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Il Galà dello Sport 2023 diventa un tributo ad Ascoli “Città Europea dello Sport 2025”

ASCOLI - Alla tradizionale kermesse del Teatro Ventidio Basso l'emozione dei videoclip che hanno accompagnato le imprese dei tanti campioni del presente e quella, palpabile, dei tanti protagonisti del passato. L’impegno di grandi aziende locali per sostenere lo sport cittadino e del Comune per dotarla di impianti all’altezza. Anche le opere dei maestri ceramisti ascolani negli impianti sportivi contro la violenza sulle donne
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(foto da profilo Facebook di Marco Fioravanti)

 

di Walter Luzi

 

Galà dello Sport ascolano. Riconoscimenti e auguri. Emozioni e ricordo. Autocelebrazione e festa collettiva. Tutto in una sera. Forse anche troppo in una soltanto. La grande, tradizionale kermesse prenatalizia dello sport ascolano si snoda nella solenne cornice del Teatro Ventidio Basso come, per restare in tema, una lunga maratona. Ed è un peccato. Perché se la festa vuole, e deve, essere di tutti, vale anche per i relegati in fondo alla interminabile scaletta della serata.

 

Il tributo della “Città Europea dello Sport 2025” ai suoi tantissimi praticanti, noti e meno noti, riserva infatti, doverosamente, il prime time ai big. Ai campioni di oggi. Quelli che, anche grazie ai suggestivi videoclip che li presentano, danno i brividi. Come Simone Vagnozzi, fra gli allenatori della nazionale di tennis, subissato di riconoscimenti dopo il recente trionfo italiano in Coppa Davis. E dalla cittadinanza aspramente contesa, ora, per questo, fra San Benedetto, Ascoli e la sua San Silvestro di Castorano.

 

E’ raggiunto dalla videochiamata in diretta appena in tempo, a bordo di un aereo poco prima del decollo. Riccardo Orsolini, bomber vero in serie A, è raggiunto invece in ritiro con il suo Bologna in una stanza d’albergo. Perde volentieri qualche ora di sonno, sperando che il mister non venga mai a saperlo, per raccogliere, in videochiamata anche lui, l’ovazione che il Ventidio gli riserva. Orgoglio dello sport ascolano, lo definisce la motivazione. Orgoglio davvero per uno come lui, che, partito dalla sua Rotella è arrivato fino in Nazionale, ma senza perdere mai l’umiltà che appartiene solo ai campioni veri, e quel sorrisone da bravo ragazzo di provincia sempre stampato in volto. Raccomanda ai giovanissimi di continuare divertirsi nel proprio sport, ma mettendoci sempre tenacia e impegno per migliorarsi. Parole sante.

 

Insieme a lui il primo proscenio è per gli altri big del galà. Nazzareno Di Marco, discobolo e neo capitano della Fiamme Oro, Marco Nardinocchi, neo campione italiano di trials, Lorenzo Melosso, cavaliere senza macchia e senza paura acclamato come una star, e il giovanissimo e talentuoso Jan Matteoli. Il diciottenne snowboarder torinese è il primo atleta italiano ad essere salito sul podio in una gara di big air di Coppa del Mondo, e il primo al mondo ad aver eseguito un front side 2160. La sua disciplina non appartiene alle nostre latitudini, e risiede  da poco nel capoluogo piceno, ma è stato prontamente “adottato” dal sindaco, Marco Fioravanti e dall’assessore Nico Stallone.

 

Quest’ultimo è l’anima della manifestazione. Bacia e abbraccia tutti i suoi ospiti come a un matrimonio, e si danna ancora una volta l’anima per la sua piena riuscita. Meriterebbe un plauso, insieme all’Amministrazione comunale per varare eventi come questo, anche se si accontentasse solo di fare senza strafare. Perchè la carne al fuoco è davvero tanta. A raccogliere applausi arrivano i ragazzi rivelazione dell’Atletico Ascoli, l’allenatore plurititolato del basket in carrozzina Andrea Accorsi, il promettente lanciatore di giavellotto Simone Comini, uscito dal prolifico vivaio dell’Asa, e, premiato alla carriera, Romeo Zampetti, una vita per il Kung Fu ascolano e non solo. Alla carriera era stato già premiato su questo palcoscenico anche il pistard Francesco Ceci, che però è poi tornato ancora protagonista di livello mondiale con il tandem paralimpico. Obiettivo i prossimi mondiali di Rio a marzo, e per le Olimpiadi si incrociano le dita. La grande famiglia ciclistica Ceci non molla mai. Aspettando il nuovo velodromo di Campolungo, un sogno rimasto troppo a lungo preda di pastoie burocratiche, notoriamente insensibili anche agli allori. Ma il Comune ha speso, e spenderà, molto per dotare la città di impianti sportivi all’altezza del rango europeo conquistatosi.

 

A questo punto la scaletta, nonostante i miracoli dei conduttori Matteo Porfiri e Antonella Regnicoli, si appesantisce e perde, purtroppo, appeal. Un peccato come detto, dopo le immagini struggenti che hanno ricordato Yuri Gabrielli e Giovanni Felicetti, recentemente scomparsi, e il meritato, pubblico ringraziamento al pool di autori del bellissimo videoclip che è stato determinante per la designazione di Ascoli quale “Città Europea dello Sport 2025”.

 

La consegna di riconoscimenti è senza fine. Tutti meritati, tutti doverosi. Perchè, dicevamo prima, la festa è di tutte le società sportive del territorio. Ma dispiace vedere relegati in ormai terza serata giovani di belle speranze e miti autentici del passato di ogni disciplina. Accomunati dalla stessa passione che non conosce età. Così numerosi da non riuscire a poterli elencare tutti. Ognuno con la propria storia e i propri sogni. Vinti dall’emozione, e in qualche caso, dalla commozione. Che non lascia spazio alle parole. Anche perché, da sole, parlano  le loro imprese sportive. Grandi e piccole. Recenti, o lontane nel tempo.

 

Conforta, in epoca moderna, anche l’impegno di grandi gruppi privati nel sostenere, con generosità e sensibilità, prestigiosi eventi sportivi e piccole società locali. Come Panichi e HP, premiate anche loro. Sport ed economia a braccetto all’insegna di etica, eco-sostenibilità e innovazione. Arriva in proposito anche Lorenzo Alesi, con le sua avventure di freestyle estremo, a emissioni CO2 pari a zero, negli ultimi angoli incontaminati (ma ancora per poco) del pianeta. Il videoclip delle sue imprese toglie il fiato. Travolto dallo tsunami di pergamene.

 

Arrivano anche le giovani calciatrici del Liceo Scientifico Orsini, campionesse italiane studentesche di calcio a cinque, con il loro bel filmato d’epoca che racconta delle loro bisnonne, le ragazze del 1933, pioniere del calcio femminile in Italia. E della loro battaglia di emancipazione nel periodo storico peggiore, sotto i diktat patriarcali del regime fascista sul ruolo della donna nella società. Ottantanove anni dopo quella ribellione delle donne al loro solo ruolo di figliare, il calcio femminile vedrà riconosciuto lo status di sport professionistico. Ma la battaglia per i loro diritti non è mai finita. Contro la moderna violenza sulle donne in tutti gli impianti sportivi comunali verranno apposte ceramiche artistiche, dono dei maestri ceramisti ascolani, con un unico denominatore comune. 1522. Il numero dei centri antiviolenza. E c’è anche un’altra importante battaglia che i giovani devono vincere. Quella contro ogni forma di dipendenza. Lo sport, per dirla con le parole del senatore Guido Castelli, resta il primo antidoto.

 

 


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