di Luca Capponi
Vanno bene i lavori per riparare le abitazioni, per migliorare la zona, per la ciclopedonale. Vanno bene la pulizia delle strade e le potature. Vanno bene gli automobilisti (residenti e non) che provano a districarsi come meglio possono in mezzo al ginepraio. Insomma, va bene tutto, ma i pedoni? Anziani, passeggiatori, turisti, studenti, diversamente abili, bambini, dove devono passare?
La soluzione più lampante, per ora, resta una: in mezzo alla strada.
L’ennesima segnalazione di disagi alla viabilità, dopo le ultime arrivate da Porta Romana e dintorni (leggi qui), giunge dalla zona di Lungo Castellano, attualmente oggetto di lavori relativi alla realizzazione di un percorso ciclopedonale.
La via a senso unico che dal ponte di Porta Cartara conduce verso il centro ha visto la carreggiata ridursi, per forza di cose, coi pedoni costretti a muoversi nel percorso pedonale lungo le mura.
Il problema, però, è che spesso e volentieri su quel lato le auto sostano in zona vietata, impedendo il passaggio.
Così, l’unico modo per camminare diventa, appunto, la strada, con tutte le conseguenze del caso deducibili dalle immagini. A meno di non arrampicarsi sulla recinzione del cantiere.
La situazione, poi, peggiora nell’orario di uscita della vicina scuola “D’Azeglio”, con decine di altre auto posteggiate in fila sopra al passaggio riservato ai pedoni. Tra il muro e le auto spesso non c’è spazio nemmeno per…l’aria. Figurarsi per una persona.
Anche qui, la soluzione più gettonata, oltre a quella di smaterializzarsi o comprarsi un paio di ali, è di camminare in mezzo alla carreggiata, dribblando le auto. Uno sport ideale, soprattutto per le persone anziane.
Insomma, come sempre ricordato, va bene l’elasticità, ma a volte qualcuno esagera, soprattutto quando non tiene conto di chi si muove a piedi o ha difficoltà.
A proposito di elasticità, ancora dal quartiere della Piazzarola, arrivano altre segnalazioni di furbetti, tra cui quelli che imboccano in contro senso sia Rua Sant’Antonio che la stessa Via della Piazzarola.
I cantieri, a cui è sempre facile dare la “colpa” per giustificare i comportamenti incivili, stavolta non c’entrano proprio nulla, perché tale condotta veniva posta in essere anche prima.
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