di Pier Paolo Flammini
Si fa davvero fatica a commentare la decisione del Comune di San Benedetto, illustrata in una conferenza stampa nell’Aula Consiliare, tempio della democrazia e della partecipazione cittadina che non osiamo dire sia stato profanato, ma quanto meno adoperato senza quel po’ di sale in zucca da comprendere come quello non fosse il luogo adatto, come questo 6 dicembre 2023 non fosse il giorno adatto, e come, per via assoluta, un’Amministrazione Comunale non dovrebbe elargire denaro pubblico per mostrare modelle in perfetta linea e costumi attillati per promuovere (lo so, fa ridere) la propria città.
Parliamo del calendario Miss Grand Prix 2024, ma davvero, in questa sede, ci fermiamo qui, evitiamo dettagli sull’opera, capiteci.
L’autogol è clamoroso e rischia di travolgere il nome San Benedetto sui media nazionali o su quella sfera pubblica oggi chiamata social.
Ma appunto per questo, non avere la sensibilità di capire tutto questo, oggi, nel 2023, è grave. Lo è sia dal punto di vista culturale che da quello amministrativo che, oltretutto, per quello turistico.
Abbinare agli scorci più suggestivi della città i corpi di donne – e perché non di uomini, tra l’altro – molto giovani, è una decisione che è fuori dal tempo, dalla sensibilità collettiva attuale (ma potremmo retrodatarla a molti decenni addietro, almeno) e persino dalla programmazione turistica cittadina, se esiste e che non va confusa con i calendari degli eventi. Addirittura usare il corpo femminile a corredo di opere d’arte ignare, come i loro scultori, di essere adoperate a tal scopo.
Qualcuno si è interfacciato, come minimo, con l’Assoalbergatori per sapere se questo taglio di programmazione è in linea con quello ricercato dalle imprese turistiche cittadine? O il primo che si alza e ha un’idea ottiene un finanziamento, in questo caso di 7 mila euro, indipendentemente da quel che propone?
Un minimo di grano salis avrebbe imposto almeno di rinunciare alla presentazione nel tempio (ex?) della rappresentanza cittadina, alla luce dell’ondata emotiva degli ultimi giorni proprio sulle questioni di genere. L’errore era stato fatto ma ribadirlo dando in pasto all’opinione pubblica una cafonata di questa portata no, non era ammissibile e invece, incredibilmente, lo si è fatto.
Il danno per la città di San Benedetto, più che economico relativo al contributo di 7 mila euro elargito, di immagine – e si spera che miracolosamente resti tra le nostre quattro mura e non divampi su scala più vasta – è stato già compiuto.
Per rimediarlo, occorrerebbe che le autorità non presenti in sala consiliare – il sindaco Antonio Spazzafumo era annunciato ma poi si è ben guardato di errare, l’assessora al Turismo Cinzia Campanelli non si è vista, la neo-assessora alla Cultura Lia Sebastiani non si è vista e sarebbe cosa buona che entrambe esprimessero la loro opinione su un intervento che riguarda i loro campi e delegato misteriosamente al consigliere Umberto Pasquali, presidente della Commissione Pari Opportunità (sembra un ossimoro, lo è, andiamo avanti), immortalato nella foto ricordo insieme ad altri due uomini rigorosamente in pantaloni, mentre le quattro giovanissime ragazze fotografate nel calendario erano in minigonna e tacchi a spillo – si scusassero con la città.
Il contributo non può essere ritirato (se c’è un accordo firmato e se le stampe sono state distribuite) ma almeno, invece di fare di questi calendari vera e propria carne da macello da donare gratuitamente ai cittadini che ne facessero richiesta (qui scivoliamo nell’ultra-trash, bontà loro), suggeriamo di mandarli al macero, in modo che la Picenambiente possa riciclare della carta per farne un uso più utile.
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