In queste ore tantissimo si sta parlando della questione femminile. La scomparsa della giovane Giulia ha colpito in maniera profonda ognuno di noi, scoperchiando un vaso di pandora che da anni rimane coperto: «Le donne sono, ancora oggi, e in tutto il territorio italiano, vittime di violenze verbali e fisiche, vittime di una cultura patriarcale che continua a imperversare nel nostro Paese», commentano dalla Cgil, Cisl e Uil del Piceno.
«Nel nostro territorio la situazione non è migliore: negli ultimi mesi abbiamo dovuto leggere sempre più spesso di casi di violenze domestiche, di insulti, di fischi per strada.
Una realtà – si legge ancora nella nota sindacale congiunta – che è sempre esistita purtroppo, solo che molte donne hanno iniziato ad avere la forza di denunciare.
Ma questo non basta, l’azione dei centri antiviolenza deve essere rafforzata, sempre di più, e bisogna promuovere percorsi di riflessione ed educazione che riguardino gli uomini».
Non a caso tale cultura si riflette anche sul mondo del lavoro.
I DATI – Le donne, anche nel nostro territorio, sono soggette a retribuzioni mediamente più basse, siano costrette, molto spesso, al part-time involontario, che arriva a quasi il 50% delle occupate nel nostro territorio, siano più degli uomini esposte a contratti precari, e basti pensare che solo il 36% delle occupate ha un contratto a tempo indeterminato e a tempo pieno.
«I dati che leggiamo non ci sorprendono – sono le parole di Maria Calvaresi, segretaria confederale della Cgil Ascoli – la cultura patriarcale permea il nostro territorio da anni, e non vi sono miglioramenti.
Le violenze nei luoghi di lavoro sono tantissime, e purtroppo soltanto una minima parte di queste denunciate. E’ una cultura che permea ogni attività sociale, e ovviamente colpisce anche il mondo del lavoro. Ancora di più, purtroppo, in una provincia così in difficoltà come la nostra.
C’è da fare molto di più, promuovere cultura della consapevolezza e dell’educazione effettiva tra gli uomini, promuovere l’occupazione femminile con politiche adeguate e combattere tutte le forme di violenza e discriminazione, anche quelle che vengono considerate residuali».
«Il 25 novembre di ogni anno – continua Maria Teresa Ferretti, responsabile Cisl – ci vede impegnati a riflettere, evidenziare, valutare, proporre azioni che mettano in risalto il grave problema della violenza sulle donne.
Siamo sicuri che sia una questione culturale che però non possiamo pensare solo riferita alle donne, per questo motivo riteniamo che ci si debba concentrare molto sul tema della violenza di genere.
Partendo dai luoghi di lavoro attraverso le nostre rappresentanze vogliamo sempre più “far parlare” della violenza di genere attraverso azioni di informazione, sensibilizzazione, vicinanza utilizzando al meglio uno straordinario strumento che abbiamo a disposizione, la contrattazione collettiva a tutti i livelli».
«Dobbiamo rompere il silenzio delle donne -conclude Paola Luzi, della Uil – promuovere una politica di informazione della violenza in qualsiasi sua forma, anche e soprattutto quella verbale, non accetto di sentire parole come: “voi qualche volta con il vostro modo di fare ve le tirate, l’ira, l’ingiuria”. E’ questa ancora oggi la mentalità di alcuni. Basta. C’è bisogno di rispetto e cultura nel saper accettare i no e la differenza di opinione».
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