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Ascoli: cuore e gambe per imbrigliare il Catanzaro

SERIE B - La squadra di Castori premiata per il pressing asfissiante, per 96 minuti, in tutte le zone del campo. Un arbitro, vestito come il portiere ospite, che ha concesso il lecito e l'illecito
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di Lino Manni

 

L’Ascoli si fa un bel regalo di Natale e lo dona a tutti i suoi tifosi: una vittoria, una gioia che mancava da ben sei giornate. Ormai se n’è era perso il gusto. Una partita gagliarda e tosta quella dei bianconeri autori di un pressing asfissiante a tutto campo per 96 minuti. All’inizio ero compiaciuto ma anche preoccupato. Mi chiedevo se Di Tacchio e compagni avrebbero tenuto quel ritmo sino alla fine. L’Ascoli ha retto e non ha concesso nulla o quasi al Catanzaro. In avanti Mendes di testa le ha spizzate tutte lui; Rodriguez una scheggia impazzita che corre a destra e sinistra. Entrambi sono bersaglio dei difensori avversari. L’arbitro ha lasciato correre tutto, il lecito e l’illecito. Ha diretto alla Concetto Lo Bello che comandava e nessuno poteva contraddirlo. Un arbitro più volte confuso con il portiere del Catanzaro: vestiti uguale a parte i pantaloncini. Dopo il gol di Mendes, la traversa di Rodriguez e il rigore non concesso si va al riposo e colgo l’occasione per un caffè corretto all’anisetta. La giornata sembra tranquilla. Nella ripresa la musica non cambia. Ad orchestrare sono sempre i bianconeri. Viviano vive un pomeriggio tranquillo tanto da permettersi un sorso d’acqua a ogni rinvio. Bellusci, Botteghin e Quaranta: quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. A centrocampo Di Tacchio, Giovane e Masini hanno macinato chilometri. La mia unica preoccupazione fino alla fine era Fabrizio Castori, classe 1954 come me. In tuta e giaccone passeggiava nervosamente davanti alla panchina, gesticolando e incitando i suoi. Tensione psicofisica, preoccupazione, inquietudine che per uno navigato come lui non sono mai sconfinate nella paura.


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