello come miglior film italiano. Tra gli attori che parteciparono al film i più noti sono Stefania Sandrelli, Carla Gravina e la stella del cinema statunitense Dustin Hoffman. Quest’ultimo sarebbe tornato ad Ascoli nel 2008, dopo più di trent’anni, per declamare, dal palco del Teatro Ventidio Basso, i versi de L’Infinito di Giacomo Leopardi, per uno spot promozionale della Regione Marche.

 

Il film, girato in diversi luoghi della città e a Colle San Giacomo, ebbe notevole successo, anche internazionale. La divertente commedia raccontava il complicato rapporto tra il protagonista e la moglie, nel periodo dello “storico” referendum per il divorzio. Anche in questo caso, le scene più significative hanno come sfondo il centro storico e Piazza del Popolo.

 

Un fotogramma de “Il grande Blek”. Oltre a Sergio Rubini, è riconoscibile un giovane Andrea Antonini nei panni di un simpatizzante di sinistra

 

Nel 1987 viene girato il terzo, importante film che ha come scenario la città picena: Il grande Blek, del regista ascolano Giuseppe Piccioni. Il titolo richiama quello di un fumetto di successo degli anni ’60-’70, incentrato sulla figura del trapper (cacciatore-esploratore del West americano) Blek Macigno, del quale è appassionato il protagonista-narratore.

 

Gli interpreti erano i debuttanti Sergio Rubini e Francesca Neri e la storia è, in pratica, un flashback del protagonista che racconta la vita di provincia, gli scontri tra le opposte fazioni politiche, i suoi desideri e le scelte; è una storia di formazione di un giovane che decide di lasciare la città per tentare altre strade. Anche qui, lo scenario principale è la Piazza, luogo di incontro e di scontro, il Caffè Meletti e il Caffè Petrillo; altre scene sono girate al Teatro Ventidio Basso (dove si svolgeva il “mitico” veglione del Carnevale ascolano), nel quartiere periferico di Borgo Solestà (“Shangai” per gli ascolani di una certa età), a San Benedetto e, la scena conclusiva, alla stazione ferroviaria di Ascoli.

 

Il regista Giuseppe Piccioni

Nel film c’è una divertente gara di velocità tra scooter (Vespa vs Lambretta) sul lungomare di San Benedetto, sullo sfondo degli chalet sulla spiaggia.

 

Nella colonna sonora che accompagna le immagini, figurano diverse canzoni di Lucio Battisti, nell’unica occasione nella quale il cantautore ha concesso l’utilizzazione delle sue musiche per un film.

 

Anche Il grande Blek è stato un film di successo: ha vinto ben cinque David di Donatello, tra i quali quelli per il miglior film e la migliore sceneggiatura.

 

Il Teatro Ventidio fu utilizzato di nuovo come set cinematografico, sempre dal regista Piccioni, per una scena del suo Cuori al verde (1996, con Margherita Buy, Gene Gnocchi e Giulio Scarpati).

 

Scamarcio nella sala del Caffè Meletti trasformata in ristorante

 

Infine, la città picena è stata il set dell’ultimo film di Giuseppe Piccioni che ha scelto di girare nella sua città natale L’ombra del giorno, interpretato da Riccardo Scamarcio e Benedetta Porcaroli. L’opera filmica del regista ascolano è stata quasi interamente girata, in pieno lockdown (l’ultimo ciack è dell’aprile 2021) nel centro storico cittadino, nel Caffè Meletti, trasformato in ristorante, in Piazza del Popolo e nelle vie adiacenti; le scene finali hanno visto, invece, il cast spostarsi alla Sentina di Porto d’Ascoli. Come per altre opere di Piccioni, particolare cura è stata messa nei dettagli, nella ricostruzione degli ambienti interni (al Meletti sono stati (ri)utilizzate le credenze originali e ricostruiti i tavolini d’epoca – quelli originali sono vincolati dalla Soprintendenza) e quelli esterni, con l’utilizzo di veicoli d’epoca (come la Topolino, mitica auto della Fiat).

 

Il loggiato affrescato del Caffè (foto G. Zucchetti)

Il film ricostruisce la complessa storia d’amore tra il protagonista, proprietario del ristorante, fascista poco convinto dalla svolta autoritaria nel Paese, e Anna, una ragazza misteriosa che si rivelerà come l’ebrea Esther. La situazione potenzialmente pericolosa (il film è ambientato nel periodo delle leggi razziali) crea complicità tra i due e favorisce lo svilupparsi del sentimento amoroso.

 

Abbiamo visto che la location più importante per le realizzazioni cinematografiche è stata Piazza del Popolo. Spendiamo ora qualche frase per un altro dei luoghi iconici della città, anch’esso molto utilizzato dai registi (e anche da molti ascolani amanti dell’ ”apparire”).

 

Il Caffè Meletti, autentico monumento Liberty per le decorazioni floreali e gli arredi, si affaccia su Piazza del Popolo, vicino al Palazzo dei Capitani. Iniziò la sua attività (sarebbe meglio dire “il suo servizio”, per via della sua importanza nella vita sociale cittadina, a cominciare dalla strategica location) nel 1907 su iniziativa di Silvio Meletti, che produceva la nota Anisetta Meletti. All’interno, il locale aveva (ed ha) l’impianto tipico di un caffè ottocentesco, con un’area per la consumazione rapida (in piedi), un vasto settore con tavoli e sedie per la consumazione comoda (a sedere) e, lateralmente, il banco per la pasticceria. Il tutto con una ricerca accurata del particolare (specchi, divani, tavoli rotondi). Il soffitto della sala che dà sulla piazza fu affrescato da Pio Nardini (1906-1907). Anche il loggiato esterno è affrescato (da Giovanni Picca, uno dei più noti decoratori dell’epoca), con figure che richiamano l’antica funzione dei locali (era il Palazzo delle Poste e Telegrafi, costruito dall’Amministrazione provinciale dal 1882 al 1884).

 

Il locale vanta una lunga lista di ospiti illustri: tra gli altri Hemingway, Sartre, Carlo Alberto Salustri (Trilussa), Guttuso… Attualmente il Caffè Meletti è di proprietà della Fondazione della Cassa di Risparmio di Ascoli che ne ha curato il restauro e lo dà in gestione. Nel 1981 il caffè è stato dichiarato Locale di interesse storico e artistico dal Ministero dei Beni Culturali e Ambientali.

 

CONCLUSIONI – Ascoli è stata un set cinematografico ideale per questi film, nei quali è considerata l’archetipo della piccola città di provincia, bella e vivibile ma anche poco aperta alle novità, chiusa nel suo localismo. Jean-Paul Sartre, filosofo esistenzialista francese, ha scritto che «una passeggiata per le strade della parte vecchia di Ascoli, per i vicoli divisi tra ombra e sole, è come sfogliare un libro sulla storia dell’arte e avere la fortuna di trovare le illustrazioni più rappresentative ed espressive dei vari periodi dell’arte italiana». In effetti, camminando per le vie del centro storico della città si ha la sensazione di visitare un museo a cielo aperto, con continui rimandi tra piazze, palazzi e musei stricto sensu. In ogni caso, la città ha sempre risposto alla grande, con i suoi monumenti, le sue splendide piazze rinascimentali, le sue rue medievali (che ancora rispettano l’antico tracciato romano) e – perché no? – con i suoi abitanti, basti pensare che per “Alfredo Alfredo” furono ben duemila gli ascolani utilizzati dal regista come comparse.

 

Il Caffè Meletti in una immagine recente, durante una performance del compianto artista Dante Fazzini (foto G. Zucchetti)

 

Lo straordinario set cinematografico di Piazza del Popolo (foto G. Zucchetti)

 

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