di Luca Capponi
Anche lui era convinto di avere origini ad Arquata, probabilmente per i racconti orali tramandati dai parenti e per quel “del Tronto” facilmente confondibile, soprattutto per un americano. E invece non era Arquata, bensì Appignano del Tronto. Tanto che adesso, su input del sindaco Sara Moreschini, si parla di cittadinanza onoraria già da un po’, sicuramente da prima che il fresco “coming out” di Russell Crowe, che ha scoperto le sue origini picene, venisse fuori.
E Robert Zemeckis, uno dei più grandi cineasti viventi, ha dato la sua disponibilità. Tiene molto, infatti, alle sue radici, tanto che qualche anno fa, senza dare troppo nell’occhio, aveva già fatto una capatina nell’entroterra piceno. Stavolta però l’invito da parte del sindaco, che ha parlato direttamente con la moglie Leslie, è ufficiale. La risposta non si è fatta attendere: «Saremmo felici di ricevere la cittadinanza onoraria di Appignano del Tronto».
Dunque, il dado è tratto. E va a rimediare a una questione che per anni ha fuorviato tutti. Il motivo del “contendere” è la mamma del regista di “Ritorno al futuro” e “Cast away”, vale a dire Rosa Nespeca, scomparsa nel 2010. Era nata ad Ascoli nel 1919 da Pietro Nespeca e Domenica Celani. Tutti di Appignano, prima dell’emigrazione verso gli Stati Uniti. Precisamente a Chicago, dove Zemeckis nacque nel 1952, figlio di Rosa e di un immigrato lituano di nome Alphonse.
La scoperta si deve a Fiorenzo Santini, sociologo e giornalista di Camerano (Ancona), ricercatore per passione che da anni scandaglia gli archivi della regione in quanto appassionato di emigrazione. Da Messi al ct dell’Argentina Scaloni, ha rintracciato e ripercorso la storia di decine di personaggi famosi che vantano legami con le Marche. Ed è stato così anche nel caso di Zemeckis, di cui è riuscito a ripercorrere le orme grazie al lavoro in tandem con Giuseppe dell’Anno dell’Archivio di Stato di Ascoli.
Stesso lavoro fatto per Felice Amici di Vallegrascia (frazione di Montemonaco), emigrato in Usa nel 1900, precisamente a Kenosha, nel Wisconsin. Otto anni più tardi, diverrà padre di Dominic Felix, il cui cognome verrà cambiato in Ameche per mantenere l’esatta pronuncia italiana. Don Ameche diventerà uno degli attori più amati di Hollywood, fino al cult natalizio “Una poltrona per due” ed alla vittoria del Premio Oscar per “Cocoon” nel 1986. Morirà qualche anno dopo, nel 1993, nella sua casa di Scottsdale in Arizona.
«Ameche non tornò mai a Montemonaco ma andava spesso a pranzo a Londra nel famoso ristorante “Scott” – racconta Santini -. Lì lavorava un emigrato di Montegallo, Vito Cerqua, con il quale parlava delle splendide montagne dei Sibillini di cui gli aveva raccontato il padre. C’è una curiosità, poi, che ha dell’incredibile. A Kenosha, solo centomila abitanti, sono nati cinque attori di livello internazionale, di cui quattro di origini italiane: Daniel Travanti (originario di Comunanza), Don Ameche, Mark Ruffalo, Al Molinaro (Al di “Happy Days”) e…Orson Welles».
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