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Cristian Regnicoli, la leggenda del chitarrista sull’oceano

MUSICA - L'artista ascolano sta per debuttare sulle navi da crociera col nuovo "Guitar Revolution", live dedicato ai miti delle corde, dai Van Halen ai Dire Straits. In quasi dieci anni di viaggi ha girato più volte il mondo portando il suo talento ad ogni latitudine. Una storia unica che vale la pena di raccontare
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di Luca Capponi 

 

America, Caraibi, Australia, Giappone, Cina fino alle Isole Svalbard e alla Papua Nuova Guinea. Il giro del mondo a bordo di una chitarra. E un mestiere che, per certi versi, sa di antico, di avventura, di storie che si intrecciano fino, in certi casi, a divenire materia cinematografica. Solcando i mari, come il pianista di Tornatore.

Cristian Regnicoli

 

Sono quasi dieci anni, ormai, che il chitarrista ascolano Cristian Regnicoli, classe 1980, porta la sua virtù musicale a bordo delle navi da crociera. Una scelta di vita, umana e professionale, non affatto scontata per un talento come lui, che lo ha condotto verso un percorso artistico unico fatto di creatività, attività live, contaminazione e, quello non manca mai, studio.

 

La vicenda di Cristian va raccontata ogni volta che ve n’è la possibilità. Come in questo caso, dato che è prossimo il debutto del suo nuovo show live “Guitar Revolution“, in cui ripercorre le orme dei miti, dai Van Halen passando per Prince, Dire Straits, Queen, Gary Moore, Guns N’ Roses e Eagles.

Tappa in Costa Rica

 

«Si tratta di uno spettacolo nato dal bisogno di suonare con i miei musicisti – racconta Regnicoli -. Essendo però obbligato da esigenze organizzative a viaggiare in solitaria, ho cercato il modo per portarli ovunque grazie a un grande ledwall attraverso cui la band potrà esibirsi dal vivo insieme a me. L’ho concepito come una vera e propria dichiarazione d’amore verso lo strumento che accompagna il mio percorso da ormai più di 25 anni, la chitarra, e l’ho fatto inserendo in scaletta alcuni tra i chitarristi rock e le band che hanno segnato la mia adolescenza e a cui sono particolarmente legato».

Il tributo ai Beatles

 

Dunque, in questa nuova avventura in giro per il globo, il Nostro sarà accompagnato da un gruppo tutto piceno, composto da Sebastiano Ricci (batteria) Nick Di Donato (basso e voci) Mattia Parissi (tastiere) e Valentina Di Emidio (voci). Tutte le registrazioni dello show sono state effettuate al Musicandia Vintage Studio di Pierpaolo Piccioni ad Ascoli, mentre le riprese video della band dalla SR video promotion di Stefano Romani.

 

«Debutteremo il 30 di ottobre nel teatro della nave Msc Sinfonia e sto lavorando per portarlo nei prossimi mesi ad Ascoli – continua -. Questo nuovo progetto mi dà la possibilità di fare lo stesso lavoro ma di avere maggiori  soddisfazioni professionali, dato che terrò spettacoli in teatri moderni e con capienze importanti che vanno dagli 800 fino ai 1.500 posti, pieni tutte le sere e con sistemi tecnici di alto livello che mi consentono di lavorare anche su luci e proiezioni».

 

“Guitar Revolution”, però, non è l’unica creatura ideata da Cristian negli ultimi anni. Parallelamente, infatti, ha messo su un tributo alla sua band del cuore, i Beatles, che ha proposto con successo anche durante l’ultimo giro del mondo, partito da Genova e conclusosi nella stessa città ligure lo scorso maggio. Suonare, viaggiare e scoprire nuovi luoghi. Il senso vero della musica, che è scoperta continua.

 

«Il lavoro che faccio è quello di suonare a bordo delle navi, in situazioni sempre diverse, ed è questo uno dei punti di forza – conferma Regnicoli -. Ad esempio, molte volte mi sono imbarcato come chitarrista-cantante, in solitaria, proponendo un repertorio internazionale con chitarra acustica e voce, stile busker. Altro aspetto fondamentale è l’incontro con colleghi provenienti da tutto il mondo, a volte ti trovi a suonare con musicisti brasiliani o orientali, ad esempio, vivendo momenti che favoriscono la crescita. Giro il mondo ed ho la possibilità di fare ciò che amo, riuscendo a visitare una quantità di posti per cui non basterebbe una vita intera».

 

Poi Cristian conclude col suo solito modo scanzonato ma mai banale, essenziale a volte e sempre efficace, come i suoi assoli: «È fichissimo».

 

E di contraddirlo, proprio, non ce la sentiamo.


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