di Walter Luzi
Centoventicinque anni in tre ore. Non sarebbe stato facile per nessuno riassumere una storia tanto lunga e, almeno per almeno l’ultima metà, gloriosa. Ma l’amministrazione comunale doveva, e l’assessore allo sport Nico Stallone ci ha perso sonno e chili per lavorarci, parecchio, su. Chi è riuscito ad accaparrarsi uno dei preziosi inviti, e ha gremito il teatro massimo ascolano in ogni ordine di posti non è rimasto deluso. Giovani tifosi, e sportivi di ogni età a ritrovare tanti idoli del passato invecchiati anche loro. Qualcuno di loro non c’è più.
Uomini mutati in leggende. Lutti ormai lontani, come quelli del presidentissimo Costantino Rozzi e del “salvatore” Cino Del Duca. E dolori recentissimi, ferite fresche che ancora sanguinano, come gli addii strazianti a Renato Campanini, Carlo Mazzone e Francesco Scorsa. Tutti loro hanno scritto le pagine più esaltanti della lunghissima storia dell’Ascoli Calcio.
Armando Falcioni ne ha ben ripercorso, fra prosa e poesia, le tappe salienti in apertura di serata. Un racconto emozionato ed emozionante. E non poteva essere diversamente ieri sera. Massimiliano Ossini conduttore part time, lascia presto il microfono a Valerio Rosa per correre incontro ai suoi impegni televisivi romani dell’indomani.
Resta giusto il tempo di chiamare in palcoscenico gli eredi degli eroi più amati. I figli, i nipoti e pronipoti dei protagonisti principali, e indimenticabili, di quello che fu definito, a ragione, il “Miracolo Ascoli”. Con Fabrizio Rozzi, che ha voluto metter nome Costantino a suo figlio, le sorelle, i cui nomi iniziano, di tutte e tre, con la lettera A. Un presagio.
I nipoti di Carlo Mazzone hanno ancora il groppo in gola, e le lacrime, sincere, pronte ad affacciarsi, per un vuoto incolmabile al quale non si abitueranno mai. Dolori per scomparse di uomini onesti che da semplici eroi del pallone erano riusciti a diventare simboli forti, puri e fieri, di una terra e di un popolo. Loro, i più grandi, e tantissimi altri giocatori che quella maglia hanno onorato, e i colori, con la città di Ascoli, portano ancora nel cuore.
“Poldo” Campanini, la prima mascotte della squadra, che figura, bambino, in tante foto in bianco e nero, che racconta di quando contava le sigarette che fumava il papà per raccontarlo poi, dietro compenso, al mister. L’emozione delle figlie di Francesco Scorsa, mancato lo stesso giorno di Carlo Mazzone, e di Mimmo Renna, il condottiero dell’Ascoli dei Records, arriva fino al loggione. Autentica, condivisa, perché i grandi, qui, non saranno mai dimenticati. Ma grandi, amati e indimenticati, lo sono tutti. Quelli che, chiamati e applauditi, risalgono la pedana verso le luci del palcoscenico. Protagonisti ancora, come lo sono stati, un tempo, in campo.
L’elenco sarebbe lunghissimo, e ci sono stati molti altri che proprio non ce l’hanno fatta a venire. Giancarlo Pasinato, Riccardo Orsolini e Oliver Bierhoff intervengono in videochiamata. Poi tocca agli ex presidenti, quelli che si sono impegnati duramente in momenti critici per la sopravvivenza del club, ma che non potranno farcela mai a farsi amare quanto Re Costantino. Nazzareno Cappelli, Roberto Benigni, Giuliano Tosti. Francesco Bellini non c’è. Carlo Neri, quello attuale, manda un audio.
Anche molti ex allenatori ad Ascoli hanno lasciato un pezzo del loro cuore. Si sente quando esternano i loro ricordi. Aldo Sensibile, Massimo Cacciatori, che ha guidato la squadra in tre categorie, Bepi Pillon, il mister del ritorno in serie B con i “Diabolici”, Franco Colomba, Fabrizio Castori, quello di un miracolo-salvezza vero, Serse Cosmi, al quale quei soli sette mesi sulla panchina bianconera valgono una ovazione, e Massimo Silva. Ormai ascolano di adozione anche lui, già giovane bomber degno di fare coppia in attacco con un mostro sacro come Campanini, autore del gol che sbanca San Siro e regala all’Ascoli, contro l’Inter, la prima vittoria esterna in serie A. Non solo. Assente Marco Giampaolo, può ben dirsi lui l’ultimo allenatore ad aver guidato l’Ascoli nella massima serie.
La gallery delle varie top-ten incorona un emozionatissimo Meco Agostini come autore del più bel gol della storia ultracentenaria dell’Ascoli. Una sforbiciata volante, il 22 novembre 1987, ci sembra ieri, contro il Pisa, che ti fa saltare sulla sedia, oggi come allora. La carrellata di ricordi e di ex è senza fine che si alternano sulla grandi poltrone bianche in palcoscenico. Simone Boldini, Donato Anzivino, Adelio Moro, con i suoi tanti aneddoti, Castoldi, che celebra proprio oggi i 53 anni dal suo arrivo qui, nella sua città di adozione, Nicolini, eroe della partita del secolo contro il Cagliari, Flavio Destro, Gaetano Fontana, Gigi Giorgi che stese l’Ancona in un derby memorabile, Alessandro Scanziani e, applauditissimo, Daniele Cacia.
Hanno già proiettato le immagini tridimensionali e futuristiche del progetto della nuova Curva Sud. Con Hall of fame per custodire la memoria, sky box e spazi commerciali e per il merchandising. Presentato da una parata di politici e tecnici, sindaco Marco Fioravanti in testa, porterà il nome di Costantino Rozzi e sarà ultimata, secondo previsione, entro settembre 2025. Sperasi solo senza sforamento biblico dei tempi già registrato per la Tribuna Est “Carlo Mazzone”. Della vecchia sud restano centinaia di immagini e foto di coreografie che vengono proiettate fra gli applausi. E una montagna di bei ricordi.
Poi arriva l’Ascoli, al gran completo, dei giorni nostri. Quello di Pulcinelli, Botteghin e Nestorovski. Amato e sostenuto come sempre. E i capi della tifoseria più calda. Su un palcoscenico ora affollatissimo, sarà anche per l’ora che si è fatta, come una improvvisata discoteca, trova posto anche una consolle con tanto di Dj di grido. Musica a palla e sound alla moda per la presentazione, in anteprima, del nuovo inno dell’Ascoli nuovo di zecca. Staremo a vedere se avrà più successo del primo, quello dei Titta, che ancora noi più anziani canticchiamo sotto la doccia.
Nel frastuono di una bella serata andata un po’ lunga con i tempi non c’è più il tempo per l’ultimo ricordo. In una serata amarcord che ha fatto conoscere anche ad una rappresentanza della stampa l’onore del proscenio, avremmo voluto ricordare anche il nostro Bruno Ferretti, che delle vicende dell’epopea più esaltante per l’Ascoli fu il narratore più appassionato e competente. Peccato. Sarà per la festa del 130°.
Con una raccomandazione per i più giovani, che vestono, e vestiranno, quella maglia bianconera. Lì sotto non riempitevi solo di tatuaggi. Ma fate battere, forte, il vostro cuore. E’ il solo modo per essere grandi. E, non solo da queste parti, per farvi amare e ricordare. Come uomini, prima che come calciatori.
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