Pochi giorni fa il ministro Francesco Lollobrigida con un decreto ha inserito il “Cordisco” nel Registro nazionale della Vite. La decisione ha scaturito la reazione di imprese del settore vitivinicolo. Interviene il Partito Democratico con la propria segreteria provinciale di Ascoli. Lo fanno con Marica Cataldi e Alessandro Ricci, a poche ore dalle dichiarazioni dell’ex deputato dem Luciano Agostini. Non a caso Cataldi e Ricci, rispettivamente di Offida e Ripatransone, provengono da territori dove pullulano numerose aziende vitivinicole della provincia di Ascoli.
«Il rischio concreto è che a fianco della dicitura Rosso Piceno in etichetta i consumatori anziché la denominazione “Montepulciano” saranno costretti a trovare la dicitura “Cordisco”, generando non pochi problemi ad imprese e consumatori. Non capiamo – dicono Cataldi e Ricci – il perché di questo attacco così violento da parte di Fratelli d’Italia e Lega alle imprese marchigiane e in particolare del Piceno, dato che quest’ultime rischiano di trovare diminuiti i fatturati a causa della confusione che si genererà nella lettura dell’etichetta da parte dei consumatori. D’altronde tra un vino composto di Montepulciano e San Giovese piuttosto che uno di Cordisco, di cui nessuno conosce la genesi, e San Giovese, cosa sceglierebbero i cittadini?
Si tratta di una ricaduta – proseguono – anche dal punto di vista occupazionale in un territorio che vede la più alta concentrazione di imprese vitivinicole delle Marche, molte delle quali situate anche nel cratere sismico. È una beffa pensare inoltre che il presidente della commissione Agricoltura della Camera dei deputati Mirco Carloni unitamente all’assessore regionale all’agricoltura Andrea Antonini proprio questa sera organizzino un evento per illustrare i loro grandi successi. Cosa racconteranno? Di come insieme a Fratelli d’Italia hanno tradito il Piceno?
Riteniamo che il termine “Montepulciano” non sia di proprietà di una regione o di un soggetto, ma bensì di tutta la collettività e generare una battaglia tra territori non farà altro che fare danni a tutti. Invitiamo pertanto la Regione Marche ed il Governo nazionale a provvedere alla rettifica dell’atto – concludono i due esponenti del Pd – per questo i nostri referenti istituzionali in Regione e in Parlamento, Anna Casini e Augusto Curti, si stanno già muovendo per presentare degli atti correttivi del decreto di Lollobrigida. Un decreto che tra l’altro è in contrasto con la norma sul “Testo Unico del Vino” approvato nel 2016 e le ultime direttive della Comunità Europea».
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