di Salvatore Mastropietro
E’ iniziata ieri sera l’avventura di Massimo Carrera come nuovo allenatore dell’Ascoli dopo l’esonero di Fabrizio Castori, che a sua volta era succeduto a William Viali (sollevato dall’incarico a metà novembre). Al tecnico 59enne, che ha alle spalle esperienze importanti all’esterno (Spartak Mosca in Russia e Aek Atene in Grecia) ma meno in Italia (dove è noto principalmente per le annate da collaboratore di Antonio Conte prima alla Juventus e poi in Nazionale), va l’arduo compito di compiere l’ennesima impresa delle ultime stagioni, come riuscito a Dionigi nel 2020 e a Sottil nel 2021.
Carrera, che ha firmato un contratto fino al 30 giugno 2025, avrà a disposizione uno staff composto da un vice allenatore (non ancora annunciato), dal preparatore atletico responsabile Giovanni Saracini (già all’Ascoli con Viali), dal preparatore atletico Vincenzo Paradisi, dall’addetto al recupero degli infortunati Paolo Vallese, dal match analyst William Luzi e dal preparatore dei portieri Antonello Brambilla.
Per raggiungere l’obiettivo ci sarà bisogno di un netto cambio passo. Per farlo, tuttavia, servirà un ambiente unito e focalizzato verso una salvezza da ottenere a tutti i costi.
Su questo aspetto si è basato l’intervento che il presidente Carlo Neri ha voluto fare in apertura alla conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore: «A mister Castori e al suo staff, persone di altissimo livello professionale e spessore umano, va un grande ringraziamento. Purtroppo le cose non sono andate come speravamo e nel calcio vanno fatte delle scelte nell’esclusivo interesse del club. Abbiamo da affrontare nove turni, che non sono le “sinfonie di Bethoven”, ma nove battaglie. Dobbiamo pensare solo a questo, la società si prende la responsabilità di tutto quello che è successo, ma adesso chiedo una sorta di “lockdown” alle analisi e alla ricerca di colpevoli. I bilanci si faranno un’ora dopo l’ultima partita. Dobbiamo a tutti i costi mantenere la categoria e sono sicuro che lo faremo. Queste parole sono le stesse che ho detto il 24 maggio 2020, quando la situazione era simile a questa. Chiedo lo stesso spirito di sacrificio, fermo restando le nostre responsabilità. Perché mister Carrera? Perché siamo convinti che tutti insieme raggiungeremo l’obiettivo».
Poi, è stato il momento delle prime dichiarazioni di Massimo Carrera: «Ho accettato questa sfida per vincere una guerra fatta di nove battaglie. Partita dopo partita dobbiamo rimontare le squadre che ci sono davanti. Vedendo la squadra contro la Sampdoria ho avuto l’impressione di una squadra che ha le qualità fisiche e morali per centrare l’obiettivo. Sono fiducioso di questo, siamo a disposizione della squadra per cercare di trovare qualsiasi soluzione che ci mantenga nella categoria. Ho già parlato con il direttore Giannitti, ho inquadrato la situazione e la squadra pur non avendo visto altre partite. Sono nato nel calcio e vivo di questo, per me è normale accettare queste sfide, non ho guardato neanche la classifica quando ho deciso di accettare. La società è seria e sa quello che vuole».
Carrera avrà subito di fronte una finalissima, quella di domenica contro il Lecco in cui sarà obbligatorio vincere: «Si gioca sempre per vincere, c’è pressione in queste situazioni ma la squadra deve sapere qual è la sua forza. Non abbiamo tantissimo tempo per lavorare, ma poi ci sarà una sosta in cui poter mettere i puntini al proprio posto. Da parte nostra lavoreremo giorno e notte. Ci sono ancora tanti punti a disposizione, ogni partita va affrontata come se fosse l’ultima. Bisogna giocare alla morte queste nuove battaglie, il senso di appartenenza può fare la differenza».
Come dopo ogni cambio allenatore, c’è grande curiosità per conoscere il vestito tattico con cui Carrera deciderà di schierarsi: «Tatticamente quando hai poco tempo è difficile portare dei cambiamenti. Non stravolgerò nulla, darò continuità al lavoro già fatto mettendo dentro qualche dettaglio che potrebbe fare la differenza. Non c’è da aspettarsi qualcosa di strano».
Sulla rosa a disposizione e la conoscenza dei suoi nuovi giocatori: «Conoscevo Botteghin perché quando ero ad Atene l’avevo cercato. Mi piaceva come giocatore, ma il presidente non mi aveva accontentato. Devo valutare le sue condizioni fisiche, in campo nessuno ha il posto assicurato, gioca chi merita di giocare e chi mi dà più certezze. I giocatori fuori rosa? Non abbiamo affrontato il discorso, chiarirò la situazione con la società. In allenamento per ora ho visto una squadra vogliosa, attenta che vuole riprendersi quello che è stato perso. Le difficoltà offensive? Abbiamo tre giorni per lavorare, cercherò di capire chi può fare meglio davanti e come ritrovare la via del gol. Il mio credo tattico? Sono cresciuto col 3-5-2 di Conte che abbiamo fatto alla Juve e in Nazionale, ma poi da allenatore mi sono sempre adattato ai giocatori che avevo. Da subentrato devi limitarti a mettere i giocatori giusti nelle posizioni giuste».
Sulla preparazione fisica ed il problema infortunati: «Sono arrivato questa notte, non so bene da cosa sono dipesi i vecchi infortuni. Cercheremo di non rifare gli stessi errori, bisogna capire se il problema sono gli allenamenti o qualcos’altro».
Chiosa sull’ambiente bianconero: «Posso assicurare ai tifosi che la squadra farà di tutto per salvarsi. Giocheremo fino alla morte, se saremo bravi faremo capire alla piazza questo aspetto. Bisogna uscire dal campo senza alibi e rimpianti, possiamo fare solo questo».
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