di Walter Luzi
Il maestro è tornato ad insegnare judo. Gratis. Mauro Martini è tornato sul tatami solo per la passione inestinguibile verso questo sport alla soglia dei settant’anni. E’ stato il primo istruttore ufficiale di questa affascinante disciplina nell’intera provincia ascolana. Anche se l’antesignano dell’arte marziale nata in Giappone nell’ascolano si chiama Giovanni Di Carlo. Appuntato della Polizia di Stato, aveva appreso nel suo Corpo di appartenenza i primi rudimenti del judo, che aveva presto diffuso. Corre l’anno 1974 quando Mauro Bracciolani, storico presidente dell’Asa Ascoli e benemerito dello sport ascolano, spedisce Martini nella capitale per fargli frequentare una scuola per istruttori di judo.
«L’Accademia nazionale di Judo a Roma – ricorda Martini – era una scuola seria. Laureava infatti all’epoca solo un massimo di quindici istruttori all’anno. I migliori. Io fui classificato quarto su diciotto partecipanti nel mio corso. Aprii subito la mia scuola, ospitata nella palestra di atletica pesante di Via De Dominicis, a cui presto, nel giro di qualche anno, se ne aggiunsero altre nell’intero circondario. Istituimmo infatti corsi, fra gli altri centri, ad Acquasanta, Ripaberarda, Castel di Lama, Sant’Egidio alla Vibrata, arrivando a contare fino a duecentocinquanta allievi. Eravamo il secondo club della regione per numero di iscritti». In oltre quindici anni di attività dal Judo Club Ascoli passeranno quasi duemilacinquecento tesserati. La storia del judo ascolano è lui. Mauro Martini.
Anche se la politica presto lo cerca, e lo rapisce. Lo separa anche dal suo judogi, ma senza arrivare mai a spegnerne la smisurata passione. Viene eletto infatti alle elezioni comunali del 1981 come indipendente nelle file del Parto Socialista, ed entra a far parte della giunta Cataldi, dove ricopre anche la carica, per cinque anni, di assessore allo sport. Una foto vede schierati tutti i componenti di quella Giunta comunale. Loreti, Morganti, Mariani, Martini, Angelini, Vallesi, Andreani e Ciabattoni. «Siamo ancora vivi solo io e quest’ultimo… gli altri se ne sono andati tutti…» commenta amaro. La sua nuova veste di assessore gli impone però, come da regolamento, di lasciare l’insegnamento privato in una struttura comunale. I suoi ex allievi diventeranno a loro volta istruttori e raccoglieranno la sua eredità. Martini non lascerà più le Amministrazioni locali facendo esperienze in diversi settori. Sarà, negli anni successivi, come detto, consigliere comunale, e poi del Consorzio di Industrializzazione. Nel mondo sindacale ricoprirà, per quindici anni, la carica di presidente provinciale della Uil.
Entra presto anche nella Polizia Municipale del Comune di Folignano, dove presterà servizio per ventitrè anni prima di passare, per oltre un decennio, a quella del Comune di Venarotta. Qui riprende i corsi di judo, ma il locale che li ospita viene reso inagibile dal sisma del 2016. Per quindici anni cura anche un programma televisivo di denuncia molto seguito, “Il grillo parlante”, su alcune emittenti private locali. Intanto ha sposato, nel 1986, Cinzia Pagnoni che gli darà una figlia, Samuela. Tra anni prima ha avuto l’onore di poter stringere la mano al Presidente della Repubblica più amato di sempre, Sandro Pertini. Dopo la pensione Mauro Martini torna a riappropriarsi di molto del suo tempo. Da dedicare al nipotino Edoardo. E al judo. Primo, grande e vecchio amore mai sopito.
Ritorna nella sua vecchia palestra di atletica pesante lo scorso anno, solo per insegnare l’arte al nipote Edoardo. Si accontenta di un angolo, ma tornare a calcare il tatami lo carica. Un ritorno che gli fa riscoprire le emozioni del lontano passato. «Un buon atleta – spiega sempre Martini – come vale per ogni disciplina, non sempre può diventare, automaticamente, un buon allenatore. O un bravo istruttore. Io penso di saperlo fare bene».
Grazie alla Uisp, che già nel nome (Unione Italiana Sport per Tutti) ha il suo programma, riesce a riaprire una sua scuola. Per tutti, ma soprattutto per i giovanissimi. E per le loro famiglie, a cui riesce sempre più difficile far quadrare il bilancio economico. Lui su quello non grava di certo, perchè non costa nulla. Non è richiesta infatti alcuna retta ai suoi giovani allievi, ma solo l’iscrizione iniziale all’associazione e l’assicurazione contro gli infortuni. Mette insieme una trentina di ragazzini, dai cinque anni in su, da avviare alla pratica della antichissima disciplina orientale. Un boom di adesioni che ha portato l’assessore comunale allo sport Nico Stallone a promettere di reperire presto per la Uisp Judo un locale attiguo più spazioso.
Un sano luogo di aggregazione a costo zero. «Abbiamo coinvolto – dice Martini – anche gli studenti universitari, mentre la scuola elementare di Villa Pigna ci ha messo a disposizione la propria palestra per tenere dei corsi gratuiti anche lì. La valenza sociale è da sottolineare. Solo un pazzo come me poteva concepire la totale gratuità di questo servizio alle famiglie».
Un progetto che esalta gli scopi e lo spirito dell’Uisp, che intende la pratica sportiva come un diritto di tutti, atto a migliorare la salute psicofisica, e la qualità della vita dei ragazzi, ma che va anche oltre. «Il judo abitua i ragazzi alla disciplina – continua – ne forma il carattere e ne accresce l’autostima. Richiede concentrazione, ordine mentale e rispetto delle regole. Regole che mancano, o che i giovanissimi stentano molto a rispettare quando ci sono, nella società contemporanea. E poi c’è l’importanza della difesa personale, soprattutto per le donne, in un epoca permeata di violenza, dove le aggressioni sono, purtroppo, molto frequenti».
Sono passati centoquarantuno anni da quando Jigoro Kano, un professore giapponese, cominciò a far conoscere il judo al mondo. Cinquantanove da quando questo sport è diventato, a Tokyo 1964, disciplina olimpica. Anche il maestro Martini, dopo mezzo secolo di attività, può dire la sua.
«I ragazzi di oggi rispetto a quelli della mia generazione – dice – sono molto più superficiali e distratti. I telefonini giocano un ruolo devastante in questo senso. E nelle famiglie, purtroppo, non si riesce ad arginare questa dipendenza. Il judo richiede invece un rigore psicologico totale. Una connessione fra corpo e cervello che non deve conoscere interruzioni. Molti iniziano e smettono quasi subito».
Molti altri invece continuano, e si innamorano di questo sport. Iniziano a scalarne i livelli segnati dal colore della cintura allacciata sulla caratteristica divisa di cotone bianco. L’obi che cinge l’uwagi, l’ampia giacca aperta. Bianca per i neofiti, poi gialla, arancione, verde, blu, marrone, fino alla cintura nera e poi ai tre dan del massimo livello per un judoka. Mauro Martini si è fermato al primo. Cinquant’anni fa. L’amore per il judo è rimasto lo stesso di allora.
SE VI SIETE PERSI “LE STORIE DI WALTER LUZI”…..
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