di Walter Luzi
La Standa è già una solida realtà economica nazionale quando, nel 1941, in piena Seconda Guerra Mondiale, apre la sua cinquantaduesima filiale ad Ascoli Piceno. L’unica della provincia picena, come usa fare la dinamica azienda milanese di Via Torino, nata appena dieci anni prima per merito della famiglia Monzino. La diffusione dei punti vendita del loro brand su tutto il territorio italiano è stata immediata e capillare. “Società anonima magazzini standard” l’avevano chiamata i benemeriti fondatori. Ma fu il Duce in persona, notata l’insegna del negozio di Corso Umberto a Roma, sette anni dopo, a ordinarne subito il cambio del nome, così, secondo lui, insopportabilmente anglosassone. La Standa di Ascoli apre i battenti in un piccolo locale affacciato sulla centralissima Piazza Roma. Proprio di fronte, dall’altra parte della piazza, c’è il premiato emporio di Michele Gabrielli, attivo fin dal 1892. E’ ancora una via di mezzo fra un bazar e una ferramenta, ma è destinato a crescere vertiginosamente, grazie ai suoi intraprendenti discendenti, nello stesso ambito della grande distribuzione, nei decenni successivi. Il magazzino, con le riserve della merce in vendita alla Standa, sta invece in un altro locale in Via d’Ancaria, e i dipendenti fanno su e giù tutti i giorni, quando occorre rifornire banchi e scaffali. Magazzinieri e commesse si aiutano nel trasporto con una rudimentale carriola su cui caricano tutto il necessario, ma non è il massimo della comodità.
LA CRESCITA
Gli affari in compenso vanno benone. Nel 1954 il gruppo decide di investire in questa città di provincia. Mette mano infatti al primo grande ampliamento del punto vendita, con la riunificazione di diversi piccoli locali confinanti già adibiti agli usi più svariati, fra cui anche la bottega dell’ultimo maniscalco della città. La modernità, ancora identificata come progresso generale, è inarrestabile. La società dei consumi batte, prepotente, alle porte. I grandi locali che se ne ricavano disegnano il primo tempio della grande distribuzione nel Piceno. La nuova Standa, antesignana dei grandi centri commerciali che verranno a sconvolgere mentalità e abitudini della gente, si affaccia sul cuore pulsante della piccola cittadina. Dall’ingresso di Piazza Roma, passando fra scaffali ed espositori ricolmi di ogni ben di Dio, e dribblando manichini a grandezza naturale vestiti a festa, si sbuca direttamente nel salotto buono della città.
Affollatissimo, a tutte le ore di ogni giorno della settimana. Ribollente di vita ed energia, di gioventù fremente che socializza senza i social, e si guadagna l’amicizia, quella vera, degli altri, nell’unico modo. Mettendoci il cuore. Si passeggia tutti in piazza, per ore, su e giù, vasche su vasche, conversando animatamente di ogni cosa della vita, e tenendo sempre un occhio a chi si incrocia. Con la speranza di incontrare quel ragazzo, o quella ragazza, che ti piace. Che sei venuto apposta fino in centro, con il motorino o con il servizio urbano, per poter tentare di vedere. E il tuo like farglielo leggere nei tuoi occhi. Un like che valeva, quasi sempre, per tutta la vita.
«Il centro era sempre pienissimo di gente. Lo struscio finiva quando abbassavamo le serrande – ricorda Giggino Morganti – il tempo di cambiarmi e, all’uscita, la piazza si era già svuotata. Non c’erano infatti i dehors, o gli apericena con l’immancabile flut di prosecco in mano, tanto di moda oggi. La gente, dopo il lavoro, o lo svago, se ne tornava a casa propria, in famiglia».
Attraverso le nuove, ampie, vetrine aperte sotto il loggiato di Piazza del Popolo, si può sbirciare dentro. A occhi sgranati. Con la consapevolezza, nuova e inebriante, di poter facilmente fare proprio, ora, con modica spesa, tutto quello che ti serve, o che hai sempre desiderato. Abbondanza segno di generale benessere, nella montagna di articoli, utili o superflui poco importa, stipati su tre piani, che ti aspettano. Visti fino ad allora, magari, solo alla tv. La plastica che si affaccia a sostituire tutti gli altri materiali per oggetti destinati ad ogni uso. Bella, leggera, multicolore, economica, e resistente. E, purtroppo per l’ambiente, pressochè indistruttibile. Biodegradabile è un termine ancora sconosciuto. Le merci sono ordinatamente disposte sui tre piani di esposizione. All’ultimo sono stati spostati i prodotti destinati all’alimentazione. E’ il primo supermercato alimentare ad aprire, nel 1959, in Ascoli.
La prima spina nel fianco per i piccoli negozietti e le drogherie di quartiere. Il primo in Italia la Standa lo aveva inaugurato, tre anni prima, a Napoli. Nel 1958, a Milano, attiva la formula del self-service. Nel 1962 invece, a Torino, apre il primo magazzino dotato di parcheggio privato per i propri clienti. Standa, “la casa degli italiani” come reciterà lo slogan pubblicitario più conosciuto, sarà sempre un passo avanti.
I PRIMI DEFILE’
La Standa assume tantissimi dipendenti. In stragrande maggioranza donne. Autentiche pioniere di quella emancipazione femminile attesa da millenni, e che esploderà con le grandi battaglie del Sessantotto. Anche in Ascoli la Standa gioca di anticipo. Addette alle pulizie, commesse, vetriniste, impiegate amministrative, ma, molto spesso, anche capireparto e capo uffici. Come Anna Maria Pulitini ed Enrica Capriotti. Donne che cominciano a prendersi in mano, con l’indipendenza economica, la propria vita, e a conquistarsi, con merito e competenza, posti di comando e responsabilità. Donne che sanno fare squadra nell’interesse dell’azienda. Che sanno mettersi in gioco, e giocare anche. Come quando accettano con entusiasmo di trasformarsi in improvvisate modelle per le periodiche sfilate di moda… aziendale in Piazza del Popolo.
Prime top model ascolane, fatte in casa. In queste occasioni si prestano ad indossare i modelli di abiti appena arrivati delle nuove collezioni. Civetteria tutta femminile e pragmatismo produttivo si fondono in allegria in certe occasioni. Anche perchè la Standa è proprietà molto attenta al benessere dei propri dipendenti.
«Uno dei grandi padri fondatori della Standa – ricorda sempre Morganti – Italo Monzino, a cui è stato intitolato a Milano anche l’Istituto Scientifico-Cardiologico, frutto di una sua donazione, regalava ai suoi dipendenti soggiorni di quindici giorni al mare prima, e altri quindici in montagna poi. Anche con l’arrivo di Berlusconi le cose non sono cambiate. Solo che lui optava per le crociere premio con tanto di Vip testimonial al seguito. Oltre che per i tradizionali, ricchi pacchi dono in occasione del Natale».
In effetti la Standa, fondata dalla famiglia Monzino, passerà in mani diverse nel corso dei suoi quasi ottant’anni di vita, e arriverà a contare, nel periodo del suo massimo fulgore, circa ottocento filiali in tutta Italia, con quasi dodicimila dipendenti. Un gruppo secondo solo alla Rinascente. Luigi Morganti viene assunto in Standa nel 1972. Da sei anni l’azienda è passata sotto il controllo del gruppo Ferruzzi-Montedison. E’ fra i banchi del supermercato più famoso d’Italia che conosce Adriana Pucciarelli. Lei ha solo vent’anni. Si sposeranno tre anni dopo, e gli darà tre figli: Alberto nel 1977, Maria Grazia nel 1979 e Simona nel 1981. «Ci andò anche bene – rivela sempre Morganti – perché fino a pochi anni prima solo ad uno dei due dipendenti che si sposavano veniva confermato il posto di lavoro. L’altro doveva lasciarlo. Poi questa regola interna venne abolita, e noi potemmo così restare entrambi».
“Giggino” Morganti in Standa sarà il factotum: facchino, magazziniere, manutentore, e, da ultimo, anche vetrinista. Soprattutto amerà il suo lavoro. E continua a ricordare ancora oggi quanti, come lui, hanno scritto la storia della Standa nella sua città. «I direttori Di Mattia e Cairoli prima del mio arrivo – racconta sempre Luigi Morganti – e poi Fabbri, Peretto, Castelli, e, da ultimo, Zadro. Oltre alla Pulitini e alla Capriotti, prima ed ultima mie capufficio, ricordo con grande affetto il capo alimentarista Dario Babinelli, Angelini, l’ispettore Minelli, Albanesi, Pirro Stipa, e lo storico magazziniere Tonino Marinucci».
LADRI E MASCHERE
Una lunga vita lavorativa che riaffiora in mille aneddoti di quotidiano impegno. «Noi dipendenti dovevamo tenere anche gli occhi bene aperti per prevenire i furtarelli delle merci in vendita – ricorda sempre Morganti – in assenza, all’epoca, di telecamere di video-sorveglianza e di dispositivi anti-taccheggio. Le contestazioni in flagranza erano frequentissime. C’era la signora Marcelli, che per individuare ladruncoli e cleptomani a prima vista aveva un fiuto infallibile. Una sorta di sesto senso che la metteva in condizione di sorvegliare fin dall’ingresso, e poter bloccare così a colpo sicuro, i malintenzionati. Gli articoli di abbigliamento, profumeria e cosmesi i più appetiti. I dipendenti che sventavano i furti avevano poi diritto ad un premio in busta paga pari al 50% del valore delle merci recuperate».
Durante il periodo di Carnevale poi tutto il personale lavora in maschera, e puntuali arrivano i riconoscimenti della locale Confcommercio che organizza l’apposito concorso riservato a tutte le attività commerciali della città.
Nel 1988 la Standa passa ancora di mano. Stavolta alla Fininvest. Il 70% delle sue azioni vale mille miliardi di lire.
Ma sono finiti per sempre i tempi romantici del padrone filantropo. Il capitalismo inizia a mostrare il suo volto peggiore. Speculazioni senza scrupoli e manovre finanziarie spregiudicate sono tese ora solo a realizzare facili liquidità per le holding e ricchi dividendi per gli azionisti. Di prospettive positive per il futuro della gente e per lo sviluppo del Paese nessuno si preoccupa più. Dopo dieci anni di berlusconismo quello che resta della Standa nel centro-nord passa prima, nel 1998, alla Coin, e poi, nel 2001, alla austriaca Billa controllata dal gruppo tedesco Rewe.
In Ascoli il supermercato alimentare Standa distaccato in Via Napoli passerà infine alla Conad. Il superstite settore abbigliamento in centro, dopo una breve gestione Coin, chiuderà tristemente i battenti nel 2000. “Giggino” Morganti passerà alla Oviesse (gruppo Rewe) del nuovissimo centro commerciale Al Battente i suoi ultimi anni di servizio. Ora la gente è lì dentro che va a passeggiare. Dove fa fresco d’estate e caldo in inverno. Dove si parcheggia facilmente, e gratis. Poco importa se Piazza del Popolo, con tutto il centro storico, silenziosi, bui e semideserti, vanno ormai morendo. Se con la chiusura della Standa si è chiusa anche una epoca che ricorderemo per sempre con nostalgia. Giggino Morganti è andato in pensione nel 2007. Oggi, con Adriana, fanno i nonni ai loro sei nipoti.
SE VI SIETE PERSI “LE STORIE DI WALTER LUZI”…..
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