di Luca Capponi
«Inutile nasconderlo: c’è molta preoccupazione, sappiamo bene che due corsie non sono sufficienti e che al tempo stesso non esiste una soluzione alternativa. Il problema dell’A14 ci tocca a livello professionale ma anche e soprattutto umano. Oltre a comportare disagi a livello di percorrenza, con pesanti ripercussioni sul nostro lavoro, dopo la perdita di Pamela quel tratto rappresenta per noi una ferita ancora aperta».
C’è un aspetto della complicata situazione relativa al passaggio Piceno-Fermano della A14 che spesso resta fuori da discorsi e considerazioni, finanche da quelle più importanti. E cioè che c’è gente, tanta gente, per cui muoversi lungo l’autostrada rappresenta un lavoro. Un lavoro che, a seconda delle condizioni e degli orari, può diventare molto pericoloso. Perché qui, tra San Benedetto e Pedaso, oltre al restringimento a collo di bottiglia che causa la riduzione da tre a due corsie di marcia, i lavori in corso sembrano perenni. E i tempi di percorrenza, biblici. Con tutti i rischi del caso.
Lo sanno bene alla Conad Adriatico, florida rete di imprenditori dettaglianti indipendenti associati in cooperativa (con un fatturato che nel 2024 supererà i 2.200 milioni), protagonista della distribuzione al dettaglio di prodotti di largo consumo con ben 470 punti vendita dislocati in Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e, appunto, Marche. Per loro, come per tanti altri, il transito sulla A14 è diventato una specie di eterna via crucis.
«Si tratta di una situazione molto impattante per il trasporto delle merci dirette verso le nostre piattaforme del centro sud», conferma Mirco Papili, direttore della logistica.
«I rallentamenti quotidiani provocano grandi perdite di tempo che producono il rilevante innalzamento dei costi che dobbiamo sopportare per garantire la puntualità – continua -. Gestire la filiera distributiva è diventato ancor più complicato, anche dal punto di vista della forza lavoro, perché l’obiettivo è sempre quello di recuperare i ritardi. Ciò ci ha costretto a impostare nuove modalità di lavoro, ciò nonostante fino ad ora siamo riusciti, seppure con difficoltà, a non gravare sul consumatore finale. La complessità deriva dal fatto che dobbiamo organizzare in maniera diversa gli ordini ed i turni, che in determinate situazioni ci costringono ad aumentare la forza lavoro ed assegnare orari notturni sia per chi effettua le consegne, e che quindi è costretto a stare in strada, sia per chi opera nei magazzini».
C’è però un altro punto, anch’esso spesso trascurato, che provoca scoramento a realtà molto attente a tematiche green come la Conad.
«Ci crediamo, la nostra politica in tal senso è sempre stata chiara, abbiamo investito molto sulla sostenibilità ambientale cercando di ridurre al massimo le emissioni di CO2 – prosegue Papili -. Ad ogni carico, poi, cerchiamo di riempire i mezzi al massimo per gravare il meno possibile. Poi però assistiamo impotenti a camion in coda per 2-3 ore con gli scarichi accesi, che producono un inquinamento difficilmente calcolabile; ci sentiamo delusi, demoralizzati e frustrati, come se il nostro sforzo, vano, risultasse del tutto banalizzato».
«Ad allarmare – va avanti – c’è l’assoluta mancanza di un progetto di rilancio della A14, di una soluzione che possa dare respiro, poiché diventa difficile ragionare anche solo sulle tempistiche. Tutto ciò non fa che aumentare gli interrogativi: quanto si può andare avanti così? Quanto possono resistere le realtà imprenditoriali più piccole? Terminata questa manutenzione, poi, cosa accadrà? Saremo di nuovo al punto di partenza? Perché non si è intervenuti prima?».
Il 13 aprile del 2022 è una data che alla Conad Adriatico non dimenticheranno mai. Quella mattina, sul tratto autostradale tra Grottammare e San Benedetto, perse la vita Pamela Paolini, dipendente del Conad di Monsampolo. La giovane mamma di tre figli, quella mattina, stava come sempre recandosi a lavorare. Un tamponamento con un grosso mezzo, in prossimità di un cantiere, se l’è portata via a 41 anni.
«Una tragedia che ha lasciato il segno su tutti noi, tutt’oggi siamo in difficoltà quando ne parliamo – conclude Papili -. La scomparsa di Pamela ha lasciato una scia di dolore difficilmente rimarginabile».
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