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«Marche regione più artigiana d’Italia, Ebam conferma il suo ruolo di sostegno e solidarietà alle imprese»

IL BILANCIO dell'incontro dell'Ente bilaterale per il consuntivo 2023 e le previsioni 2024, che non sono ottimistiche. Pochi gli investimenti digitali. L'ex vice presidente Boccetti: «Gli occupati crescono meno della media nazionale»
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L’incontro di Ebam

Le Marche si confermano la regione più artigiana in Italia in base ad alcune variabili: 1’ posto per incidenza delle imprese artigiane con dipendenti sul totale imprese attive con dipendenti (36,0%) rispetto al 25,6% della media italiana, per incidenza degli addetti dell’artigianato su addetti totale imprese con il 25,1% (media Italia 14,8%) e anche per incidenza di occupati nelle Mpi artigiane sugli occupati nelle Mpi totali con il 32,9% (media Italia 23,1%).

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Riccardo Battisti e Cinzia Marincioni

Il ricco resoconto dei dati dello studio congiunturale proposto da Ebam è stato presentato nel corso del tradizionale evento che ha illustrato il consuntivo 2023 e le previsioni 2024. L’incontro coordinato dalla direttrice Cinzia Marincioni, si è aperto con l’intervento del presidente Riccardo Battisti che ha rimarcato il ruolo di Ebam in un momento congiunturale che vede le Marche «distanti circa 20 punti in termini di Pil per abitante dalle regioni del Centro-Nord e quella tendenza a giocare in difesa è confermata dagli scarsi investimenti registrati per agganciare la transizione digitale».

Le relazioni a cura di Giovanni Dini del Centro Studi Sistema Cna Marche sul tema “L’Artigianato con dipendenti delle Marche”, Riccardo Zallocco dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Marche che ha presentato una “Analisi strutturale dell’artigianato con dipendenti nelle Marche” e quindi Marco Amichetti di Ires-Cgil Marche sul tema “Ecologia e Digitalizzazione nell’artigianato locale: dinamiche e prospettive” analizzando un campione di 602 imprese, hanno rappresentato il cuore dell’evento e offerto spazi di riflessioni alla discussione successiva affrontata grazie agli interventi di Emanuele Frontoni, professore ordinario di Informatica a Unimc e Fabio Renzi, segretario generale Fondazione Symbola.

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Fabio Renzi, Fabio Lo Savio ed Emanuele Frontoni

Il professor Frontoni ha presentato alcune case history di successo, «aziende – ha detto – che hanno investito nel digitale ottenendo positivi e tangibili risultati nonostante poche aziende abbiano effettuato investimenti in questa direzione e, dato ancora più preoccupante, non siano intenzionate a predisporne nel prossimo futuro». «Resta però – ha aggiunto Fabio Renzi, segretario generale Fondazione Symbola – il dato del 35% di aziende che investono nel green, quindi non un’avanguardia ma una buona fetta e soprattutto il trend è in ascesa perché nel periodo pre-covid era di circa il 24%».

Le imprese artigiane registrate alla fine del 2023 nelle Marche sono 39.791; la maggior concentrazione è nella provincia di Ancona con il 25,3%, segue Pesaro e Urbino con il 24,8%, Macerata con il 22,9%, Fermo con il 14,3% e Ascoli con il restante 12,7%. Rispetto alla fine del 2022, le imprese artigiane registrate nelle Marche sono il 2,7% in meno, pari a 1.119 imprese (0,6% Italia). La diminuzione più intensa si registra a Pesaro e Urbino con 98 imprese in meno, segue Fermo con 65 imprese in meno e Ascoli con 56 imprese in meno (tasso al -1,05%); nelle province di Ancona e Macerata, al contrario, si evidenziano saldi positivi rispettivamente pari a 95 e 22 imprese artigiane in più. Bene le Costruzioni con il +12,2%, il Manifatturiero esteso con il +1,3% e i Servizi con il +0,2%. La dimensione media delle imprese aderenti ad Ebam è pari a 5,5 lavoratori per impresa. Per quanto riguarda i dati tendenziali, dalle nuove stime di contabilità regionale diffusi recentemente da Svimez (2023), nel 2024 il Pil delle Marche crescerà dello 0,4%, minore della media nazionale (+0,7%), valore che porta la nostra regione al 14’ posto in Italia.

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Daniele Boccetti e Cinzia Marincioni

Nelle conclusioni a cura di Daniele Boccetti ex vice presidente di Ebam, delegato dall’attuale vicepresidente Massimo Giacchetti, c’è stato un chiaro riferimento «ad una crescita degli occupati nelle Marche negli ultimi 12 mesi (IV trimestre 2022-III trimestre 2023) dell’1,0% rispetto ai 12 mesi precedenti inferiore alla media nazionale (+1,9%) che rimarca la scarsa tendenza ad investire in risorse umane».

Secondo gli ultimi dati di Unioncamere-Anpal, Sistema Informativo Excelsior, riferiti all’anno 2023 risultano difficili da reperire il 48,6% dei lavoratori (rispetto al 45,1% in media italiana), in aumento di 5,7 punti percentuali rispetto al 2022. Sotto l’aspetto finanziario i prestiti alle piccole imprese nelle Marche a settembre 2023 sono in diminuzione del 9,4% rispetto allo stesso periodo del 2022 (rispetto al -7,4% del totale imprese); la variazione tendenziale è superiore alla media nazionale (-7,6%) e colloca le Marche al terzultimo posto in Italia.

Dagli ultimi dati delle esportazioni, si registra per le Marche nei primi 9 mesi del 2023 una forte diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2022.

Nella dinamica tendenziale, i settori manifatturieri con quote di imprese in crescita maggiori di quelle in diminuzione, riguardano calzature e pelli, legno e mobile, lavorazioni metalliche e prodotti in metallo.

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Giovanni Dini

Tra le attività di servizio, la ristorazione presenta una netta prevalenza di casi di diminuzione (oltre la metà delle imprese) che prevalgono rispetto a quelli di crescita e di stabilità considerati nel loro assieme. Per i trasporti la condizione di gran lunga prevalente è quella della stabilità mentre per servizi alla persona, le riparazioni veicoli e soprattutto gli altri servizi i casi di miglioramento prevalgono su quelli di peggioramento.

Le previsioni sono come sempre alla cautela e orientate alla stabilità ma si prevedono saldi negativi tra casi di aumento e casi di diminuzione. Sono attesi saldi positivi solo per due di esse: legno mobile e servizi alla persona. Nelle previsioni prevale largamente l’orientamento alla stabilità dei livelli di attività e la situazione congiunturale non è attesa migliorare per i mercati più ampi di quelli locali. La cautela delle previsioni si riverbera nelle intenzioni di investimento che sono in calo per diffusione complessiva, previsti dal 13,4% delle imprese, diffuse in alcuni settori tra i quali legno-mobile (26,7), macchine e attrezzature (circa 26,3%), ristorazione (24,0%). La composizione degli investimenti è attesa concentrarsi ulteriormente su macchinari e attrezzature (57,1% delle previsioni di investimento).

evento-ebam-2-325x244Le imprese sono chiamate ad affrontare importanti sfide nei prossimi anni, dettati in particolare dall’esigenza di una transizione da un’economia di tipo lineare a un’economia di tipo circolare, la quale porta con sé nuovi approcci e nuovi modelli. In prima istanza sono stati analizzati gli investimenti che le imprese hanno effettuato negli ultimi 3 anni in materia di sostenibilità ambientale e il 73,6% non ha fatto nessun investimento. Sulla base tendenziale le aziende che assicurano investimenti di questo tipo sono solo il 4,5% prevede investimenti, il 69,3% non sa e il 26,2% non prevede alcun tipo di investimento.

Facendo riferimento agli investimenti, si evince in primo luogo che il 66,4% delle aziende ha dichiarato di non aver fatto investimenti in materia di digitalizzazione negli ultimi 3 anni con incidenza più alta si registra nel settore dei trasporti (79,4%), al quale segue lavorazioni metalliche e prodotti in metallo (74,6%), servizi alla persona (73,6%) e tessile e abbigliamento (73,5%). Osservando le motivazioni del mancato investimento spicca “non c’è interesse” (40,5%). Subito dopo vi è la scarsa disponibilità finanziaria (27,7%), alla quale segue l’incertezza sul ritorno degli investimenti (20,0%). Con l’aumentare della dimensione aziendale, cresce al contempo il grado di investimento in formazione. Negli ultimi tre anni ad aver investito abbastanza in formazione su competenze digitali e/o informatiche è il 9,6% delle aziende con 1-10 dipendenti, il 19,5% tra quelle con 11-20 dipendenti e il 33,3% di quelle con oltre 20 dipendenti.

 


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