Fino a qualche settimana fa, era usuale vedere al bar dell’ospedale “Mazzoni” medici e infermieri, facilmente riconoscibili per la divisa o il camice. Poi d’un tratto, sono spariti. O almeno è sembrato, prima di veder spuntare un cartello chiarificatore.
La direzione generale di Ast Ascoli ha messo il divieto di indossare la divisa non solo per andare al bar, ma anche alla mensa, alle poste, in banca e qualsiasi altro luogo che non sia l’interno dell’ospedale: per questioni di igiene e sicurezza pubblica, al bar (e negli altri posti indicati) si va in borghese, non con gli indumenti con cui si gira per i reparti e si assistono i pazienti.
Nulla da dire – sia chiaro – sulla correttezza della nuova procedura, imposta dalla dg Nicoletta Natalini, a tutela di pazienti ricoverati e avventori del bar, frequentato non solo da personale ospedaliero ma anche da visitatori e da cittadini che devono sottoporsi ad esami ambulatoriali.
Infatti nessuno ha eccepito la decisione, nemmeno i gestori del pubblico esercizio che all’improvviso si sono trovati con la clientela dimezzata. Anzi, tale direttiva ha trovato il consenso ed il pieno appoggio di tanti dipendenti del “Mazzoni”.
Ma è ovvio che la direttiva, imponendo l’obbligo al personale di cambiarsi praticamente dalla testa ai piedi anche per andarsi a prendere un caffè oltre che per fare pranzo, in un primo momento ha portato molti a scoraggiarsi.
Ed il caffè è andato bene quello delle macchinette poste in ogni piano dell’ospedale.
Ma mano però medici e infermieri si stanno organizzando con l’asporto, dallo stesso bar, per consumare in luoghi preposti all’interno dei reparti. La pausa relax non sarà la stessa cosa, ma almeno nessuno ci rimette e i cittadini vengono tenuti al sicuro.
m.n.g.
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