di Luca Capponi
Rifiuti di ogni tipo, vetri rotti, locali sotterranei con ex cabine elettriche ben accessibili, una foresta pluviale fatta di rovi, alberi, sterpaglie. E poi, ancora, materiale didattico abbandonato, ringhiere divelte, muri imbrattati e la possibilità di entrare nell’edificio praticamente a portata di mano.
Ogni parola potrebbe risultare superflua, per quella che rappresenta una situazione di degrado pericolosa, indegna, assurda e persino paradossale. Il tutto nel cuore del centro storico di Ascoli, nel quartiere più antico, e tra i più suggestivi, della città, quello della Piazzarola
Ciò che sta accadendo allo storico complesso di San Domenico è sotto gli occhi di tutti. Purtroppo. Chiuso dalla fine del 2016 a causa dei danni prodotti dal terremoto, che hanno causato il trasloco delle scuole che vi trovavano posto, tra cui anche l’ex Istituto Magistrale “Trebbiani”, oggi versa in condizioni allarmanti. Condizioni verificabili non tanto dall’ingresso principale di Via delle Maioliche quanto dal lato di Via D’Azeglio.
Qui, il parcheggio per le automobili continua a restare aperto ed utilizzabile, anche nei weekend. Ed è proprio dal parcheggio che, comodamente, dopo una serie di cancelli e cancelletti tutti rigorosamente spalancati, ci si può fare un bel giro turistico attorno all’edificio che una volta ospitava centinaia di studenti. E scatta il primo paradosso: dal lato opposto di Via Catone il cancello che dà accesso al giardino della scuola è ben serrato mentre da Via D’Azeglio… no. Anzi.
Inutile sottolineare la pericolosità di questa situazione. Anche perchè i ragazzi ci vengono e poi come: basta osservare le scritte sui muri, alcuni delle quali recenti, per capire che chi vuole un po’ di isolamento qui può trovarlo facilmente. E, al limite, con un po’ di destrezza, anche introdursi all’interno della ex scuola. Insomma, tutto a portata di eventuali vandali. Servito su un piatto d’argento, con l’inevitabile domanda che anche un bambino si porrebbe: ma perchè?
Per il resto, lasciamo alle immagini il compito di tratteggiare al meglio la situazione. Immagini in cui fa capolino l’interno del complesso, bagni, aule e stanze, che non sembra messo meglio. Lì, c’è pure un chiostro con affreschi del Ghezzi (leggi qui) che meriterebbe sicuramente miglior sorte.
A completare il “giro turistico”, per i più curiosi, c’è anche la tappa sotterranea. Cancello aperto, manco a dirlo, scalette e due locali/deposito con tanto di cabina e quadri elettrici in bella vista, bombole e chissà cos’altro. Il buio, infatti, impedisce di vedere meglio.
E forse è meglio così.
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