«480.000 ore prestate in eccedenza; 20.000 giornate di ferie non fruite; 7 anni di mancato pagamento delle indennità relative ai tempi di vestizione; mancata erogazione della produttività 2022 e 2023, costituiscono un debito complessivo pari a 20 milioni di Euro che l’Ast di Ascoli Piceno ha nei confronti del personale dipendente per una media pro-capite di 10.000 Euro di credito per ciascun operatore».
Lo scrive in una nota – inviata al direttore generale di Ast Ascoli Nicoletta Natalini, al presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli e all’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini – la Rsu di Ast Ascoli, a firma del coordinatore Paolo Grassi e del vice Stefano Sudati.
Nota che poi prosegue così: «Nonostante gli accordi sottoscritti, non vengono erogati gli emolumenti relativi alla libera professione di supporto indiretta mentre quelli inerenti alla diretta, a supporto, vengono liquidati in difformità al regolamento. La mensa è un beneficio limitato solo ad una parte del personale che presta attività lavorativa antimeridiana in difformità a quanto sancito dalla Cassazione.
L’Ast di Ascoli da anni eroga i servizi con una dotazione organica assolutamente inadeguata a causa delle penalizzazioni finanziarie inflitte a questo territorio dalla Regione Marche in contrasto con quanto specificatamente disposto dalla stessa legge regionale 8 del 2017 che impone il riequilibrio delle risorse tra i vari territori, con conseguenti inaccettabili aggravi dei carichi di lavoro sul personale dipendente».
E ancora: «Il mancato avvio dei processi di stabilizzazione pur contemplati dalla vigente normativa risulta inaccettabile. 187 precari, infatti, sono costretti, da anni, a svolgere la loro attività nella più assoluta incertezza con proroghe di contratti a volte anche bimestrali. L’assenza di riscaldamento ovvero di climatizzazione in alcuni ambulatori è inconcepibile. Le iniziative di razionalizzazione indebitamente inflitte al personale hanno creato una condizione ambientale esplosiva che non può non ripercuotersi sulla bontà degli stessi servizi. Parimenti inaccettabile risulta la razionalizzazione dell’acqua potabile ai pazienti e la privazione della stessa ai dipendenti nel momento in cui la medesima non appare potabile in molti punti delle strutture ospedaliere, tanto che la stessa acqua viene sottoposta a continuo shock termico per l’abbattimento del batterio della legionella, così come incomprensibili è l’accentramento degli spogliatoi in stanze assolutamente non a norma, impraticabili dal punto di vista igienico sanitario.
Di fronte a tale contesto risultano provocatorie le disposizioni di servizio con cui si sta provvedendo alla modifica dell’organizzazione del lavoro con mobilità selvagge ed unilaterali modifiche delle articolazioni degli orari di lavoro, senza il previsto obbligatorio confronto con le rappresentanze sindacali.
Premesso che tali gravissime omissioni costituiscono una vera e propria attività antisindacale, invitiamo e diffidiamo la Direzione dell’Ast a sospendere l’efficacia delle disposizioni in parola fino all’espletamento della prescritta procedura contrattuale. Il confronto va altresì espletato per la definizione del piano occupazionale annuale e triennale nonché per il regolamento della mobilità interna su cui le scriventi hanno già richiesto una specifica riunione».
La conclusione: «In mancanza di adeguate iniziative finalizzate al pagamento degli ingenti crediti vantati dal personale dipendente nonché di una svolta delle relazioni sindacali, riattiveremo lo stato di agitazione e intraprenderà le conseguenti forti iniziative a sostegno dei diritti di tutto il personale dipendente da anni vilipeso».
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