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Verso una Chiesa sempre più partecipativa, il vescovo Palmieri: «Bene che i cattolici si buttino in politica» (Video)

ASCOLI -  Con un diktat ai collaboratori di Diocesi e parrocchie («chi si candida deve lasciare le cariche nei Consigli pastorali e degli affari economici»), l'alto prelato intende tutt'altro che scoraggiare l'impegno nelle vita sociale. Piuttosto ribadisce gli elementi che sono alla base ed i principi per «fare popolo»
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di Maria Nerina Galiè

 

Un Chiesa nuova, sinodale e partecipativa, si sta delineando in un mondo in continua e veloce evoluzione, e dove i laici – debitamente formati – avranno un ruolo sempre più preponderante.

 

Il vescovo Gianpiero Palmieri, insieme con don Giampiero Cinelli. responsabile dell’Ufficio Stampa della Diocesi di Ascoli

A questo modello guarda con convinzione il vescovo della Diocesi di Ascoli, monsignor Gianpiero Palmieri in un ampio resoconto che va dalla “crisi” delle vocazioni, che però riguarda marginalmente l’Ascolano come vedremo, all’appello ai cittadini che si stanno preparando alla prossima tornata elettorale.

 

E parte dalle parole di Papa Paolo VI – «La politica è una forma di carità» – ribadendo la necessità di riscoprire in questa gli elementi  alla base della dottrina cristiana sociale e che sono: «il bene comune, la solidarietà, la sussidiarietà, la difesa delle persone e la tutela dell’ambiente».

 

«Devono essere questi concetti – ha detto ancora l’alto prelato – a muovere chi decide di mettersi in gioco nella vita amministrativa di un territorio, esprimendoli nell’ambito dei 4 principi, espressi da Papa Fransceco per “diventare popolo”: il tutto è più importante del particolare, il tempo lo è dello spazio, la lealtà delle idee e (da ultimo ma più attuale che mai in un sistema volto sempre di più alla prevaricazione per fini personali) il conflitto si supera nella ricerca dell’unità ad un livello superiore».

 

Da qui l’appello di monsignor Palmieri: «Che la politica diventi sempre di più uno spazio dove si difendono bene comune e diritti delle persone».

E, coerentemente alla visione di una Chiesa sempre più partecipativa in entrambi i sensi,  afferma: «Ben venga che i cattolici si buttino in politica, meglio ancora se di schieramenti diversi. E’ una scelta anche di responsabilità nei confronti della vita sociale, dove ritengo abbiano molto da dare».

 

Ma nell’incoraggiarli alla partecipazione alla vita politica, il vescovo ha imposto anche un diktat ai collaboratori di Diocesi e parrocchie: «Chi si candida deve lasciare le cariche nei Consigli pastorali e degli affari economici. Questo per evitare che le riunioni diventino occasioni per fare campagna elettorale. Se poi viene eletto, a maggior ragione».

 


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