di Maria Nerina Galiè
La Sanità pubblica territoriale picena, alle prese con la concorrenza dei privati e con la difficoltà di garantire personale, e quindi servizi adeguati, nelle strutture che si andranno a realizzare con le risorse del Pnrr deve prepararsi ad una grande sfida.
L’argomento è stato affrontato nell’assemblea pubblica di oggi, 5 febbraio, organizzata dalla Cgil di Ascoli, attraverso gli interventi dei dirigenti locali, tra cui Viola Rossi, segretaria provinciale funzione pubblica e Teresa Cirillo, segretaria dello Spi Cgil. Era presente Loredana Longhin, segreteria regionale Cgil.
A coordinare i lavori, all’incontro dal titolo “Obiettivo Sanità territoriale: azioni di tutela, risorse e prospettive”, c’era Barbara Nicolai, segretaria generale della Cgil del Piceno.
E’ stato il Franco Pesaresi, del network “Non Autosufficienza”, a ricostruire il quadro dei progetti da realizzare (case della salute, ospedali di comunità e centrali operative territoriali) come da programma della Regione Marche, sottolineando alcune “particolarità” che riguardano il Piceno, oltre al fatto che l’Unione Europea ha revisionati il numero delle strutture, nuove o da ristrutturare, in ragione dell’aumento dei costi: «Per alcune case di comunità previste in questa provincia non sono indicati con esattezza dalla Regione i luoghi dove sorgeranno. E questo non è buon segno al fine di una loro identificazione nell’ambito di una vera pianificazione.
Balza agli occhi – sono ancora le parole di Pesaresi – la dimensione delle case di comunità previste nel Piceno: menò della metà dello spazio per servizi che sono stati promessi. Non sono al corrennte, lo ammetto, se si utilizzeranno altri spazi».
Pesaresi ha puntato i riflettori sul termine “ospedale di comunità”: «Non è un ospedale, ma una Rsa di livello più alto con funzione di supporto all’ospedale, per la convalescenza. E’ una struttura senz’altro utile ma non si può chiamare ospedale. Non avrà un Pronto Soccorso, lo specialista o gli ambulatori. Ce ne erano 17 nelle Marche, nessuna nel Piceno prima del Pnrr.
Le Centrali operative territoriali, se ben fatte, colmeranno una grossa criticità che ora ricade sulle famiglie: si dovranno occupare di far trovare assistenza domiciliare o organizzare il trasferimento in resa per le persona che escono dall’ospedale
Infine ha posto un problema che le Marche dovranno affrontare nei prossimi tre anni: aumentare da 14.000 euro a 37.000 la spesa per l’assistenza domiciliare per gli anziani».
In questo ambizioso programma, seppure Pesaresi ha evidenziato zone grigie, «emerge che i servizi nei presidi realizzati dovranno essere garantiti dal personale e qui ci sono criticità anche sul loro mantenimento», ha sottolineato Nicolai passando la parola a Viola Rossi: «Se vogliamo tutelare la salute e dare slancio alla medicina territoriale dobbiamo investire sul privato e incentivare assunzioni stabili.
L’ultima delibera giunta regionale aumenta il tetto di spesa per il personale, ma poco più di un milione di euro va per una ventina di infermieri, dove ci sono oltre 200 precari.
Mentre il privato – con l’occhio attento all’utile anche a discapito del lavoratore e dell’utente – si sta sostituendo al pubblico anche sul fronte socio sanitario e assistenziale».
Qui si inserisce il discorso di quali utenti, per lo più, utilizzano le strutture residenziali: «gli anziani i fragili, non solo dal punto di vista della salute», ha fatto notare Teresa Cirillo.
Barbara Nicolai ha riassunto l’obiettivo e le strategie necessarie al raggiungimento di questo: «Riportare al centro del dibattito il tema della salute quale diritto fondamentale e garantito dalla Costituzione, comporta ridare impulso allo sviluppo anche dell’assistenza territoriale, tema cruciale per il futuro, per assicurare prossimità e qualità delle cure alla nostra popolazione alla luce dei mutamenti dei bisogni da un lato e dall’altro della possibilità offerta dalle risorse e progettualità finanziate con i fondi del Pnrr.
Il consolidamento e rafforzamento dell’assistenza territoriale sono interventi necessari da tempo, non privi di ostacoli, per offrire risposte concrete ai bisogni di salute della nostra popolazione.
La collaborazione tra servizi territoriali e ospedalieri, la promozione della salute, per la prevenzione, per la cura, per l’assistenza e la riabilitazione, integrazione socio sanitaria e ruolo dei Distretti Socio Sanitari, ruolo dei medici di medicina generale, potenziamento della domiciliarità e della telemedicina, presa in carico dell’utenza sono le grandi sfide che ci attendono, anche nel nostro territorio in termini di servizi, personale, organizzazione e strumentazione».
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