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Picenambiente, nuovi Comuni dicono “sì” al controllo pubblico

SAN BENEDETTO - All'appello mancano ancora diverse città, come Grottammare, che detiene il 5,82% del pacchetto azionario. L'obiettivo è stipulare patti parasociali fra gli enti che compongono la maggioranza
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San Benedetto intende rendere Picenambiente società a controllo pubblico

 

di Giuseppe Di Marco

 

L’iniziativa di qualifica della Picenambiente come società a controllo pubblico continua a riscuotere successo: nuovi Comuni infatti hanno manifestato di essere a favore dell’operazione.

 

E’ quanto emerge dal recente incontro fra i sindaci dei Comuni soci, convocati dall’Amministrazione comunale di San Benedetto per capire come portare avanti il progetto. Alla riunione hanno partecipato CupraMonsampoloCossignanoCastel di LamaMontemonacoAcquavivaMonteprandone: l’idea di rendere la Picenambiente una controllata ha riscosso un successo unanime, ma la strada da percorrere è ancora lunga.

 

Ad oggi, infatti, manca ancora il parere di importanti quote pubbliche, tra cui quella di OffidaRipatransoneCastignanoAppignanoMaltignanoFolignanoGrottammare. Quest’ultima, in particolare, detiene il 5,82% del pacchetto azionario, ed ogni Comune riveste, in questa vicenda, un ruolo fondamentale.

 

Infatti la maggioranza di soci pubblici si attesta al 50,41%, quindi se anche uno solo dei soci non fosse d’accordo, l’iniziativa rischierebbe di saltare. Se tutti fossero d’accordo, allora i soci pubblici potrebbero stipulare dei patti parasociali per rendere effettivo il controllo pubblico della società partecipata.

 

Va ricordato che, secondo la sentenza del Tar Marche, per fare della Picenambiente una controllata non è sufficiente l’esistenza di una maggioranza pubblica: i suoi componenti, invece, devono porre in essere dei “comportamenti concludenti” in sede assembleare, per dimostrare di tenere il timone della società.

 

Fino a questo momento, il Comune di San Benedetto ha ottenuto il beneplacito del 34% del pacchetto di maggioranza, a cui deve formalmente sommarsi il consenso dei sindaci recentemente incontrati. L’eventuale modifica, da un punto di vista amministrativo, dovrebbe avvenire con la prossima razionalizzazione delle società partecipate, un atto che, di norma, viene approvato nell’ultimo Consiglio comunale dell’anno.


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