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Samb, il malumore di piazza e presidente ci sta, ma ora tutti si ricompattino: l’unità è il valore maggiore

SERIE D - Accenno di contestazione alla ripresa degli allenamenti, ma passata la sfuriata è il momento di unirsi e non mollare di fronte al Campobasso ma anche per costruire un futuro migliore
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Il tiro di Martiniello che si è stampato sulla traversa sullo 0-0, un minuto dopo il gol ospite (foto US Samb)

 

di Pier Paolo Flammini

 

A cinque giornate dal termine del campionato di Serie D 2012-13 la Samb di Ottavio Palladini era distante 4 punti dal San Cesareo. Vinse con tre punti di vantaggio. Era una squadra figlia di quella che l’anno precedente era arrivata seconda, partendo malissimo ma poi insidiando, nella parte centrale, il Teramo, grazie a 10 vittorie consecutive. Poi a febbraio arrivò la neve, il campionato si fermò e all’undicesima partita a Teramo i rossoblù di Pazzi e Napolano pareggiarono. Il secondo posto non fu accolto male dalla piazza, che nei successivi play off riempì le gradinate del Riviera con circa 6 mila spettatori a partita, per gare non molto influenti, tanto che l’allora presidente dell’Ascoli Benigni si espresse positivamente sul tifo sambenedettese scatenando i soliti contrasti campanilistici tra le tifoserie.

 

Ma proprio lì, in quel campionato, si posero le basi per l’impresa dell’anno successivo. Parliamo di impresa perché le condizioni di quella società erano difficili, i giocatori non ricevevano rimborsi con costanza, tanto che l’approdo all’allora C2 fallì per incapacità finanziaria.

 

Oggi la Samb è seconda a 5 punti dal Campobasso che dall’avvento di Pergolizzi ha perso solo una volta (2-0 a L’Aquila) e pareggiato solo una volta in casa (con l’Atletico Ascoli). Il campionato è perfettamente in linea con le aspettative: «Giocarlo da protagonisti». La Samb è stata lungamente al primo posto, solo nelle ultime tre giornate ha perso 3 punti. Sugli errori della formazione di partenza contro il Notaresco si è detto (ma le stesse sostituzioni di Alessandrini dimostrano che l’allenatore li ha capiti). L’ambiente non può andare in fibrillazione adesso, non nel momento in cui occorre mantenere i nervi saldi.

 

La Samb di Palladini, a -4 con 15 punti a disposizione, non aveva dalla sua neanche lo scontro diretto in casa, ma finì a +3. Ma anche se questo campionato non dovesse terminare con una vittoria, che in D è sempre difficilissima, nessuno deve disperare: 10 mesi fa non c’era una società, non c’era un progetto, non c’erano impianti sportivi. Per costruire basi di questo genere occorrono anni di lavoro, altro che sei mesi: chi pensa che in sei mesi si può ribaltare una inerzia ultra-decennale non ha capito che il percorso è più importante del salto, e il percorso può essere anche accompagnato da umani errori, ma non da errate prospettive.

 

Filippiche, le nostre, che servono a capire che la piccola contestazione odierna al Samba Village o lo sfogo del presidente Massi dopo la partita ci possono stare, fanno parte di un contesto focoso come quello di San Benedetto. Ma siamo convinti siano episodi passeggeri. Bisogna avere la forza – e qui spetta all’allenatore e ai giocatori – di invertire il corso degli eventi, perché non è possibile che tutto possa dipendere da una traversa che sembrava gol la quale, se fosse andata come tutti credevano, oggi ci avrebbe fatto parlare di rimonta avviata e avrebbe fatto tremare un Campobasso che, nelle ultime tre partite, è parsa squadra col fiatone come se non peggio della Samb.

 

Il faccia a faccia tra De Angelis, Fanesi, Alessandrini e i calciatori sarà stato sicuramente utile, così come magari i rimbrotti di Massi, a tirare fuori dai calciatori quella grinta che nella maggior parte di loro c’è sempre stata ma raramente accompagnata da quel pizzico di fortuna che è necessario. Matese, ultima in classifica, non sarà una gara facile: vuoi per le condizioni del prato, vuoi perché i campani annoverano anche elementi in grado di andare in doppia cifra in questa categoria come Galesio.

 

E semmai il campionato non si vincerà, nessuno si fasci la testa: ci sono i play off e le possibilità di ripescaggio (l’anno scorso capitato alla Casertana) e poi da preparare la prossima stagione con una base ben diversa da quella attuale, sia a livello di organico che di organizzazione.

 

Capire se Alessandrini tornerà al 4-3-3 (ma senza Battista rischia di non esserci gli interpreti adatti) o al 3-5-2 o resterà al 4-3-1-2 cambia poco, perché l’importante è che la scelta degli interpreti migliori che giochino nella posizione migliore.

 

Da oggi, intanto è iniziata la prevendita: 250 i biglietti disponibili, costo 10 euro più prevendita.


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