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I balneari esultano, la Cassazione boccia il Consiglio di Stato: «Ora la politica decida in fretta»

SAN BENEDETTO - Le reazioni di Enrica Ciabattoni della Confcommercio, Sandro Assenti di Confesercenti e Giuseppe Ricci di Itb Italia. Le sentenze del 2021 "cassate" per una "invasione di campo" del potere giudiziario rispetto a quello legislativo: «Finalmente inizia a riconoscersi come le decisioni siano state prese per colpire la categoria: il 2024 sarà fondamentale»
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Una spiaggia marchigiana

 

Atteso e pronosticato, è stato comunicato oggi, 23 novembre, il dispositivo della sentenza della Corte di Cassazione in merito al ricorso congiunto di Sib Confcommercio al quale si sono accodati Assonat e Regione Abruzzo, tra gli altri, inerente le due sentenze del Consiglio di Stato, del novembre 2021, con le quali si era intervenuto in merito al tema delle concessioni demaniali marittime e alla cosiddetta Direttiva Bolkestein.

 

«La sentenza impugnata, di conseguenza, è affetta dal vizio di eccesso di potere denunciato sotto il profilo dell’arretramento della giurisdizione rispetto ad una materia devoluta alla cognizione giurisdizionale del giudice amministrativo», scrive la Cassazione, «di conseguenza, la sentenza impugnata è cassata con rinvio al Consiglio di Stato».

 

Dunque una vittoria per il settore balneare che aveva duramente contestato fin da subito l’intromissione del Consiglio di Stato nel potere legislativo: si ricorderà che i punti fondamentali delle due “sentenze gemelle” erano l’obbligo di terminare le attuali concessioni al 31 dicembre 2023 e di attivare bandi di evidenza pubblica subito dopo, e il divieto al Parlamento Italiano di legiferare con ulteriori proroghe oltre quella data.

 

La sentenza arriva a distanza di qualche mese dalla precedente sentenza della Corte di Giustizia Europea la quale aveva stabilito l’eventuale applicazione della Bolkestein «qualora» vi fosse scarsità della risorsa naturale. Al che il governo Meloni ha effettuato una ricognizione delle spiagge date in concessione da cui è risultato che le concessioni balneari rappresentano il 33% delle spiagge italiane (e quindi il 67% sarebbe libero, anche se questi dati e la loro interpretazione sono contestati da alcune opposizioni e associazioni).

 

Entusiasta Enrica Ciabattoni della Sib Confcommercio della Provincia di Ascoli: «Dopo 15 anni di cose negative, finalmente qualcuno si è accorto che veniamo da decisioni prese, quasi di proposito, contro la nostra categoria. Ringraziamo il presidente Sib Antonio Capacchione, anche avvocato, che ha deciso di andare in contrapposizione a queste decisioni proprio sul fronte della legittimità giuridica. Ora sta alla politica prendere le decisioni, non ai giudici. E sperare che in Europa interloquiscano con noi: dicono di valutare la scarsità su base regionale e poi abbiamo situazioni come in Spagna dove anni fa furono accordati fino a 70 anni di concessione. Il problema è che qui in Italia ci sono interessi di grandi società, perché se gli stabilimenti andassero all’asta a vincere non sarebbero le famiglie che contano su qualcosa su cui campare, ma i grandi gruppi».

 

Da parte sua Sandro Assenti, presidente regionale della Confesercenti, commenta: «Quando il Consiglio di Stato emise la sentenza, mi resi conto dell’eccesso di potere dei giudici che si sostituivano a un parlamento eletto dal popolo. Questa sentenza consentirà alla politica di decidere senza il timore che un giudice qualsiasi possa impugnare decisioni legittime».

 

Ma cosa accadrà adesso per il settore? «Cassate le due sentenze, qualcuno ipotizza che al momento si torna alla legge precedente, la cosiddetta Centinaio, con una proroga al 2033. Ma occorre fare presto: c’è una commissione permanente tra governo e associazioni, il tema della scarsità della risorsa. Dunque il governo Meloni nel 2024 interverrà sul settore libero da condizionamenti. E nel caso peggiore, persino le norme attuative di una eventuale “asta” dovranno essere scritte dal governo in carica».

 

Infine Giuseppe Ricci, presidente di Itb Italia: «Bene la sentenza ma occorre al più presto trovare la soluzione, siamo persone che lavorano e non pezzi di legno, questa situazione che si protrae da 15 anni ci sta fiaccando nel fisico e nella volontà. Il governo adesso ha l’obbligo di intervenire e fare chiarezza: basta coi giudici, si vada alla soluzione migliore per le imprese esistenti e per lo Stato: diritto di superficie con riscatto alle imprese per le aree commerciali regolarmente concesse alle imprese».

 

 

 


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