di Pier Paolo Flammini
«Questa Amministrazione non approva varianti urbanistiche di alcun tipo»: la frase, sibillina, è stata pronunciata dall’assessore all’Urbanistica Bruno Gabrielli durante la Commissione Urbanistica di lunedì scorso, in merito alla richiesta di Sideralba Green riguardante l’Area Brancadoro (si legga qui la dichiarazione di Gabrielli, qui le parole del dirigente Giorgio Giantomassi e qui una nostra sintesi circa l’intricata situazione).
Frase tra l’altro alleggerita, proprio stamattina, da alcune dichiarazioni concilianti del consigliere comunale Umberto Pasquali (clicca qui).
Tuttavia parole che pesano anche a riguardo dello stadio “Riviera delle Palme”. Dalla grafica che la presidente della Commissione Urbanistica, Annalisa Marchegiani, ha voluto mostrare, si è evidenziato come a livello di Piano Regolatore (1984!), per “Area Brancadoro” si individua uno spazio che comprende anche l’attuale stadio “Riviera delle Palme”: infatti, è stato chiaramente ribadito da Giantomassi, il Comune è proprietario del 23% del comparto “Area Brancadoro”.
Da qui discendono due aspetti, fino a ora forse poco valutati, riguardanti il “progetto Massi” per la riqualificazione dello stadio. Che ha l’obiettivo sia di modificare la disposizione degli spalti, per renderli più vicini al prato di gioco e ricreare una sorta di “effetto Ballarin”, ma anche di sfruttare gli spazi ricavati dall’abbassamento fino a terra degli spalti per usi commerciali.
Dunque, in qualsiasi caso, una variante urbanistica con la creazione di nuovi volumi, con una concessione ultradecennale che darebbe alla Samb la gestione completa dell’impianto (costi compresi).
E già a questo punto l’Amministrazione comunale dovrebbe fin da ora chiarire: davvero «Non approvare varianti urbanistiche di nessun tipo»?
C’è di più, e al momento la scriviamo come ipotesi su cui ragionare: se lo stadio è inserito nel comparto “Area Brancadoro”, anche per lo stadio vale l’articolo 49 comma 9 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore, ovvero l’impossibilità di agire solo su quella zona e di dover invece operare unitamente a tutta l’Area Brancadoro, che, oltre al Comune e a Sideralba Green, che ne possiede il 50%, consta di ben altri 24 proprietari che possiedono il 27% dell’area.
Tutto ovviamente superabile con una decisa volontà politica (lo ha detto persino il dirigente Giantomassi…), per lo stadio ancor più agevolmente che per il “San Park” di Rapullino (sul quale vi è anche l’ostacolo relativo all’Avviso di vendita all’asta fallimentare che prevedeva proprio questo aspetto).
E qui si torna all’inizio del nostro ragionamento, un po’ simile a quello di Pasquali: ci si confronti presto, si valutino tutti gli aspetti positivi e negativi, e poi si agisca (meglio prima che poi), senza che trascorrano mesi, o anni, senza che paglia si muova.
Se invece per lo stadio non vi sia alcuna intenzione di approvare una variante, questo va reso pubblico fin da subito, anche se non crediamo, ragionevolmente, che vi possa essere questa rigidità.
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