di Luca Capponi
«Lo incontrai una settimana prima della cerimonia degli Oscar, a Las Vegas, fu molto gentile nonostante all’epoca tutti parlassero male del suo caratteraccio. Ero innamoratissima di lui dai tempi di “L.A. Confidential”, gli dissi che avrebbe vinto e così andò. Sono sempre stata convinta che l’avrei rivisto e chissà se dopo questa storia delle origini picene non possa accadere davvero».
Russell Crowe, i discendenti, il Piceno e il suo rapporto con l’Italia che tanto ama. Nelle ultime settimane se n’è fatto un gran parlare, spesso in maniera ripetitiva e noiosa. Quanto racconta Carla Stipa, però, risulta curioso, soprattutto perché è stata la prima (e forse l’unica) ascolana ad averlo conosciuto, ormai più di venti anni fa. E molto interessante, soprattutto per gli appassionati di cinema.
Sì, perché nei suoi trent’anni di attività nella settima arte, spalla a spalla col mitico papà Pietro, Carla ha girato il mondo incontrando personaggi incredibili, da Tom Cruise a James Cameron, da Nicole Kidman a Michael Douglas passando per Anthony Hopkins e Cristopher Walken. Una lista lunga, da brividi ed irripetibile in tempi come quelli odierni, in cui non poteva mancare proprio lui, il protagonista de “Il Gladiatore”, per cui il sindaco Marco Fioravanti ha proposto il conferimento della cittadinanza onoraria dopo il “coming out” sulle origini ascolane/picene del trisavolo Luigi Ghezzi.
Siamo a Las Vegas, negli Stati Uniti. È il marzo del 2001, e nella città del Nevada è in corso la serata finale dello “ShoWest”, kermesse dedicata al mondo di celluloide che fa il punto sul presente e sul futuro del cinema americano e che solitamente si svolge a cavallo tra i due premi più importanti del mondo, il Golden Globe e l’Oscar. Nella sala grande ci sono circa 3.000 persone, tutti addetti ai lavori. Tra questi, oltre a Carla e papà Pietro, anche l’allora 37enne attore neozelandese, che è appena stato premiato come attore dell’anno proprio per il film di Ridley Scott.
«Non era assolutamente facile avvicinarsi, ma avendo alle spalle una buona esperienza su come muovermi all’interno della sala riuscii a raggiungerlo e a chiacchierarci un po’ – ricorda Carla -. Forse la chiave di tutto fu dire subito che ero italiana, dato che l’Italia è fascinosa per tutti, dagli attori ai turisti, e soprattutto all’estero rappresenta una sorta di parola magica. Fatto sta che Crowe si mostrò gentile, mostrando molto interesse già all’epoca per la nostra nazione. Gli dissi che venivo da una piccola città medievale vicino Roma, esprimendo il mio entusiasmo per “Il Gladiatore” e per il suo lavoro. Lui mi ringraziò a più riprese, cogliendo il mio entusiasmo. Poi ci scattammo la foto insieme, io gli pronosticai la vittoria all’imminente Oscar e lui fu di nuovo molto cordiale, nonostante ciò che si diceva sul suo carattere».
«Ribadisco, ero follemente innamorata di lui già dal 1996/1997, all’epoca dell’uscita di “L.A. Confidential“, un film che ho adorato dove lui aveva un ruolo memorabile – conclude Carla -. Ovviamente gli dissi anche questo, poi prima di salutarci ci scambiammo due baci. Credo di essere stato in assoluto la prima ascolana ad averlo conosciuto, anche se solo per cinque minuti. Ancora oggi mi prendono in giro, anche per i chili che ha messo su, ma a me non importa. È stato l’incontro della mia vita, un momento unico. Sia in famiglia che alle mie amiche ho sempre ripetuto che prima o poi l’avrei rivisto, ed ora questa storia delle sue origini italiane mi fa pensare che potrebbe succedere veramente».
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