Con atto deliberativo numero 286 del 6 dicembre 2023 il Comitato direttivo del Piceno Consind ha risolto il contratto di gestione dell’impianto di trattamento e stoccaggio di rifiuti pericolosi e non, sito al Marino (Ascoli) gestito da Uniproject, srl controllata dal gruppo Iren Spa. Le motivazioni riportate nella delibera riguardano in particolare i caratteri di negligenza e imperizia che sono stati accertati nei confronti di Uniproject in merito alla gestione dell’impianto, di proprietà del Piceno Consind.
«Si premette che con determinazione dirigenziale 583 del 29 maggio 2020 del Settore II della Provincia di Ascoli, veniva rilasciata ad Uniproject srl l’Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) riguardo al deposito e trattamento dei rifiuti pericolosi e non, emissioni in atmosfera, scarico di acque reflue industriali in pubblica fognatura».
Lo dice Domenico Procaccini, presidente di Piceno Consind, che poi aggiunge: «Successivamente il Piceno Consind, con delibera del Comitato direttivo 286 del 27 ottobre 2022, incaricava una Società di professionisti per eseguire una valutazione tecnica di verifica delle modalità gestionali da parte di Uniproject e sullo stato di consistenza dell’impianto.
La Società incaricata ha effettuato tre sopralluoghi presso l’Impianto (25 novembre 2022, 10 marzo 2023, 8 maggio 2023), a seguito dei quali il 30 maggio 2023 abbiamo ha inviato a Uniproject una prima richiesta di integrazioni documentali relative alla gestione del biennio 2022-2023. Ci ha risposto il 30 giugno 2023. Successivamente, il 7 settembre 2023, abbiamo inviato una seconda richoesta di integrazione documentale a verifica di quanto effettuato dalla presa in consegna dell’impianto avvenuta nel 2007, che è rimasta a tutt’oggi senza risposta.
Il 16 ottobre 2023 – prosegue – la Società incaricata ha quindi redatto la relazione finale denominata “Verifica delle modalità di gestione e del rispetto delle prescrizioni dell’AIA dell’Impianto di trattamento rifiuti pericolosi e non pericolosi”, dove ha evidenziato una serie di gravi criticità, relative in particolare alla carente attività manutentiva delle opere elettromeccaniche, elettriche e degli strumenti di misura da parte del gestore dell’impianto, nonché alla messa fuori servizio di alcuni comparti della filiera depurativa, senza alcuna comunicazione agli Enti ed in difformità rispetto a quanto previsto nel sopracitato Decreto di autorizzazione AIA per la lavorazione dei rifiuti pericolosi e non.
Per questi motivi abbiamo ritenuto di dover procedere alla risoluzione del contratto ai sensi dell’articolo, comma 7, lettera B del contratto di concessione siglato nel 2007.
Abbiamo comunicato la situazione agli Enti di controllo – spiega Procaccini – che sono Provincia di Ascoli, Arpam, Nucleo Operativo Ecologico e Forestale dei Carabinieri, rimettendo loro l’opportunità di verificare se le difformità da noi rilevate, rispetto a quanto previsto nel Decreto Autorizzativo AIA, siano effettivamente tali.
Tra le motivazioni della rescissione da rilevare anche lo stato di grave carenza del sistema di produzione e diffusione dell’aria nei comparti biologici, che non si esclude possano essere anche la causa dei cattivi odori che i residenti limitrofi all’impianto nel corso degli anni hanno subìto e lamentato.
Solo dopo i sopralluoghi effettuati dalla Società da noi incaricata, Uniproject ci ha segnalato il 28 giugno 2023 la possibilità di sostituire tale sistema di diffusione, sia pur spinto dalla necessità di ridurre i costi energetici causati dall’inefficienza di tale sistema.
Alla nostra successiva richiesta di mettere in essere un progetto di adeguamento che prevedesse la sostituzione dei diffusori – continua il presidente di Piceno Consind – Uniproject è sparita senza dare alcun riscontro a comprova dello scarso interesse di affrontare le criticità e risolverle in maniera compiuta.
Allo stato, e per le motivazioni di natura tecnico-gestionale e manutentive evidenziate nella relazione finale della Società incaricata – conclude – la decisione della risoluzione del contratto è solo un atto dovuto, a tutela non solo del Consorzio stesso ma soprattutto del territorio in cui l’impianto è localizzato.
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