Spaccatura all’interno della Provincia di Ascoli: tre consiglieri Giovanni Borraccini (sindaco di Rotella), Luciana Barlocci (consigliere comunale di San Benedetto) e Daniele Tonelli (consigliere comunale di Folignano), hanno ufficializzato la costituzione di un nuovo gruppo consiliare denominato “Gruppo misto”.
In un documento, redatto a supporto della costituzione del gruppo consiliare, i Borraccini, Barlocci e Tonelli motivano la decisione con «le gravi disfunzioni registrate da questa Amministrazione provinciale ed in particolare del suo presidente che ricordiamo essere, con la riforma delle Province, l’unico organo esecutivo gestionale dell’ente».
Un gesto che parte da «un disagio politico profondo, palesato, ma mai affrontato dal presidente in termini politici.
Lo stesso presidente – dichiarano i tre esponenti dell’Amministrazione provinciale – si è gradualmente ma significativamente distaccato dai valori e dalle modalità di governo del centrosinistra. Questo modo di operare ha portato alla mancata soluzione di gravi problemi così come evidenziato nel documento che per chiarezza alleghiamo».
«La nostra scelta – sottolineano i tre consiglieri – non rappresenta una critica fine a se stessa ma la seria intenzione di risolvere i problemi del territorio. Per questo, a partire dal prossimo bilancio di previsione, produrremo emendamenti che cambieranno in maniera profonda l’assetto di un bilancio redatto in maniera burocratica, laddove invece occorre la visione politica in quanto unica strada per risolvere i problemi del Piceno».
Nel documento a corredo della costituzione del gruppo si legge: «Gli impegni assunti ad inizio legislatura dalla lista “Insieme per il Piceno” con candidato presidente Sergio Loggi, (sindaco di Monteprandone) sono stati completamente disattesi».
E spaziano dal piano rifiuti, alle scuole, alla viabilità – ricordando la questione degli 11 milioni per la “Mezzina” – a quella che definiscono «disattenzione nei confronti delle aree montane e più in generale di quelle interne», fino ad arrivare alle «deleghe, impossibili da esercitare per mancanza di direttive certe, chiare, trasparenti, se non ostative, in alcuni casi, da parte del presidente» ed alla «totale mancanza di rapporto con i comuni della nostra Provincia».
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