di Maria Nerina Galiè
Una Chiesa che cambia, con una partecipazione sempre maggiore dei laici, ma anche con la possibilità – che riguarda il Piceno – di avere un solo vescovo per le Diocesi di Ascoli e di San Benedetto.
Il prossimo 26 marzo monsignor Carlo Bresciani, vescovo di San Benedetto, compirà 75 anni e dovrà essere sostituito.
Sono due le possibilità: che venga nominato un altro vescovo oppure che le Diocesi, pur rimanendo nella loro autonomia, siano guidate dalla stessa persona e cioè dal vescovo di Ascoli, monsignor Gianpiero Palmieri che commenta: «Cosa accadrà dopo il 26 marzo lo sanno solo Dio e Papa Francesco. Non si tratterebbe comunque della fusione delle Diocesi ma di una “unione in persona episcopi”».
Una scelta «che si basa su tante variabili, non solo sul numero di abitanti e sacerdoti del territorio», sottolinea monsignor Palmieri, ma più che concreta.
Un esempio di “unione in persona episcopi” molto vicina al territorio e recentissima: il vescovo ascolano, monsignor Stefano Russo, il 12 settembre scorso è stato nominato vescovo di due Diocesi (sedi suburbicarie di Roma), quella di Velletri-Segni e di Frascati, dopo che il vescovo di quest’ultima, Raffaello Martinelli, si era dimesso per raggiunti limiti d’età.
Monsignor Palmieri ammette con un sorriso che preferirebbe un collega con cui continuare a collaborare: «Con Bresciani abbiamo fatto diverse cose insieme. Sono convinto che “uno più uno” non fa due, ma quattro, cinque. Tuttavia – aggiunge – sono pronto a qualsiasi decisione del Papa».
La parola collaborazione è ripetuta spesso dal vescovo di Ascoli e quella tra laici e religiosi sarà il futuro della Chiesa anche nel Piceno, dove per adesso il calo delle vocazioni non è così sentito come altrove. Due sacerdoti sono stati ordinati lo scorso anno. Ad aprile di quest’anno ci sarà una nuova ordinazione. Altri 9 sono in formazione: 1 nel seminario regionale di Ancona e gli altri in quello di Macerata, di estrazione neocatecumenale.
«Nella Diocesi di Ascoli – spiega monsignor Palmieri – con 110.000 abitati, il numero dei sacerdoti è buono, ma circa un terzo di loro ha oltre 75 anni. Quindi il problema dovrà essere affrontato tra qualche anno.
E potrebbe essere l’occasione per portare avanti la riforma della comunità cristiana, del dopo Concilio, che prevede di dare più spazio ai laici, alle associazioni. Ha infatti reintrodotto il diaconato permanete che prima era solo un passaggio per il sacerdozio».
Nella Diocesi ascolana di sono ora 17 diaconi permanenti e 6 in formazione. E sta prendendo piede la ministerialità laicale con lettori, accoliti e catechisti (introdotti da Papa Francesco), accanto al ministero straordinario della Comunione (oltre 200 nelle comunità diocesane).
«Il futuro – sottolinea monsignor Palmieri – è il laico che animerà le comunità cristiane.
Non andrà a compensare la mancanza di preti, è ovvio, ma sarà un valido supporto per tutte quelle attività che fino ad ora ricadono sul sacerdote.
Possiamo quindi immaginare in ogni parrocchia: un prete, un diacono, un lettore, un accolito, un catechista.
E ci sarà anche posto per le donne, nei ministeri di lettore, accolitato e catechista.
Palmieri: «Ogni anno in Cattedrale c’è la cerimonia di istituzione delle ministerialità laicali, dove si arriva dopo due anni di apposita formazione.
La prossima cerimonia è prevista per il 5 maggio. Per ora non ci sono donne, ma ci stiamo lavorando».
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