Riaperto il sentiero che dai piedi del capoluogo di Arquata (oggi zona rossa) conduce ai ruderi della chiesa terremotata del patrono Santissimo Salvatore, situata in posizione strategica, appunto, tra il capoluogo e la frazione di Borgo, nei pressi della Salaria e quindi raggiungibile anche da Trisungo.
Lo annuncia, come regalo per il 2024, l’associazione Arquata Potest che nel 2023 – insieme con “Arquata Futura” e “Arquata Proprietari Capoluogo” – aveva chiesto chiarimenti alla Diocesi di Ascoli (soggetto attuatore in quanto proprietario dell’edificio), alla Struttura Commissariale e all’Usr, in merito all’assenza della chiesa del Santissimo Salvatore, sia dall’ordinanza speciale relativa ad Arquata capoluogo che da quella contenente l’elenco degli edifici di culto la cui ricostruzione era stata approvata.
L’edificio sacro è un simbolo del territorio, anche perché le sue condizioni ricordano quelle in cui tutt’ora versa mezzo comune di Arquata con le sue frazioni perimetrate (incluso il capoluogo stesso, totalmente privo di cantieri).
Questa chiesa era in procinto di chiudere il cantiere del proprio restauro a cavallo dell’agosto 2016, quando invece il terribile sisma del 24 agosto portò morte e distruzione in tutto il territorio, buttando a terra anche questo edificio di culto. Lo testimonia tutt’ora l’impalcatura che ad oggi fa da corona alla chiesa crollata sotto il proprio tetto.
La mancanza della chiesa nelle ordinanze di ricostruzione aveva insospettito non poco le associazioni, che nei mesi scorsi hanno continuato a relazionarsi con gli uffici competenti, grazie al supporto del Comune di Arquata del Tronto, al fine di avere maggiori informazioni in merito.
La chiesa, del resto non ha altri edifici danneggiati intorno, e pertanto il cantiere potrebbe potenzialmente essere avviato anche da subito: di certo questo potrebbe essere un bel segnale per la comunità, considerando che ad oggi non sono presenti chiese in muratura ricostruite nei paesi di Borgo e Arquata.
Ecco, quindi, il contesto in cui si inserisce l’iniziativa di Arquata Potest (non certo nuova a questo genere di azioni), portata stavolta a termine grazie all’impegno dei volontari Vittorio Camacci, Giuseppe Virgili, Fernando Cortellesi, Vincenzo Nespeca, Kozeta Tagani, Giovanni Chiesa, Susan Thomas, Salvatore, Riccardo e Carlo Ambrosi.
La volontà, pertanto, rimane quella di mantenere accesi i fari su questo luogo di culto, permettendo anche l’accesso ai tecnici per eventuali sopralluoghi, in attesa che alle rassicurazioni verbali ricevute finora segua poi a tutti gli effetti l’inserimento della chiesa all’interno della rispettiva ordinanza, mettendo finalmente nero su bianco la necessità di restituire al più presto ad Arquata uno dei suoi luoghi simbolo.
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