di Mauro Giustozzi (foto Falcioni)
Intensificare i controlli nei cantieri garantendo la celerità dei lavori nell’ottica della legalità combattendo il rischio di infiltrazioni malavitose e mafiose. Questo l’obiettivo dei tavoli che hanno visto riunirsi nelle prefetture di Ascoli e Macerata i rispettivi prefetti Sante Copponi e Isabella Fusiello, il senatore Guido Castelli, Commissario straordinario per la riparazione e la ricostruzione sisma 2016, il prefetto Paolo Canaparo, direttore della Struttura per la prevenzione antimafia del ministero dell’Interno, il generale Michele Carbone, direttore della Dia (Direzione investigativa antimafia), Stefano Delfini, direttore del Servizio analisi criminale della direzione centrale della polizia criminale, oltre ai vertici delle locali forze di Polizia.
È stata l’occasione per compiere una puntuale ricognizione dello stato degli accessi nei cantieri, per rafforzare l’attività di prevenzione anche attraverso una programmazione coordinata dell’attività ispettiva. Resta prioritario l’esame dei contenuti della Piattaforma informatica gestita dal Commissario Straordinario con le informazioni ritenute utili per monitorare l’avvio dei lavori e la regolare gestione dei cantieri, con particolare riguardo ai flussi di manodopera e alle condizioni di sicurezza dei lavoratori che vi operano.
«Gli accessi ispettivi nei cantieri devono essere intensificati questa è la nostra volontà – ha sottolineato il prefetto Paolo Canaparo – garantendo la celerità dei lavori nel rispetto della legalità. Contro le infiltrazioni mafiose ma anche tutelando la sicurezza dei lavoratori che operano nei cantieri. Questa è una priorità assoluta: incontri come questo odierno sono utili per fare squadra, per condividere iniziative da svolgere sui territori.
Qui è presente il più grande cantiere d’Europa e serve grandissima attenzione e collaborazione con tutti gli attori istituzionali, in primis col Commissario alla ricostruzione col quale stiamo avviando iniziative specifiche per condividere il patrimonio informativo il che ci consentirà di agire più velocemente in sede di controllo. In questo momento non ci sono allarmi di infiltrazioni mafiose nei territori, nulla di particolarmente rilevante, ma l’attenzione deve essere sempre alta».
«Assieme al prefetto Canaparo – ha detto il Commissario alla ricostruzione – è stato deciso di visitare tutte le prefetture del territorio inserite nel cratere sisma per avere un quadro complessivo di tutto quello che legge prevede per poter arginare ogni rischio, anche solo teorico, di infiltrazioni mafiosa e diffusione criminale.
È il momento di utilizzare tutti gli strumenti proprio perché la ricostruzione ha segnato un cambio di passo e questo è il momento in cui è necessario un grande flusso di imprese che possono giungere da ogni parte d’Italia.
Il meccanismo è rodato, funziona, lo vogliamo implementare e siamo qui con i professionisti della sicurezza pubblica per condividere tutto ciò che è necessario affinché ci sia un’ottima ricostruzione nel segno della sicurezza. Abbiamo messo in campo una piattaforma di raccolta di tutti i dati della ricostruzione privata, la condivideremo con la Dia, il ministero degli Interni e le forze dell’ordine e abbiamo fatto il punto sulle modalità attuative del badge e del settimanale di cantiere.
Sullo stato della ricostruzione nel 2023 si è registrato il record delle liquidazioni fatte per le imprese che lavorano nel cratere sismico per un miliardo e 300 milioni: quest’anno speriamo di accelerare ulteriormente superando le problematiche legate ai paesi più devastati dal sisma».
Il direttore della Direzione investigativa antimafia ha voluto portare a galla quella che è la situazione nelle aree della ricostruzione post sisma. «I controlli – ha detto il generale Michele Carbone – che riguardano la ricostruzione pubblica e privata sono stati al centro dell’incontro. Per quanto riguarda la Dia il nostro compito è quello di svolgere la funzione di prevenzione e antimafia.
Le Marche non sono diverse da altre zone d’Italia dove fondi pubblici vengono indirizzati per questo genere di interventi: mafie e criminalità organizzata di solito seguono la scia del denaro, quindi lo scopo di questo incontro è definire i controlli che devono essere attuati sia a monte che a valle della ricostruzione.
A monte per quanto riguarda le interdittive antimafia, e quindi impedire a ditte non solo locali ma che vengono dal resto d’Italia, di essere aggiudicatarie di appalti pubblici e poi effettuare controlli sui cantieri aperti.
Non solo come antimafia ma anche a tutela della sicurezza e del lavoro irregolare nei cantieri: man mano che saranno messi a disposizioni i fondi bisognerà accelerare i controlli senza tuttavia andare ad incidere sui tempi dei lavori che devono andare avanti rispetto alle procedure di prevenzione».
Infine Stefano Delfini, direttore del Servizio analisi criminale della direzione centrale della polizia criminale, ha ribadito come «sia importante la presenza della componente interforze, di cui faccio parte, proprio per essere di supporto alla struttura dei prefetti nell’attività di prevenzione antimafia affinché neppure un euro possa finire nelle mani della malavita organizzata.
Qui siamo in territori sicuri, dove non è radicata la presenza di una criminalità organizzata, ma proprio per questo l’attenzione deve essere massima e noi garantiamo con gli specialisti delle quattro forze dell’ordine la massima attenzione per prevenire qualsiasi possibile infiltrazione nel tessuto economico locale.
La mafia si è fatta impresa, ha dei professionisti preparati e riesce con i proventi delle attività criminali a riciclare avendo grande disponibilità di liquidità».
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