di Walter Luzi
Sulle colonne di Flash, il periodico che per trentacinque anni filati ha raccontato storia, arte, economia, tradizioni e spettacolo di vita picena ed ascolana hanno scritto, almeno per una volta, quasi cinquecento collaboratori. Il fondatore, direttore e, soprattutto, l’anima, di quella rivista storica si chiama Vincenzo Michelangeli Prosperi. Classe 1922, se ne è andato, ottantacinquenne, sedici anni fa. Ma vive ancora. Fra le pagine un pò ingiallite di quelle riviste che molti ancora conservano gelosamente in casa, e nei ricordi indelebili di chi lo ha conosciuto. Tanti scrittori professionisti, che hanno arricchito e nobilitato con il loro contributo quelle pagine, e tantissimi promettenti giovani, iniziati invece proprio da lui alla professione giornalistica. Ma anche i dilettanti, quelli per cui la carriera di cronista e narratore è iniziata e finita lì, non potranno mai, per un motivo o per l’altro, dimenticarlo. Nè deve dimenticarlo la sua città, delle quale sulle pagine di Flash ha raccontato praticamente tutto di ogni epoca, e che, profondamente, amava.
LIBRI E VIOLINO
Vincenzo Prosperi non ha mai nascosto il suo passato di militante nella Gioventù Italiana del Littorio. Questo ruolo attivo nella vita del regime aveva contribuito, forse, ad evitargli anche la chiamata alle armi, e gli orrori della Guerra. Con una precoce predilezione per la musica, aveva preso da ragazzo lezioni di violino, e anche saper suonare questo strumento gli aveva permesso di sbarcare il lunario negli anni, durissimi, del dopoguerra. Da organizzatore nato qual’era, e brillante musicista, aveva preso in gestione infatti le serate danzanti e di spettacolo ospitate alla ex G.I.L.. Che erano tante, come nel resto dell’Italia, nel desiderio generale di ritorno alla vita e alla spensieratezza dopo gli anni cupi, di morte e distruzioni, della guerra. Ma la sua passione più grande resterà sempre quella per i libri.
Già alla fine degli anni Quaranta apre, insieme al fratello Dante e alla sorella Margherita, la storica Libreria Prosperi in Largo Crivelli, e, successivamente, negli anni Cinquanta, una biblioteca circolante in Corso Mazzini. Mette anche su famiglia sposando la sua Giovanna nel 1951.
Da divulgatore culturale ante litteram quale è offre così la possibilità a tutti di poter noleggiare, anzichè comprare, i libri che si desidera leggere. Negli anni Sessanta scrive con una prima firma del giornalismo locale, Carlo Paci, fra gli altri, il primo annuario cittadino. Che raggruppa, in rigoroso ordine alfabetico, il meglio, in ogni campo, offerto dalla città di Ascoli. All’inizio degli anni Settanta compone anche qualche band musicale e persino piccole orchestre per suonare alle feste o alle serate da ballo. Il batterista di una di queste è Giuliano Ghighi, che nella foto qui sotto si intravvede sullo sfondo.
Un amico, ed un futuro, come vedremo, suo stretto e prezioso collaboratore. La musica, una passione che non si spegne in lui. Ma quella per il giornalismo è più forte. Insieme a Luigi Feriozzi, nel 1978, vara il settimanale “Sette Giorni” che però ha vita breve e burrascosa. La linea editoriale infatti non è quasi mai condivisa dai co-fondatori, ed è spesso oggetto di contrasti fra i due. Vincenzo ama, ed amerà, troppo la propria indipendenza, per rinunciare ad essere sempre, assumendosene tutti gli onori, ma anche tutti gli oneri, l’uomo solo al comando. O per legarsi a un carro politico. Intanto è entrato nel mondo delle assicurazioni, attività che verrà poi ereditata dal figlio Vittorio. Ma non sa resistere al richiamo del giornalismo, dell’informazione, dell’impegno culturale e dell’amore per la ricca storia della sua città. Al profumo di quella carta fresca di stampa che respirerà per una vita, insieme al fumo di mille sigarette, anche, e soprattutto, da editore. Innamorato delle antiche tradizioni, ma attento anche alla moderna vita pulsante della sua provincia. Passato e presente fatti anche di cronaca spicciola, di usanze e di avvenimenti, di Memoria, e di nuove tendenze. Che si intrecciano e si ripetono, fino a raccontare, e a tramandare, tutte insieme, la storia intera di una terra e di un popolo. E’ di tutto questo, e di tanto altro ancora, che parlerà la sua nuova creatura.
FLASH
Vede la luce nel 1979. Nasce settimanale, muta in quattordicinale e poi in mensile. Senza smarrire mai la sua anima, o deludere i propri lettori. Prosperi se lo impagina, manualmente, in redazione. Gli dà spesso una mano, fuori orario, il suo amico tipografo e musicista Giuliano Ghighi, che rimarrà sempre molto legato a tutta la famiglia Prosperi. La tipografia dove si stampa Flash sarà, a lungo, il Centro Stampa Piceno, quella definita comunemente “dei preti”, che opera nei locali dell’ex Seminario vescovile. In edicola costa 400 lire. Per farselo recapitare comodamente a casa dal postino invece, per un anno, se ne spendono 9.000. Vincenzo Prosperi si sceglie personalmente, “corteggia” e facilmente convince ad accettare il ruolo di direttore responsabile di Flash, i migliori giornalisti, pubblicisti e professionisti, sulla piazza. Non sbaglierà mai nella scelta. Con tutti loro troverà il feeling professionale ottimale, e, sempre ricambiati, affetto e stima profondi. Il primo sarà Bruno Ferretti, giovane astro nascente del giornalismo locale e nazionale sulle colonne de Il Messaggero. Gli succederanno negli anni successivi Antonio Paoletti, Antonello Profita e Filippo Ferretti.
Flash è destinato a tutti. E quindi deve essere leggibile, comprensibile, per tutti. Su questo Vincenzo Prosperi non transige. «Non strappo questo foglio solo per tuo rispetto – racconterà Pier Paolo Piccioni, poi in arte P’tò, ma nel 1991 giovane aspirante giornalista della testata – mi disse proprio così quando finì di leggere la bozza del mio primo articolo che gli avevo portato, orgoglioso, in redazione. Pieno di voli pindarici, giri di parole e vocaboli ad effetto. Lui non gradì affatto. Tu, mi disse, non devi scrivere per fare vedere agli altri che sai scrivere. Usa una parola difficile solo quando non è sostituibile con una più semplice, sennò fai solo la figura del saputo, ma la metà di quelli che ti leggeranno non ti capiranno. E con una matita rossa mi fece dei segni praticamente su quasi tutte le righe, nei punti che non andavano bene. La mia autostima toccò quel giorno il minimo storico in età adulta. Ma capivo che mi stava insegnando il mestiere. In fondo il compianto comandante Dionisi mi aveva raccomandato al Commendator Prosperi solo perchè scrivevo benissimo le relazioni di servizio…
Lui voleva che io portassi – continua Piccioni – fra le tante eccellenze della cultura ascolana, una ventata di freschezza, una svecchiata ai contenuti, un occhio sull’attualità. Cominciai così a parlare di giovani personaggi emergenti ascolani in ogni campo, come Saturnino Celani, già nella band di Jovanotti, Giovanni Allevi non ancora famoso, il baritono Andrea Concetti, fra gli altri. E i segnacci rossi di Prosperi sui miei pezzi successivi andarono così via via calando. Ma senza mai scomparire del tutto…».
SCUOLA DI GIORNALISMO
Flash chiama a raccolta sulle sue colonne tutto il gotha del mondo culturale e giornalistico piceno del momento. Da Alighiero Massimi a Secondo Balena, da Carlo Paci a Bruno Squarcia, da Tonino D’Isidoro a Tito Marini.
Fare un elenco di tutti i nomi più noti sarebbe troppo lungo, e il rischio di dimenticare qualcuno inevitabile, ma la testata di Vincenzo Prosperi diventa nel contempo palestra giornalistica per tanti giovani emergenti. Al portone del civico 147 di Corso Mazzini, Palazzo Cesari, sede della redazione, bussano in tanti. «C’era una fila di aspiranti collaboratori alla sua porta – racconterà il figlio Alessandro Prosperi – e lui non è che li trattasse benissimo. Era molto esigente con tutti e, a tratti, indisponente per volerli sottomessi. Correggeva i loro pezzi come fa un maestro con i propri scolari. Molti erano laureati, o con altre esperienze di scrittura già alle spalle, e non prendevano bene il fatto di essere bacchettati e corretti senza tatto.
Nel suo ufficio entravi, per di più, in una nuvola, densa e perpetua, di fumo. Restare lì dentro per essere redarguiti, bocciati, o, ben che andasse, rimandati, non era facile. Non furono pochi quelli che non tornarono più a sedersi su quella sedia davanti a lui. Quelli che hanno pazientato, sopportato e fatto tesoro dei suoi insegnamenti, invece, sono poi diventati i migliori giornalisti sulla piazza».
LARGO AI GIOVANI
E anche qui l’elenco sarebbe lungo, perchè i futuri e apprezzati professionisti dell’informazione, cresciuti anche sulle colonne di Flash e sotto l’occhio lungo di Vincenzo Prosperi, sono stati tanti. Fra loro ci piace ricordare, oltre al già citato Bruno e Andrea Ferretti, Marcella Rossi Spadea, Mario Paci, Filippo Ferretti.
«In un mondo in cui nessuno è disposto a credere, investire, scommettere sugli obiettivi delle nuove generazioni – ricorda quest’ultimo – io, grazie a Vincenzo, ma anche a Sandro, sempre presentissimo, a Flash mi sono subito sentito accolto, apprezzato. Dirigere questa rivista prestigiosa per tanti anni mi ha fatto conoscere, apprendere,e soprattutto crescere come cronista. Vincenzo, sempre acuto, sornione, sarcastico eppure così paterno, attento e sensibile, durante tutta la nostra collaborazione mi ha sempre trattato come un suo coetaneo, lasciandomi sempre libero di abbracciare iniziative editoriali nuove. E’ anche a lui che ho pensato qualche mese fa quando mi hanno consegnato un riconoscimento professionale, perché, nella mia carriera, mi sarei “sempre adoperato nei confronti del talento altrui”. Ecco, il suo sguardo attento nei confronti di me ventenne è stato un grande insegnamento negli anni successivi, affinché i sogni dei più giovani venissero sempre ascoltati e rispettati».
TESTATA LIBERA
La tiratura media di Flash è di circa milletrecento copie. La maggioranza spedite per posta agli abbonati, in tanti fra gli emigrati all’estero, anche fin oltre oceano. Più le copie distribuite in omaggio nelle sedi delle pubbliche amministrazioni, degli enti e delle associazioni. La linea editoriale, sempre apolitica e apartitica, di Prosperi stenta però a trovare sostegno nei palazzi del potere.
«Un periodico che non tratta di politica – spiega il figlio Alessandro –, che non serve al tornaconto, agli interessi di bottega dei partiti, non ha peso. A noi non ci si filavano nè quelli di destra, nonostante le tendenze destroidi di papà, di cui non faceva mistero, ma che mai sono trasparite dalle pagine di Flash, nè, tanto meno, quelli di sinistra. Un bene questo per la libertà di espressione del giornale, un male però sotto il profilo economico, perchè ci tagliavano puntualmente fuori da ogni tipo di contributo pubblico».
Nonostante le difficoltà Vincenzo Prosperi non molla e chiama a Flash un altro giovane di belle speranze. Antonello Profita. «Quando mi chiese di assumere la direzione del suo periodico – ricorda – pensavo fosse un altro dei suoi soliti scherzi. Ma quando c’era di mezzo Flash non scherzava mai. Quando, pur titubante, finii per accettare, mi fece sedere al suo posto della sua scrivania, e lì, sigaretta dopo sigaretta, abbiamo costruito, per anni, la rivista. Io con qualche idea, lui con tante. Vincenzo era un vulcano, inesauribile. Tenace, non si arrendeva mai, e stimolante. Aspetto burbero e animo tenero. Una mente giovane e moderna. Un vero editore, libero, che libertà concedeva ai suoi giornalisti. Andavamo spesso a cena insieme. Al Circolo Cittadino, o da Middio in via D’Ancaria, e di qualunque cosa si parlasse alla fine arrivava sempre la stessa domanda: perchè non ci scrivi un pezzo per Flash? La musica era la sua passione più grande. Si offrì anche per suonare l’Ave Maria di Schubert al matrimonio di mia sorella Roberta. Anche quella volta pensavo che scherzasse, e ancora una volta mi sorprese, presentandosi in chiesa per suonare con il suo violino…».
IL VIALE DEL TRAMONTO
Prosperi organizza frequentemente cene e festosi ritrovi con i suoi collaboratori più stretti. Approfitta anche, fra le tante ricorrenze, di ogni compleanno di Flash per passare qualche ora in allegria con loro. Feste in famiglia a cui si partecipa sempre molto volentieri. Nel 1989 alla grande festa per il decennale dalla fondazione di Flash al circolo Cittadino si posa per la tradizionale foto ricordo che riproponiamo qui sotto.
Vi figurano Iolanda Savignone in Squarcia, Erminia Tosti in Luna, Bruno Squarcia, Giuseppe Capretti, Antonio Spadea, Anna Maria Galvani in Ferretti, Antonio Paoletti, Bruno Ferretti, Franca Maroni, Giovanna Sereni in Prosperi, Marcella Rossi Spadea, Luca Luna e Vincenzo Prosperi. Un clima gioioso bruscamente interrotto da due gravi lutti familiari. L’anno successivo, 1990, Vincenzo Prosperi perde la moglie, Giovanna Sereni. Compagna di vita molto amata, ma anche prima collaboratrice e contabile di Flash.
A gennaio 1994 invece, lo lascia, anche lui prematuramente, il figlio Vittorio, musicista e appassionato di eventi e sport, nonchè presidente della Polisportiva Maga Game.
Due brutti colpi per il morale di Vincenzo, e forse anche per la sua salute. Ma lui si ributta, ogni volta, nel suo lavoro. A capofitto. Serve anche quello, in certe circostanze, per cercare di anestetizzare il dolore, celare la sofferenza, provare a riempire, almeno durante le giornate, vuoti incolmabili. L’8 ottobre 1994, a Villa Alvitreti si festeggiano i quindici anni di vita di Flash. Stavolta sono ancor più numerosi i collaboratori a stringersi intorno a Vincenzo Prosperi. Lui omaggia tutti gli intervenuti con una ceramica artistica celebrativa, appositamente realizzate per l’occasione dal maestro Luciano Cordivani.
Nella tradizionale foto ricordo, che segue qui sotto, mancano, pur presenti alla serata, solo Alighiero Massimi, Luciano Cordivani, Aleandro Di Silvestre e Orlando Grossi. Ma si possono riconoscere, da sinistra, Valerio Rosa, Pietro Frenquellucci, Pier Paolo Piccioni, Andrea Ferretti, Luciana Saporetti, Bruno Ferretti, Giovanni Giacomini, Franca Maroni, Flavia Cenciarini, Elma Anselmi, Carlo Paci, Giuliano Ghighi, Vincenzo Prosperi, Enzo Troilo, Luigi Girolami, Maria Paoletti, Enzo e Franco Morganti, Bruno Squarcia, Giorgio Sgattoni, Ugo Marinangeli, Cleto Capponi, Stefano Papetti, Andrea Anselmi, Bernardo Nardi, Giorgio e Alessandro Prosperi, Valerio Borzacchini, la piccola Laura Prosperi.
Una serata di festa velata di tristezza. La prima senza Giovanna. Con i figli di Vittorio, scomparso come detto all’inizio di quello stesso anno, Giorgio e Laura, a ricordarli. A Vincenzo e “Sandro” Prosperi restano Flash e un quotidiano condiviso nella stessa casa di Largo Crivelli. Il processo di progressiva informatizzazione della testata, già avviata da Vittorio snellisce il lavoro a tutti. Con l’inizio degli anni Duemila cominciano a lavorare ad un progetto ambizioso. La digitalizzazione di tutti i numeri di Flash con la scansione di ogni pagina e l’indicizzazione di autori e argomenti. Un lavoro immane.
Vincenzo Prosperi in compenso ha più tempo ora per le sue passeggiate, che ha sempre molto amato, in Piazza del Popolo, insieme agli amici che gli restano. «Con Vincenzo – dirà Erminia Tosti, che, insieme al marito Luca Luna, anche grazie a Flash hanno affinato le loro grandi doti di scrittori e divulgatori culturali – abbiamo condiviso tanti anni indimenticabili delle nostre vite. Il suo giornale ha fatto conoscere agli ascolani la storia e la cultura della loro città e della loro provincia con uno sguardo al presente e uno al passato. Lui ha saputo trasmettere la sua passione per il giornalismo a tanti giovani. Di tutto questo dobbiamo essergliene grati. Negli ultimi anni, dopo i grandi dolori che avevamo entrambi patito, ricordavamo spesso insieme il nostro passato, i nostri figli diventati adulti, la nostra giovinezza perduta. Ci interrogavamo sul senso della vita e della morte. Ma parlavamo anche di musica sinfonica, e della buona cucina che lui tanto amava. Poi, quando i problemi di salute hanno cominciato a tormentarlo, si è fatto strada in lui il desiderio di ricongiungersi presto alla sua Giovanna, e ai tanti amici che lo avevano preceduto».
Dal 2002 le sue condizioni di salute vanno infatti progressivamente peggiorando. Fin a quando ce la fa, pur sofferente e con la deambulazione compromessa, continua a lavorare al “suo” Flash da casa. La storica redazione di Palazzo Cesari ha già chiuso. Ora viaggia velocemente tutto su Internet, con l’avvento delle e-mail e altre diavolerie moderne che stanno soppiantando i fogli di carta. Nessuno deve passare più di lì adesso per lasciare i propri articoli. Alessandro prende progressivamente in mano tutta la situazione, sempre più difficile da coniugare anche con i suoi impegni lavorativi di consulente finanziario. Gli sponsor sono sempre di meno, e i contratti pubblicitari si acquisiscono con crescente difficoltà. I tempi si fanno sempre più duri per sopravvivere economicamente. Non ce la fa neppure Vincenzo Michelangeli Prosperi, a superare, come già riuscitogli, miracolosamente, negli ultimi anni, una nuova crisi respiratoria. E’ una estate caldissima quella del 2007, che non lo aiuta. Se ne va il 31 luglio. Flash, la sua creatura, continuerà le pubblicazioni senza di lui fino al 2014.
«Alla fine – racconta il figlio Alessandro – sono riuscito ad accedere per una annualità, poche centinaia di euro, tramite la Provincia, ai benefici della legge regionale 75. Ho cambiato la veste grafica della rivista e dato più spazio alla pittura di artisti ascolani grazie alla collaborazione della storica dell’arte Gabriella Mazzocchi. Poi ho dovuto arrendermi cessando le pubblicazioni. Ma la testata, sia cartacea che online, è ancora oggi attiva. Così come le pagine web e Facebook che tengo costantemente aggiornate. Grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio tutti gli articoli pubblicati su Flash sono stati scannerizzati e messi in rete su Enciclopedia Picena fin dal 2009 grazie al certosino lavoro di Raffaella Massimi, che negli ultimi anni aveva coadiuvato mio padre a Flash, e al prezioso supporto dell’informatico Alberto Mazzocchi».
Il papà non ha fatto in tempo a vedere completata la titanica impresa. Ma l’immenso e inestimabile patrimonio di Memoria accumulato dal suo Flash è in salvo. Disponibile per tutti, e per sempre, con un semplice clic, sullo schermo di un computer, o il display di un telefonino. Vincenzo Prosperi, sotto i baffi, lassù, ora, può tornare a sorridere.
SE VI SIETE PERSI “LE STORIE DI WALTER LUZI”…..
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