di Walter Luzi
La recente nomina a vice presidente del consiglio nazionale della Colnaz di Lorenzo Alesi premia una professionalità e una famiglia. Quella dei pionieri dello sci piceno, e della loro passione infinita nata in una frazioncina del comune di Ascoli abbarbicato lungo la strada per Colle San Marco e Monte Piselli. Con gli zii Luciano e Pino, con il loro cugino Domenico Cagnetti, con il papà Sandro, che fu fra i componenti del primo consiglio regionale, e con lo zio Bruno che gli è subentrato poi anche come delegato al consiglio nazionale per oltre un decennio. Ma la nomina di Lorenzo, un marchigiano, ai vertici del governo sciistico nazionale è senza precedenti. E’ stato proprio il neo presidente di un consiglio largamente rinnovato e ringiovanito, il veneto Luigi Borgo, a volerlo come suo vice. Presidente del Consiglio regionale Marche dal 2011, Lorenzo ha ottenuto una doppia maggioranza, quella dei maestri, in Italia sono quasi 14.000, e quella dei presidenti regionali. Un eccellente risultato, senza precedenti come detto, per tutto il movimento regionale degli sport invernali.
LA TRADIZIONE SCIISTICA ASCOLANA
«E’ nata grazie a loro – osserva Lorenzo Alesi – ai pionieri di Piagge. Un’opera che ha avuto riconoscimenti a livello nazionale di valore assoluto. Dobbiamo sempre rendergliene merito. Perchè ci hanno creduto fin dall’inizio, e perché hanno contribuito a creare una cultura della montagna e degli sport invernali nella nostra città e in tutto il Piceno. Che non deve andare dispersa, ma, al contrario, coltivata, e sulla quale tutti dovrebbero investire.
Un patrimonio per la città e per la regione intera. Le Marche sono piccole, ma di grande tradizione sciistica. Prima del sisma del 2016 contava ben sette stazioni ed altrettante scuole di sci, che, pian piano stanno riprendendo tutte l’attività. Dopo Frontignano e Bolognola-Sarnano presto dovrebbe riaprire anche quella di Monte Prata. Ingenti sono infatti le risorse che la regione stessa ha messo in campo per il recupero delle aree montane interne. Ora dobbiamo dare continuità ai progetti”. Una responsabilità che cresce per te adesso. “La sentivo anche prima – confessa Lorenzo – alla guida del collegio regionale. L’ho sentita sempre perché è nel dna della mia famiglia, che mi ha trasmesso amore puro per questo sport. Ancor più ora nel mio nuovo ruolo nel collegio nazionale, perché se abbiamo acquisito, noi delle Marche, un peso politico, lo si deve al buon lavoro svolto in questi anni dall’intero movimento».
IL FUTURO DI MONTE PISELLI
«Sul futuro di Monte Piselli preferisco non esprimermi – continua Lorenzo – mi auguro solo che gli amministratori, del Co.tu.ge. e dei Comuni in primis, abbiano le idee chiare su come far ripartire la stazione, che è un patrimonio del territorio. Un punto essenziale per portare avanti la cultura sportiva e la tradizione sciistica di cui la nostra città è permeata. Come maestri di sci abbiamo detto la nostra tre anni fa, ma siccome preferiamo essere propositivi piuttosto che polemici, con un atteggiamento positivo che vuole essere di supporto e di sostegno, aperto al confronto e alle prospettive di crescita del movimento sportivo e anche nostro, professionale. Non vado oltre solo per non scadere a livello di ciance da bar sport. I tavoli di confronto non possono essere fatti attraverso i post sui social o gli spot sui giornali, ma intorno ai tavoli tecnici. E i maestri di sci, con le guide alpine, sono le uniche figure professionali, altamente specializzate e competenti per la formazione specifica, ad essere riconosciute da leggi regionali».
LE DIAPOSITIVE DI PAPA’
Cresciuto a pane e sciolina nella falegnameria sotto casa, dove lo zio Pino gli sci se li costruiva di legno con le proprie mani, Lorenzo ha fantasticato per tutti gli anni dell’infanzia davanti alle diapositive che il papà Sandro e lo zio Bruno proiettavano in casa al ritorno dalle loro tante escursioni sciistiche al di quà e al di là delle Alpi. A sognare ad occhi aperti la bianca maestosità di quegli spazi immensi e il chiarore abbagliante di tutta quella neve intorno.
Il Bianco, il Cervino, il Gran Paradiso. Se le ricorda ancora bene quelle foto bellissime, scattate, all’epoca, tutte con macchinette meccaniche, senza ausilio di autofocus e digitale, con i rullini portati subito a sviluppare in laboratorio, al rientro. Classe 1974, lo mettono sopra gli sci a neanche quattro anni, e inizia a gareggiare con lo Sci Club Ascoli. Quando lo Sci Club Monte Piselli, che il papà e lo zio insieme a Domenico Cagnetti hanno fondato nel 1972, si vota anche all’agonismo, cambia, ovviamente, subito squadra. Gareggerà per quei colori per tutta la sua carriera. Passando dal “Tibet”.
IL MAESTRO DI SOLDA
«Se vuoi arrivare ad alti livelli con questo sport – mi disse papà – devi andare lassù, al Nord. Ero poco più di un bambino allora, ma le dieci stagioni estive passate al “Tibet”, insieme al mio coetaneo e concittadino Christian Castellano, me le ricordo ancora bene». Il “Tibet” è la roccaforte del mitico allenatore della valanga azzurra degli anni Settanta Alphonse Thoma, sul ghiacciaio dello Stelvio che, oggi, purtroppo, sta scomparendo anche lui. Un po’ monastero, un po’ prigione per i giovani aspiranti campioni che frequentano la sua scuola. Thoma scia da prima di camminare, un passato da atleta senza acuti, e una fama di sergente di ferro conquistata come allenatore della valanga azzurra capitanata da un altro compaesano montanaro vincente, Gustav Thöni. Dal 1969 al 1971 a Roma si è diplomato “Maestro dello Sport” sotto la guida del carismatico professore ascolano Carlo Vittori, dalle cui teorie rivoluzionarie in materia di preparazione atletica è rimasto folgorato. Il “Tibet” è la sua grande casa tonda a due passi dagli impianti di risalita dello Stelvio adibita anche a foresteria per le tante promesse dello sci italiano che si affidano a lui per fare il salto di qualità. Per tutti il suo primo insegnamento è che disciplina, sacrificio e senso del dovere valgono più di una vittoria.
Quella scuola di vita per un giovane è dura, ma serve a crescere, prima come uomo, e poi come discesista. Lorenzo ci passa dieci estati. In inverno poi, quando il passo chiude, si sverna tutti a Solda per l’inizio della stagione agonistica. Sveglia molto presto la mattina e in pista per gli allenamenti già quando albeggia. I pasti li prepara con le sue mani la moglie di Thoma, la signora Annelise, e si va tutti a letto presto la sera. Sane e sacre abitudini che appartengono alla cultura della montagna, e che porteranno il figlio di Alphonse, Christian Thoma, a guidare anche la squadra femminile svedese in Coppa del Mondo.
L’ULTIMA FRONTIERA
Lorenzo Alesi, a differenza del concittadino Christian Castellano, il miglior sciatore ascolano di sempre, che arriverà ad esordire in Coppa del Mondo nel 1996, toccherà l’apice della sua carriera disputando ad Aspen, nel 1998, le finali nel 1998 della Nord American Cup, e i mondiali universitari, sempre come portacolori dello Sci Club Monte Piselli. Quando si ritira dall’attività agonistica si dedica allo scialpinismo e al freeride. Letteralmente, e non solo, significa andare liberi. Neve fresca anziché pista battuta sotto le lamine. Pelli di foca e gambe invece degli impianti di risalita. Silenzio e pace, il contatto diretto con la Natura, preferiti alle rumorose resse ai tornelli di ingresso delle funivie.
Tutto questo diventa subito il suo lavoro. Proskier professionista. E ambassador dello sport outdoor, quello che si pratica in ambienti non strutturati e antropizzati, che privilegia, innanzitutto, la tutela e la salvaguardia di ambienti meravigliosi e fragili. Gli ultimi sulla Terra. Incontaminati, ancora selvaggi, ma esposti più che mai ai danni procurati dai cambiamenti climatici.
Gira il mondo per realizzare i film project da presentare alle aziende che hanno come concept la sostenibilità ambientale, e che poi vengono utilizzati in chiave commerciale e pubblicitaria. Freetouring e freeride. Hiking e trekking. Un approccio più lento e più sano, soprattutto più ecosostenibile e safety, alla fruizione della Natura. Una nuova cultura della montagna che non vuole demonizzare le forme tradizionali dello sci e dell’escursionismo di massa, ma aumentare la sensibilità verso certe drammatiche problematiche della nostra epoca. «Il progetto parte – spiega Lorenzo – anche con un anno di anticipo, con la pianificazione. Tipologia del progetto, del concept, ossia del messaggio che si vuole condividere, scelta della location, e individuazione dei partner, perché i progetti sono costosissimi».
«Il team abituale è mediamente composto da otto persone. Fra di loro c’è anche un altro ascolano, Paolo Prosperi, il capo dei filmmaker e videomaker, che con me cura anche la regia dei filmati. Poi ci sono altri italiani del Trentino, islandesi, norvegesi. Tutti professionisti, perché l’improvvisazione, a certi livelli, può comportare rischi mortali. Film che la tv tedesca ha mandato in onda sul primo canale nazionale».
«In Italia le nostre produzioni sono passate sulle reti Mediaset, in programmi come Geo&Geo, X Stile, o anche sulle piattaforme digitali e dei vari brand. Cominciammo in Italia sotto covid – racconta Lorenzo – con il primo film, “The melting point”, girato fra Gran Sasso, Sibillini, Dolomiti e massiccio del Monte Bianco».
Per il secondo, ”On our way”, partono in auto elettrica da Monaco di Baviera, e viaggiano anche per un quaranta miglia in barca a vela, fino all’estremo nord della Norvegia, e alla fine, ritorno fino in Baviera con gli stessi mezzi. Ottomila chilometri coperti a CO2 uguale a zero e migliaia di metri di dislivello coperti solo sulle pelli. L’ultimo, ambientato fra Islanda e isole Svalbard, ventiquattro giorni di avventura pura di cui dieci senza mai toccare la terra ferma.
A tu per tu con orsi e volpi polari, renne e beluga, foche e trichechi. Un breve estratto, ma molto eloquente, di suggestive immagini della affascinante attività di Lorenzo lo proponiamo anche noi. Dentro ogni inquadratura continua a battere sempre forte il cuore degli Alesi. Sì, sempre loro, i vecchi maestri di sci delle Piagge.
SE VI SIETE PERSI “LE STORIE DI WALTER LUZI”…..
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