di Maria Nerina Galiè
Una vera e propria carovana di pensionamenti tra i medici di famiglia ha attanagliato il Distretto Sanitario di Ascoli in questi anni. Tra il 2020 ed il 2023, sono stati 29 i professionisti che hanno appeso il camice, per raggiunti limiti di età: 70 anni.
E saranno ben 13 nel 2024.
In quattro, da gennaio ad oggi, 11 aprile, sono già fuori.
E sono: Lucia D’Amico, Giorgio Monterubbiano, Giuseppe Amadio, Cristiano De Marzi. In pensione anche il pediatra Francesco Pierantozzi.
Sempre all’inizio di quest’anno, c’è da registrare il recesso della dottoressa Amalia D’Orsi, con condotta a Folignano.
Forti carenze saranno rilevate nei prossimi due anni, con 9 pensionamenti previsti nel 2025 e 10 nel 2026. Poi la situazione si attenuerà (con tre o quattro l’anno, per scendere ad uno).
Un vero e proprio ricambio generazionale sul fronte dell’assistenza primaria che però deve fare i conti con la disponibilità dei professionisti.
La buona notizia sta nel fatto che diversi nuovi medici hanno scelto questo settore per specializzarsi. E proprio su di loro si sta contando, al momento, per colmare alcune carenza, seppure con incarichi temporanei (che possono diventare stabili una volta terminata la formazione) ed un massimale che non può superare gli 800 assistiti.
Due esodi a Folignano (la D’Amico e la D’Orsi), dove da agosto ha preso l’incarico temporaneo il dottor Luca De Santis.
Ad Offida, prima ancora del pensionamento del dottor Amadio, sono subentrati i medici Francesco Marchegiani, a tempo indeterminato, Valerio Benigni con incarico temporaneo.
A Maltignano, dove è andato in pensione il dottor Carlo Stramenga, sono arrivati, a tempo indeterminato Valerio De Marzi, ed il medico in formazione Marta Ameli.
Il dottor Cristiano De Marzi, aveva ad Ascoli un ambulatorio condiviso con dei colleghi. Il “rimpiazzo non è ancora stato designato, tuttavia in città, secondo gli addetti ai lavori, non dovrebbero esserci problemi a sopperire.
E’ stato più complicato, tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, garantire l’assistenza primaria nei Comuni dell’entroterra. Ma anche in quel caso, gli ambulatori sono stati coperti (leggi qui).
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