Un risarcimento di oltre 300.000 euro per il viaggio di nozze da sogno diventato un incubo. E’ stato riconosciuto a Elisa Acquaroli, 40enne di Monte San Giusto (Macerata) dopo sette anni dal tragico incidente in cui ha rischiato la vita. La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Macerata.
Elisa Acquaroli era in Kenya col marito Derrick Zampetti. Si erano sposati il 31 dicembre e si stavano godendo il regalo degli amici: due settimane in Kenya, tra safari di lusso e spiagge incontaminate. Tutto organizzato da una società di viaggi.
Il 26 gennaio 2017 durante il trasferimento dalla riserva Masai Mara all’aeroporto di Nairobi, il mezzo sbandò ribaltandosi più volte. I finestrini andarono in frantumi e i due coniugi vennero sbalzati fuori dal mezzo nella savana: il marito finì lontano, Elisa dopo aver rotolato nella savana venne travolta dal minivan. Da Narok, un piccolo ospedale tendato, partì un mezzo di soccorso che arrivò dopo due ore. Elisa riportò un gravissimo trauma toracico con fratture multiple costali ed il bacino completamente schiacciato. Schiacciati anche i polmoni e la donna ha rischiato di soffocare. Il medico keniota giunto con la jeep medica decise per l’intubazione immediata, lì, in mezzo alla savana, senza anestesia. E così salvò la vita ad Elisa. Da Narok, poi, all’ospedale di Nairobi, dove Elisa rimase ricoverata più di un mese subendo tre interventi chirurgici.
Al rientro in Italia, a fine febbraio 2017, venne sottoposta ad altri due interventi chirurgici e riprese a camminare solo alla fine di marzo. Iniziò una lunghissima riabilitazione. Nel frattempo perse anche il lavoro. Nonostante gli sposi fossero assicurati, la società di viaggi non ha voluto risarcirli fino alla sentenza dell’altro ieri 3 gennaio, emessa dal giudice del Tribunale di Macerata.
Elisa Acquaroli e suo marito sono assistiti dall’avvocato Francesca Ippoliti: «Sono davvero felice per Elisa, si merita ogni centesimo di questo risarcimento. Inspiegabile il comportamento della società di viaggi. Il giudice ha accolto appieno la linea difensiva da noi sostenuta poiché Elisa era addirittura assicurata con un polizza “golden risk” della compagnia, era una trasportata sul minivan e, dunque, non si poteva attribuirle alcuna colpa. Oggi, finalmente, con un risarcimento di oltre 300.000 euro questa famiglia può provare a ricominciare una vita matrimoniale che, ben sette anni fa, le è stata negata. Non ci fermeremo qui: procederemo con appello per ottenere anche danni che questo primo giudice ha escluso. Ed anche per essere risarciti per la durata del processo».
(a.p.)
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